Novara - “Prego ogni sera per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Chiedo che si convertano, perché possa finalmente abbracciarli come fratelli ritrovati”. È il desiderio che Carlo Castagna confida al pubblico riunito nel Duomo di Novara, il 15 febbraio, per l’incontro inaugurale di Passio 2012, intitolato “Abbà, Padre di misericordia”, di cui è protagonista insieme con Margherita Coletta, Raffaele Mansi e mons. Franco Giulio Brambilla, intervistati dalla giornalista Lucia Bellaspiga. Ricorda, Castagna, la terribile notte del 2006 in cui trovò riversi al suolo, nel suo appartamento di Erba, moglie, figlia e nipote, uccisi dalla furia omicida dei due vicini di casa: “Il mio cuore non si impietrì. Ma al contrario pulsava, chiedendo a Dio la grazia, che arrivò. Quell’ondata di misericordia, che fu indispensabile per non compiere azioni di cui avrei poi dovuto pentirmi”. Così! Castagna perdona, con un perdono che allora risultò a molti quasi incomprensibile, addirittura scandaloso. “Ma un cristiano non può non perdonare: come avrei fatto, se no, a pregare ancora Dio, chiamandolo Padre?”. E di perdono è intessuta anche la storia di Margherita Coletta, che nel 2003 perde il marito carabiniere nella strage di Nasiriyah. Una vita di coppia, la loro, segnata dalla perdita del figlio primogenito, fulminato a sei anni dalla leucemia, che spinge il marito Giuseppe ad aiutare i bambini che incontra nelle sue missioni militari, fino al quel tragico giorno. Alla notizia della morte, Margherita, è oppressa dal dolore ma pensa: “Gesù è amore, non può volere il mio male”. Così decide di inviare subito all’ospedale di Nasiriyah alcune incubatrici per salvare la vita ai nati prematuri, “perché la morte la si vince solo con la vita”. &! Egrave; il primo passo di un percorso che la porta a fondare, due anni dopo, l’associazione “Giuseppe e Margherita Coletta. Bussate e vi sarà aperto”, che opera a favore dei poveri a livello nazionale e internazionale. Un impegno quotidiano per gli ultimi che trova eco nella storia di Raffaele Mansi. Nel settembre del 2010 la figlia Francesca è risucchiata nel gorgo fangoso dell’alluvione del torrente Dragone, ad Atrani, sulla costiera amalfitana, tragedia annunciata causata dall’incuria umana. Raffaele è scosso dal dolore, ma non si rassegna, perché“la disperazione non fa parte della vita del cristiano. Disperazione genera disperazione, è la negazione della speranza”. E scopre che il suo dolore, accolto nella fede, lo rende capace di consolare gli altri e di farsi vicino a chi è nella solitudine e nell’abbandono. “Talvolta – commenta mons. Brambilla – ci chiediamo: se non fossimo cristiani, cosa cambierebbe nella nostra vita? E siamo incerti nel rispondere. Ma stasera abbiamo ascoltato tre racconti “pesanti di vita”, che ci danno la sostanza della vita risorta. È significativo che possa ascoltarli nel secondo incontro pubblico cui partecipo in questa Cattedrale, dopo il mio ingresso in Diocesi. Forse questa sera sono diventato veramente con voi vescovo di Novara”.
Al termine dell’incontro il prefetto di Novara, Giuseppe Adolfo Amelio, ha consegnato a don Silvio Barbaglia - presidente del Comitato per il Progetto Passio - la medaglia di rappresentanza conferita a Passio 2012 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nell’ambito del Progetto, il convegno del 10 marzo “Primo Quaresimale dell’Economia e della Finanza” si può inoltre fregiare dell’adesione del Presidente della Repubblica.