Novara - Sabato 24 novembre alle ore 17 l'Auditorium Fratelli Olivieri per la stagione dei Concerti del Cantelli 2018/2019 ospita il terzo evento questa volta dedicato a flauto e pianoforte. In programma: Musiche italiane del ‘900 e una première assoluta. Protagonisti: Gianni Biocotino - flauto e Gigliola Grassi - pianoforte; musiche di Pilati, Balliana, Casella e Rota.
Ben due i docenti del Cantelli coinvolti nel concerto in oggetto. E si tratta del solista, innanzitutto, Gianni Biocotino, flautista di lungo corso, dalla vasta esperienza, il cui palmarès annovera prestigiose collaborazioni internazionali, una intensa attività e quant’altro. Da tempo apprezzato coordinatore altresì dell’ormai ultra consolidato Festival fiati prodotto dal Conservatorio novarese. L’altra presenza di lusso, poi. è quella di Franco Balliana, compositore dai solidi studi e dalla lunga carriera, che per l’occasione ha composto un brano ad hoc: egli stesso, come d’uso in questi casi, sarà coinvolto nella presentazione del suo brano dall’allusivo titolo: ed ancor fresco d’inchiostro sicché il pubblico potrà a maggior ragione apprezzarne le peculiarità tecniche ed espressive.
Appuntamento dedicato per intero al flauto. Un programma orientato sul Novecento che include addirittura una prima esecuzione. In apertura una pagina di Mario Pilati dalla brevissima esistenza: fu artista raffinato di vasta cultura, acuto critico musicale e docente a Napoli e Palermo. Il brano in programma (Sonata per flauto del 1929) - un occhio all’universo francese - ammalia per eleganza e saldezza formale. Della pagina in prima esecuzione (Gi and Gi di Franco Balliana) non anticipiamo nulla, lasciando agli ascoltatori il piacere di decrittarne il linguaggio e le trouvailles: posto che oggi per un compositore è stimolante, prima ancora di iniziare a scrivere, ‘pre-disporre’ i materiali, ovvero ‘pre-scegliere’ l’idioma, sapendo che le opzioni possono essere infinite. Quindi ecco il grande Alfredo Casella (Barcarola e Scherzo op. 4), torinese di nascita, ma parigino di formazione, con Respighi, Pizzetti e Malipiero tra i massimi esponenti della cosiddetta Generazione dell’80. Seppe guardare a Stravinskij e al Neoclassicismo europeo, infondendovi però un quid squisitamente italiano. In chiusura la spumeggiante fantasia di Nino Rota: compositore ‘di razza’, non solo autore di indimenticabili colonne sonore (a dargli fama imperitura basterebbe lo spassoso Cappello di paglia di Firenze). Un fuoco di fila di invenzioni, lontano dallo sperimentalismo di certa avanguardia, cordialità e comunicativa da vendere: e dire che i 5 Pezzi facili in programma sono del 1972. What else?