Novara - Primo appuntamento per il cartellone Concerti nella Stagione 2023 del Teatro Coccia di Novara. Mercoledì 22 Marzo alle 20.30 Omaggio al grande cinema. Viaggio nel mondo della colonna sonora con protagonisti Marco Pierobon (tromba), Francesco Gibellini (tromba), Nilo Caracristi (corno), Gianluca Scipioni (trombone), Stefano Ammannati (tuba), meglio conosciuti come Gomalan Brass Quintet e Graziano Colella alle percussioni. Un vero viaggio tra le musiche da film di John Williams, John Kander, Louis Prima, con la drammaturgia di Emanuela Ersilia Abbadessa e Paolo Cubadda quest’ultimo anche realizzatore e regista.
Descrive così l’appuntamento Emanuela Ersilia Abbadessa “Lo spettacolo nasce dall’idea di sovrapporre una narrazione visiva al programma del Gomalan Brass Quintet, incentrato su alcune delle più note colonne sonore del cinema statunitense. Non volendo percorrere didascalicamente la via più ovvia rappresentata dalla possibilità di rifarsi a situazioni cinematografiche, immagini e luoghi evocati dalle musiche proposte in concerto. Paolo Cubadda, sulla traccia narrativa nata dalla nostra sinergia ha realizzato una serie di disegni che hanno lo scopo di portare il pubblico altrove”.
“Una sfida tecnica – si unisce Cubadda - da far tremare i polsi a qualsiasi disegnatore. Un evento dal forte impatto narrativo. Durante la performance dei Gomalan Brass Quintet, saranno infatti retroproiettate su uno schermo di dodici metri per sette delle sequenze mozzafiato composte dai tipici abbozzi cinematografici realizzati dall'artista per progettare i film; ovvero micro-disegno (storyboard)!”.
“In questo modo – prosegue Abbadessa - lo spettacolo, attraverso un processo di straniamento, unisce l’archetipo del viaggio dell’eroe a una sorta di microstoria del cinema e alla sua mitologia moderna”.
Per ciò che riguarda il programma e il percorso musicale e visivo, qui la descrizione, sempre a firma di Emanuela Ersilia Abbadessa.
Considerando il successo popolare di cui godeva la musica John Williams, nel 1984, il Comitato Olimpico di Los Angeles decise sostituire la fanfara di Bugler’s Dream di Leo Arnaud (1904-1991) – divenuta ormai sinonimo delle stesse Olimpiadi – e affidare proprio a Williams la composizione di un nuovo brano da utilizzare durante i Giochi della XXIII Olimpiade che si sarebbero svolti in quella città tra il 28 luglio e il 12 agosto. Nacque così Olympic Fanfare sulle cui note inizia il breve viaggio nella storia del cinema di questa sera.
A condurre lo spettatore tra le suggestioni e le pellicole che hanno fatto del cinema la “settima arte”, è il volto iconico del regista Georges Méliès, considerato il secondo padre del cinema e autore, tra l’altro, del primo film di fantascienza, Le voyage dans la Lune del 1902. Méliès, per Cubadda e Abbadessa, veste in questo caso i panni di un eroe visionario che comincia a immaginare la possibilità di rappresentare il mondo in movimento. Dal suo appartamento, circondato da macchine futuristiche, l’eroe scruta l’orizzonte cercando una chiave che consenta al mondo di rileggere la vita attraverso le immagini.
Nel suo sogno e grazie a una sorta di orologio del tempo, sulle note di Chicago, scritte da Kander nel 2002, per il film di Bill Condon basato sull’omonimo musical e interpretato da Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones e Richard Gere, l’eroe viene catapultato a Parigi. È il 28 dicembre 1895 e, perdendosi nelle strade della Ville Lumière, si imbatte in un bambino che insegue un cerchio, in coppie eleganti che sorseggiano assenzio e locali pieni di gente ben vestita. Giunge dunque davanti al Grand Café di boulevard des Capucines dove una fila di persone attende di entrare al Salon Indien per assistere alla proiezione della prima pellicola cinematografica dei fratelli Lumière. La visione di un treno in corsa riprodotta sullo schermo sconvolge il pubblico che fugge dal locale lasciando solo l’eroe. Rimasto lì, l’uomo osserva le pellicole e ne viene inghiottito, ritrovandosi al cospetto dei fotogrammi più significativi del cinema muto e del primo cinema sonoro: per prima gli appare proprio l’immagine della grossa luna del suo Voyage, con la navicella spaziale conficcatasi al centro del suo occhio. Poi, a seguire: la locandina di Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone – le cui musiche furono composte tra gli altri da Ildebrando Pizzetti e la cui riproduzione del set è possibile vedere oggi al Museo Nazionale del Cinema di Torino –; Charlot insieme al monello; la carrozzina con il bambino che scende incontrollata lungo le scale nella drammatica scena de La Corazzata Potëmkin (1925) di Sergej M. Ejzenštejn; il bacio di Rodolfo Valentino in Sangue e arena (1922) di Fred Niblo; Clara Calamai nella prima scena di nudo della storia del cinema, in La cena delle beffe (1942) di Alessandro Blasetti; la donna robot di Metropolis (1927) di Fritz Lang; un fotogramma di Il gabinetto del dottor Caligari (1920) di Robert Weine; Louise Brooks in Il vaso di Pandora (1929) di Pabst; Harold Lloyd in Safety Last! (1923), di Fred C. Newmwyer e Sam Taylor, uscito in Italia col titolo Preferisco l’ascensore! Dopo il susseguirsi di visioni, l’eroe, come una sorta di Buster Keaton, si ritrova imbrigliato tra le pellicole e, accompagnato da Sing sing sing di Louis Prima, si sposta ancora nel tempo e nello spazio.
Sing Sing Sing (1936) è considerato uno dei pezzi più rappresentativi dello swing destinato alle big band. Registrato da Louis Prima con la New Orleans Gang e pubblicato nel 1936 da Brunswick Record, originariamente si intitolava Sing, Bing, Sing e il riferimento era a Bing Crosby. Il titolo fu mutato per consentirgli una collocazione più ampia e non legata a un singolo artista.
Il viaggio ha così portato l’eroe a Hollywood, mecca del cinema, dove, sul tema de I predatori dell’arca perduta (Steven Spielberg, 1981), si ritrova palleggiato da un’avventura all’altra: appeso alle liane di Tarzan, a volare su un ponte tibetano, in Egitto su una piramide, coinvolto in un duello, su una diligenza inseguita dai pellerossa, nel boudoir di Cleopatra dove l’eroe coglie i frutti offerti dalla regina e viene sbalzato sul set del film King Kong (John Guillermin, 1976, remake dell’omonima pellicola del 1933 di Ernest B. Schoedsack). Lì, interrompendo le riprese, provoca l’ira del regista e viene trasportato a Cinecittà da dove fugge a bordo di una Vespa guidata da una comparsa in abiti da legionario.
Sulle note del tema di Star Wars (George Lucas, 1977), si ritrova a Los Angeles durante la serata di gala degli Oscar. È qui che, tra lusso sfrenato, star e produttori, circondato dal fanatismo del pubblico, l’eroe pensa che il cinema stia tradendo la sua missione, confondendo il personaggio (simboleggiato dalla maschera) con la persona e il profitto con l’arte. Per scappare da tutto questo, agguanta una pellicola e ripercorre con la mente le scene del cinema neorealista che hanno invece messo al centro l’uomo: dalla morte di Pina/Anna Magnani in Roma città aperta (Roberto Rossellini, 1945) a Ladri di biciclette (Vittorio De Sica, 1948), fino al fiducioso volo in groppa alla scopa di Miracolo a Milano (Vittorio De Sica, 1951), la cui immagina si sovrappone al volo in bicicletta di Elliot e l’extraterrestre E.T. nel celebre film di Spielberg del 1982. Con un ultimo omaggio alla fantasia e all’inventiva, la tappa si conclude con un fotogramma tratto da La strada (1954) di Federico Fellini: qui l’eroe sonnecchia nei panni di Zampanò, mentre Gelsomina (Giulietta Masina), veglia su di lui.
Come le musiche di Schindler ’s List (Spielberg, 1993) suggeriscono, questo momento è quello in cui l’eroe si ferma a riflettere a cosa abbia portato il cinema. Si sente smarrito e ha perso le coordinate del suo girovagare. Così, tutto gli appare diverso e le immagini che rievoca, sono drammatiche e si confondono con quelle della Nouvelle Vague. Egli si trova idealmente in una sorta di aldilà dove, inaspettatamente, gli appare il volto bellissimo e struccato di Marylin Monroe, restituita alla sua individualità come Norma Jeane Baker.
Sul viso dell’eroe si apre così la speranza rappresentata da due icastici fotogrammi tratti da À bout de souffle (Jean-Luc Godard, 1960) e Jules e Jim (François Truffaut, 1962).
Le note di Swings, tratte dalla sfortunata pellicola 1941 Allarme a Hollywood (Spielberg, 1979) con John Belushi e Dan Ayckroyd (che l’anno successivo avrebbero trionfato nel cult movie The Blues Brothers di John Landis), del film colgono l’aspetto di divertissement che Williams mantenne in tutta la sua spumeggiante partitura, privilegiando un sinfonismo pieno e in grado di rievocare gli antichi fasti delle colonne sonore nate tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta negli Studios.
L’eroe ha navigato quindi fin verso la modernità che si squaderna davanti a lui come una speranza di futuro migliore sul pot-pourri musicale proposto dal Gomalan Brass Quintet e arrangiato da Marco Pierobon, che, a partire da celeberrimo tema del poema sinfonico di Richard Strauss Also sprach Zarathustra, op. 30 (1896), utilizzato da Stanley Kubrick in 2001: Odissea nello spazio (1968), mette insieme le più note colonne sonore del cinema di fantascienza.
Biglietti online e presso la biglietteria del Teatro dai 15,00 ai 30,00 euro.
Il Gomalan Brass Quintet è un gruppo d’ottoni eclettico ed estremamente dinamico, nato nel 1999 e costituito da cinque raffinati musicisti: Marco Pierobon (tromba), Francesco Gibellini (tromba), Nilo Caracristi (corno), Gianluca Scipioni (trombone), Stefano Ammannati (tuba). Grazie all’avvincente sinergia tra abilità esecutiva e coinvolgimento teatrale, cifra distintiva del quintetto, il Gomalan Brass si destreggia con disinvoltura all’interno di un repertorio vastissimo, che spazia dal rinascimento al melodramma e alla musica contemporanea, senza disdegnare incursioni nel repertorio della musica leggera. Lo spettacolo proposto e continuamente rinnovato, la riconosciuta qualità musicale e la particolare verve istrionica dei componenti del quintetto, da più di vent’anni conquistano pubblico e critica di tutto il mondo.
Ad appena due anni dalla fondazione, nel novembre 2001, il gruppo si aggiudica il primo premio al Concorso Internazionale “Città di Passau” (Germania), uno dei più prestigiosi riconoscimenti a livello mondiale nel campo della musica per ottoni, guadagnandosi la stima del panorama musicale internazionale.
Regolarmente presente nelle più importanti sale da concerto e festival italiani, il Gomalan Brass si è esibito anche in Nord e Sud America, Europa e Asia.
Il quintetto ha all’attivo cinque lavori discografici e due DvD, pubblicati da Summit Records e Naxos. “Moviebrass”, terzo progetto discografico, è stato fra i più scaricati dal sito classicsonline.com.
“E’ un grande gruppo: virtuosismo e musicalità fuori dal comune” (Zubin Metha)
EMANUELA ERISILIA ABBADESSA (Catania, 1964) ha studiato pianoforte e canto lirico. Ha insegnato Storia della Musica e Comunicazione Musicale alla facoltà di Lingue dell’Università di Catania. Lavora da oltre un trentennio nel campo della produzione di spettacoli musicali. Si è occupata della musica del Ventennio (Torino, 2005) e di rapporti tra musica e letteratura con studi su Brancati (Catania, 1997) e Bufalino (Ragusa, 2002). Ha al suo attivo oltre ottanta saggi di materia musicologica e due volumi: Ho un sassolino nella scarpa (Bonanno, 2005) e I teatri di Renzo Aiolfi (Bonanno, 2010). Ha collaborato con il Teatro Massimo di Catania. Scrive per il quotidiano “La Repubblica”. Attualmente si occupa dei progetti didattici e delle relazioni esterne per il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona. Capo Scirocco (Rizzoli, 2013), vincitore del Premio Rapallo-Carige e del R. Brignetti Isola d’Elba, finalista ad Alassio Centolibri e al Premio Città di Rieti, è il suo primo romanzo. Nel 2016 ha pubblicato Fiammetta (Rizzoli), secondo al Premio Dessì e al Premio Subiaco Città del Libro e vincitore del premio “Fieramente il web”. Il suo nuovo romanzo È da lì che viene la luce (Piemme, 2019) è stato candidato al Premio Strega 2019. Ha ricevuto il Premio Etnabook 2019 per la Cultura.
Paolo Cubadda (per gli amici KUBY), è un disegnatore visionario e poliedrico che si è cimentato in ogni ambito della creatività. Dotato di un particolare talento nel progetto di regia espresso con un tratto dai connotati fortemente narrativi, si mette in luce sin dal primo lavoro professionale con la stesura dello storyboard per gli effetti digitali di "VAJONT" (film colossal, anno 2000). Il coriaceo regista Renzo Martinelli lo ha assume come assistente artistico per ogni fase del film, dal set al montaggio, ed in seguito per importanti pellicole come: "Piazza delle Cinque Lune" (film per le sale sul caso Moro con G. Giannini e Donald Sutherland), "Il mercante di Pietre" (con Harvey Keitel e F. Murray Abraham), "La bambina dalle mani sporche" (fiction RAI con Ornella Muti).
La potenza visiva delle composizioni, dei tagli e delle atmosfere che Paolo imprime nelle sue inquadrature disegnate lo hanno reso uno dei più quotati disegnatori e storyboard artist italiani. Nel 2010 vince il 1° premio mondiale nella sezione lungometraggi del contest internazionale: A Tube "The Golden Storyboard, proponendo una scena disegnata per "Il Mercante di Pietre". Ad avvalorare il merito del riconoscimento non è solo la cospicua partecipazione di 300 professionisti da ogni parte del mondo, ma la presenza fra i giurati di Paolo Morales; storyboard artist personale di M. Scorsese.
Il contributo progettuale di Paolo Cubadda è così apprezzato da registi, produttori e direttori creativi, da essere richiesto per risolvere complesse presentazioni in area cinema per conto delle più importanti agenzie di comunicazione al mondo. Per brand come: NETFLIX, Rai, Allianz, Che Banca!, Capitalia, De Agostini, Esselunga, Luciano Padovan, Lamborghini, Leo Burnett, TBWA, Alfa Romeo, FIAT, Henkel, Audi, Armando Testa, Algida, AMD, Maserati, Beeline, McCann Worldgroup, Miller, Rai Fiction, Ferrero, Barilla, René Caovilla, Olimpiadi Torino 2006.
Paolo è anche un insegnante molto appassionato e spontaneo e per questo assai apprezzato dai ragazzi. Nel 2019, su richiesta del produttore premio Oscar per l'animazione Luc Toutonghi, è stato convocato in Cina, per insegnare al JAI (Jilin Animation Institute); uno dei più prestigiosi istituti di ricerca per il cinema sito a Changchun (la Hollywood cinese). Dopo sole due settimane i cinesi lo hanno eletto responsabile del dipartimento di animazione e gli hanno affidato la regia di un cortometraggio per rappresentare la Cina alle Olimpiadi di Tokyo. Paolo ha dovuto interrompere il rapporto idilliaco con la Cina per causa COVID. Ma a suo dire è una storia non finita. Attualmente collabora con Accademia 09 di Milano con seminari di Progettazione Cinematografica dedicati ai giovani registi.