Novara - Autore e cantante novarese impegnato in vari live con i suoi gruppi: gli U2BE (tributo U2) e i The Pagave ex AnaPardi, Andrea Pardi è premuroso, anche mentre discute di argomenti difficili. Ciò che traspare più di ogni altra cosa è la sua ambizione, che brucia più intensamente che mai. Grande artista che rimane affamato per nuovi approcci alla scrittura di canzoni, per trovare il loro posto nell'era dello streaming e per un nuovo tour pianificato, Pardi rimane un ottimista e uno dei promotori del rock, pieno di arguzia, franchezza e poesia.
Cosa vi ha fatto incontrare ragazzi con gli altri della tua band? "Con gli AnaPardi è stato un colpo di fulmine a ciel sereno; era la storica band new wave Anatema, da lì il nome AnaPardi, col passare dei successi live si è deciso poi di cambiare nome in The Pagave, lascio a voi i commenti… (ride). Abbiamo iniziato con un incontro per pianificare il nostro re-brand. Quando l'abbiamo fatto, ho escogitato un piano che chiamo 'creare la squadra'. Avevamo bisogno di fare pratica con i nostri strumenti, le nostre voci e lavorare sulla nostra scrittura, quindi tornare agli spettacoli e alle registrazioni. Abbiamo fissato obiettivi e aspettative realistici e la maggior parte di essi è stata raggiunta!"
Come gestisci il processo di creazione della musica? "Le canzoni nascono sempre da una melodia che solitamente nasce nella mia testa, poi una volta elaborata la stesura prendo spunto per il testo da emozioni che provo o che ho provato in passato".
Com'è stato passare attraverso un intero re-branding e cambio di nome? In che modo tutto ciò ha influito su questo gruppo e sul tuo stile musicale? "Inizialmente mi sentivo come se la mia visione fosse messa in discussione in un certo senso, ma dopo molte discussioni, tutto aveva un senso per me, sapevo che il rebranding era la mossa giusta per noi. La parte più difficile durante questo processo è la realtà che abbiamo dovuto ricominciare. Lo stile della musica è sempre stato rock alternativo, ma invece di scrivere seguendo le nostre influenze, facciamo del nostro meglio per tirare fuori tutto dal cuore. Si tratta di essere noi stessi autentici. La musica è maturata, con una tonnellata di tenacia e pazienza, siamo ancora qui!"
Come scopri nuova musica? "Se intenti cosa ascolto di nuovo, ho amici che fortunatamente esplorano molto e mi mandano cose interessanti da scoprire; ho evocato le mie esperienze, e ho preso tutto questo con gli strumentali pesanti che avevamo e l'ho mescolato insieme per nuove canzoni".
E come si sente il resto della band a riguardo? "Al momento siamo impegnati alla ricerca di nuovi suoni e ritmiche. Cerchiamo sempre di consolidare la forma della canzone e la strumentazione prima di iniziare con i testi, quindi tracciamo i nostri brani strumentali".
Come fai a rimanere umile nella tua posizione, specialmente in un'epoca di auto-promozione esagerata? "Sono nato e cresciuto nel periodo in cui per fare le cose dovevi sporcarti le mani. Ricordo le prime canzoni che ho scritto all’età di 15 anni con la chitarra della quale conoscevo tre accordi messi in croce ed il primo gruppo, i Lumen Christi, coi quali ai concerti suonavamo le mie canzoni e gli U2. Tra le canzoni più famose: Sogni di Guerre, Nel Vuoto Senza Niente, e Ci Sei Di Più (C6D+), quest’ultima poi pubblicata nell’omonimo 45 giri con il brano “Il Fiore Cattivo”. Da lì in poi moltissime collaborazioni con altri artisti e moltissime canzoni nuovi. Posso sicuramente dire di essere cresciuto e cambiato in meglio il giorno in cui ho incontrato il resto del gruppo, e posso dire che la nostra passione per la nostra musica e il nostro amore per quello che facciamo sono rimasti gli stessi".
Cosa dici alle persone scoraggiate da questo momento? C'è speranza? "La speranza non muore mai, anche se a volte sembriamo scoraggiati. Fortunatamente il futuro è sempre una sorpresa…"
Attualmente stiamo vivendo un momento molto difficile e politicamente carico, quindi sono curiosa di sapere come questa band vi dia ancora gioia nella vita, oggi? "Come ogni arte, la musica è ciò per cui viviamo e ci fa andare avanti. La nostra è lo specchio di quello che abbiamo nell’anima e le vibrazioni che vogliamo trasmettere, sono le emozioni che proviamo in prima persona".
Quali sono i tuoi pensieri? ”Mi auguro che la gente dia più fiducia agli scienziati che ai leoni da tastiera".
Quando hai fatto il tuo ultimo tributo e come ti stai preparando a tornare per un altro tour? "Da quello che si dice in giro sembra che io sia stato il primo tributo agli U2, stiamo parlando del 1985, dove in Italia non erano ancora conosciuti. Nel 1998 poi sono nati i TRIB-U, che hanno solcato tutti i palchi di serie A in Italia e qualche parte in Europa. Dopo qualche anno poi è nato U2BE, un gioco di parole con la piattaforma streaming più famosa. Dovremmo tornare sui palchi il prossimo inverno, restrizioni permettendo".
Qualche ultima parola di saggezza? "Carpe Diem. Trote Idem".
F. Riga