Novara - “La lingua muribunda” rappresenta la più importante ricerca sui cosiddetti beni immateriali in atto nel Novarese: tradizioni, credenze, dialetti rappresentano un patrimonio che, con la scomparsa delle generazioni più anziane, è destinato a dissolversi, come se non fosse mai esistito. Per questo si è sentita l'esigenza di fissare sulla carta il materiale raccolto nel corso degli anni con un appassionante lavoro socio-antropologico, in modo che possa servire anche per futuri approfondimenti e correzioni, sempre auspicabili. Si è cominciato quattro anni fa con “Geografia dell'immaginario”, in cui sono stati raccolti i risultati relativi alle tradizioni ed ai pregiudizi di un tempo, con un'importante sezione dedicata alle “lingue ancestrali” - la vera madre lingua - del nostro territorio. A questo primo volume ha fatto seguito “Santi e reliquie”, nel quale si è trattato il tema della devozione e religiosità popolare. L'anno scorso è stata la volta delle favole, fiabe e leggende, raccolte in “Cüntùli dal favlé”. Il prossimo 19 dicembre, all'Auditorium della Banca Popolare di Novara - che sin dall'inizio ha voluto concederci questo privilegio - verrà presentata alle 18 la quarta parte della ricerca, dedicata alla condizione femminile nel Novarese nell'arco temporale 1850-1950. È evidente che un impegno di tale portata sarebbe incompleto – quando non addirittura vano - senza un'adeguata diffusione, che non deve coinvolgere solo gli addetti ai lavori ma raggiungere il pubblico più vasto e, meglio ancora, quello giovanile, con il tante volte auspicato passaggio generazionale.
Molti sono i Comuni, gli Enti e le Associazioni che in questi anni hanno voluto ospitare incontri di presentazione della nostra ricerca; molti altri non sono stati coinvolti per diversi motivi ma mai per cattiva volontà. Ed è soprattutto a questi che intendiamo rivolgerci – senza, ovviamente, trascurare gli “amici storici” - grazie anche al supporto dell'Amministrazione provinciale, con la quale intendiamo collaborare per rimediare a questa evidente mancanza.
Silvano Crepaldi