Novara - Primo appuntamento “d’Estate” per il Teatro Coccia di Novara. Venerdì 22 e sabato 23 luglio alle 21 nel Cortile del Castello Visconteo Sforzesco di Novara in scena Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Nel periodo estivo il palcoscenico passa nelle mani dei giovani allievi dell’Accademia AMO affinché possano arricchire l’esperienza formativa maturata nel corso dell’anno accademico vivendo il teatro musicale da protagonisti. Concludono la prima parte del loro percorso formativo impegnandosi nella produzione cantanti, maestri collaboratori, registi, macchinisti, sarte. Il cast di giovani artisti è infatti quasi tutto formato da Allievi del Corso di Canto dell’Accademia AMO, selezionati tramite audizione: nel ruolo di Ernesto Yuxiang Liu, Dottor Malatesta Ranyi Jiang, Norina è Minji Kim/Yesol Park , un Notaro è Semen Basalaev; unico interprete non scelto tra gli allievi dell’Accademia è colui che veste i panni del protagonista Don Pasquale, interpretato da Michele Govi. Ogni progetto che coinvolge giovani interpreti è sempre supportato e seguito da solidi professionisti allo scopo di arricchirne la formazione, ma anche di assicurare quella qualità artistica degli spettacoli che il Teatro Coccia garantisce ad ogni alzata di sipario. Gli allievi sono seguiti dai docenti Paoletta Marrocu, Giovanni Botta (in collaborazione con Conservatorio Cantelli-RossiniLab) e Margherita Colombo.
Fondamentale il ruolo del Coro nella produzione: 22 giovani voci selezionate tra Accademia AMO e Conservatorio Cantelli, dirette dalla guida di Yirui Weng iIn collaborazione con il Dipartimento di Canto del Conservatorio G. Cantelli.
Anche la regia è affidata a un giovane e brillante studente AMO che sta mettendo a frutto sempre più soventemente sul campo la sua esperienza formativa, Salvatore Sito. Studente del corso tenuto dalla docente Deda Cristina Colonna. I costumi sono ideati da Silvia Lumes, le luci firmate da Ivan Pastrovicchio. La produzione di Don Pasquale consente di solidificare e rinsaldare un rapporto importante neonato con l’Associazione Culturale Euritmus di Rovereto, nata nel 2006 con l’intento di promuovere eventi culturali e didattici legati principalmente all’ambito della musica classica, ma anche aperti ad ogni forma di commistione ed espressione con altri generi artistici.
Il Don Pasquale è coprodotto con l’Associazione Euritmus ed in autunno approderà sul palcoscenico del Teatro Zandonai di Rovereto.
Coinvolta dunque nella produzione l’Orchestra Sinfonica delle Alpi guidata da Roberto Gianola bacchetta nota al panorama nazionale ed internazionale, considerato uno dei più giovani ed interessanti direttori della nuova generazione, attualmente direttore stabile presso il Teatro dell’Opera di Istanbul.
Roberto Gianola: "Don Pasquale venne rappresentato con grande successo a Parigi il 3 gennaio 1843 e la storia narra che fu scritto in soli 11 giorni anche se è più probabile che in quel lasso di tempo furono scritte le linee vocali, passando molto più tempo sull'orchestrazione. Donizetti poté godere in vita di grande successi, soprattutto grazie alle straordinarie doti compositive e ad una vena romantica difficilmente eguagliabile. Don Pasquale è sicuramente un'opera della maturità dell’autore, e una di quelle che, a quel tempo, furono accolte con maggior calore di pubblico. Sicuramente si tratta di un'opera buffa ma con alcuni risvolti amari, una riflessione lucida sulla vecchiaia e sul contrasto generazionale con il desiderio di ringiovanire e di sposare una donna giovane con la quale avere molti figli. In poche parole, un’opera attuale. Dal punto di vista musicale sappiamo che, dopo Lucrezia Borgia del 1833, Donizetti ottenne, non senza qualche difficoltà, una nuova disposizione dell'orchestra, quella a cui si ricorre ancor oggi con gli archi disposti a semicerchio davanti al podio. E fu una novità in quanto precedentemente gli archi stavano da un lato, mentre la restante parte dell’orchestra dall'altro. La Sinfonia che apre l'opera presenta inizialmente un solo di violoncello, la cui melodia verrà ripresa nel Terzo Atto con la “Serenata” di Ernesto per poi passare sul frizzante motivo della cavatina di Norina. Una Sinfonia geniale che è il simbolo e il leit motiv di tutta l'opera, che rappresenta una completa maturità del compositore e che fanno di lui uno dei maggiori operisti italiani del primo Ottocento e sicuramente il maggior precursore di Verdi. Se Donizetti era molto influenzato da Rossini, sicuramente troviamo nelle prime opere di Verdi una forte influenza donizettiana. Anche il secondo atto si apre con un preludio musicale e precisamente con un solo della Tromba (curiosamente vi voglio svelare che sono diplomato in Tromba e quindi tengo a sottolinearvi questo momento musicale e il suo significato) In questo Preludio infatti, la Tromba introduce lo sconforto di Ernesto e la melodia così bella ma triste, cancella immediatamente la gioia del Finale del Primo Atto. In questo Preludio, la Tromba dimostra di essere uno strumento nobile e che può affrontare con grazia parti cantabili e di grande effetto. Il perché Donizetti abbia affidato alla Tromba uno spazio così importante non lo sappiamo ma sappiamo anche che la sua scrittura è sempre molto solistica soprattutto per gli strumenti a fiato. L'Atto Terzo invece si apre con un Coro di Introduzione ed è la prima volta che vediamo il Coro durante quest'opera. Anche qui Donizetti si dimostra moderno e innovativo anche perché la consuetudine, ai suoi tempi, era quella di mettere sempre il Coro dopo la Sinfonia o Ouverture per introdurre il pubblico nell'ambiente dell'Opera. Bellissimo anche il successivo Coro dove troviamo un tempo di Valzer (“Quel nipotino”) che era nato 20 anni prima a Vienna e che nel Don Pasquale, Donizetti lo esalta in moltissimi momenti dell'opera e nel Rondò Finale. Una curiosità infine è il fatto che questa è la prima opera buffa dove tutti i recitativi sono accompagnati sempre e solo dall'orchestra. Insomma Donizetti è stato un genio innovatore e la sua scrittura va considerata come il culmine della musica italiana nel suo momento di passaggio dal romanticismo del secondo Rossini al romanticismo appassionato che recherà i segni di Verdi. Quest'opera contiene alcune tra le pagine più belle del repertorio lirico di ogni tempo e rimane una delle più rappresentate nei teatri di tutto il mondo".
Salvatore Sito "Considero Don Pasquale un’opera straordinaria. Ammiro, tra le altre cose, l’eleganza con cui sono mescolate sia in libretto che in partitura l’ironia tipica della commedia italiana ed una struggente malinconia. La dicitura “dramma buffo”, si può dire, ben sintetizza questo caratteristico aspetto. I personaggi sono tracciati vividamente, ed esprimono in modo diretto le proprie passioni. Quest’analisi mi ha fornito suggestioni “romantiche”, tipicamente ottocentesche. Malinconia, in effetti, è il titolo di un meraviglioso quadro di Francesco Hayez, uno dei più grandi esponenti del romanticismo italiano in ambito pittorico, al quale ho deciso di ispirare il mio allestimento. Il cuore della tela (realizzata quasi in contemporanea alla composizione di Don Pasquale) è il personaggio. Una giovane fanciulla manifesta uno stato d’animo turbato. Ha gli occhi gonfi, le mani giunte, uno sguardo penetrante e malinconico. Ad esaltare la sua figura la scelta di uno spazio vuoto alle sue spalle un semplice muro bianco. Allo stesso modo, al fine di sottolineare il carattere romantico dell’opera, ho pensato di ambientare Don Pasquale in uno spazio neutro, nudo, isolando la vicenda umana al centro della scena. Lo sviluppo diretto e immediato della trama deve dunque essere accompagnato da un lavoro di profonda analisi emotiva dei personaggi, al fine di restituire allo spettatore ciò che la partitura suggerisce. La tela di Hayez, inoltre, suggerisce un ulteriore spunto che la mia regia vuole sottolineare. In primo piano, sulla sinistra, vediamo uno splendido vaso di fiori composto in modo particolare: osservandolo da sinistra a destra e dall’altro verso il basso, si vedono dapprima fiori nuovi, freschi, ricchi di colore e di vita. Man mano che lo sguardo si sposta verso destra e verso il basso, però, i fiori appassiscono fino a cadere e morire sul freddo marmo in primo piano che sorregge il vaso. Quest’immagine fortemente simbolica appare perfetta per descrivere i personaggi di Don Pasquale. Il vaso come metafora della vita, contiene allo stesso tempo uomini giovani e vecchi, personaggi pieni di vita ed altri avviati sul viale del tramonto. Questo forte contrasto è molto evidente sia dal punto di vista scenico che musicale. Don Pasquale, infatti, pare appassire man mano che l’opera si sviluppa, scontrandosi con una generazione che corre ad una diversa velocità, che si esprime in un altro modo, che non sarà mai in grado di conquistare. È proprio come se vedessimo quel fiore appassito staccarsi e cadere sul marmo quando Norina in preda all’ira rifila al suo anziano marito un doloroso schiaffo. Quella pesante umiliazione, accompagnata in maniera straordinaria dall’orchestra, è come se “spaccasse” il personaggio che da quel momento si rende conto della propria caducità. Lo stesso lieto fine, infatti, contempla un fondo di amarezza che ci spinge a provare compassione nei confronti di quest’uomo costretto ad arrendersi allo svanire di tutti i propri sogni e delle proprie aspirazioni. Se Malinconia ha ispirato la scena, infine, è necessario che nei costumi sia presente la Commedia. Al fine di realizzare la stessa ideale commistione presente nell’opera, infatti, ho pensato in sintonia con la costumista Silvia Lumes di ispirare dal punto di vista visivo i personaggi dell’opera alle maschere della commedia dell’arte da cui sono derivati. Don Pasquale sarà dunque nel costume ispirato a Pantalone, Norina a Colombina, Malatesta a Scapino, Ernesto a Pierrot, lavorando di contrasto con l’utilizzo dei colori primari sulla scena neutra".
Silvia Lumes: "I costumi sono nati come una rielaborazione delle tradizionali maschere della commedia dell’arte in quanto ogni personaggio dell’opera racchiude le principali caratteristiche di alcune di esse. Le linee rievocano gli anni intorno al 1830, contaminate per rimanere in sintonia con le suggestioni romantiche della regia. I colori primari, invece, creano un gioco di contrasti e fantasie divertenti all’interno di una scenografia totalmente bianca. Prendendo ispirazione dai lavori di De Chirico e Luzzati sono stati pensati tessuti prevalentemente opachi decorati con pittura. L’intenzione è quella di dare carattere ad ogni personaggio attraverso materiali e decorazioni apparentemente poveri, ma che arricchiscono il lavoro in maniera studiata e consapevole. Le comparse sono state pensate riprendendo il bianco tinta unita della scena, come fossero parte dello spazio emotivo del protagonista che prende vita".
I biglietti sono in vendita, al costo di 25,00 euro Intero, 10,00 Ridotto dai 12 ai 26 anni, omaggio sotto i 12 anni, sul sito www.fondazioneteatrococcia.it e presso la biglietteria del Teatro. È possibile acquistare anche il pacchetto Coccia d’Estate (che comprende Don Pasquale e I Nuovi Corti) con uno sconto del 20%. La Stagione 2022 è realizzata con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Città di Novara, Fondazione Banca Popolare di Novara, Fondazione DeAgostini, Fondazione Cariplo, Fondazione CRT, Fondazione Compagnia di San Paolo, Piemonte dal Vivo, Mirato. In collaborazione con Agis - Associazione Generale Italiana Spettacolo, Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Confcommercio Piemonte, Atl - Agenzia di Accoglienza e Promozione Turistica Locale Provincia di Novara, Rest-Art, Novara Football Club, Novara Dance Experience, e la partnership di Università del Piemonte Orientale UPO, STM- Scuola del Teatro Musicale, Bösendorfer.