Biandrate - Nuovi ritrovamenti creano ulteriore interesse, non solo fra gli addetti ai lavori, verso lo scavo archeologico di Biandrate. Il sottosuolo ha infatti restituito una spilla con le fattezze di una pantera. “Si tratta di un manufatto in bronzo con decorazioni smaltate, che dai primi riscontri risulta databile fra la metà del II secolo e la metà del III – spiegano Francesca Garanzini e Lucia Mordeglia della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Vco e Vercelli, responsabili del coordinamento scientifico del progetto ArcheoBiandrate – Reperti analoghi sono stati ritrovati soltanto nella zona dell'Europa centrale, mai sinora in Italia. Questa spilla rappresenta, dunque, un bene raro oltre che di particolare pregio, in grado di aprire nuovi spiragli sulla connotazione del sito archeologico di Biandrate”.
Il ritrovamento è stato annunciato in occasione della visita istituzionale, effettuata mercoledì 30 ottobre da parte della Provincia di Novara: “La visita agli scavi – commentano il Presidente Federico Binatti e il consigliere delegato alla Cultura Ivan De Grandis – ha pienamente restituito il quadro e lo stato dell’arte dei lavori, in corso dal 2018, ma soprattutto il pregio di questa iniziativa di ricerca e verifica. I ritrovamenti presentati dagli archeologi assumono una particolare importanza: si tratta infatti di scoperte davvero uniche che, oltre a premiare l’indagine degli archeologi e gli intenti di ArcheoBiandrate, consentono a ogni Novarese di conoscere, secondo risultati ottenuti con metodo scientifico e inconfutabile, il passato del nostro territorio”.
Reperti che gettano nuovo e maggiore interesse verso lo scavo in corso nella Bassa Novarese, dove nei mesi scorsi erano già state ritrovate anche della asce risalenti al Neolitico: oggetti che hanno dettato una nuova linea all'indagine storico-scientifica in corso, partita dal presupposto che si trattasse di un insediamento che avrebbe potuto restituire evidenze legate principalmente all'epoca romana. “Il nostro impegno sarà quello di tenere vivo l'interesse verso questi ritrovamenti anche in futuro – commentano il sindaco Luciano Pigat e Gabrio Mambrini, coordinatore del gruppo di lavoro comunale – Oltre alle pubblicazioni scientifiche e ad eventi dedicati, l'idea è di far sì che la divulgazione di questo patrimonio storico passi anche attraverso il mondo digitale, perché possa suscitare interesse anche nelle generazioni più giovani”.
I numeri, al momento, parlano di oltre 400 persone di tutte le età, che hanno già visitato lo scavo archeologico negli open day promossi fra marzo e luglio. Inoltre circa 250 studenti delle scuole primarie hanno partecipato ai laboratori didattici per l'avvicinamento all'archeologia. Fra loro anche i 50 allievi dell'istituto Sacro Cuore di Novara, che nella mattinata del 30 ottobre hanno visitato il sito.