Novara - La rassegna Energie Alternative al Teatro Faraggiana prosegue con due appuntamenti. Il primo è con 'La vita davanti a sé' con Silvio Orlando (foto) del prossimo 8 dicembre, spettacolo sold out da tempo. Il secondo invece è 'Mulino Bianco - Back to the green future', messo in scena da Babilonia Teatri e in programmazione giovedì 15 dicembre. A proposito di quest'ultimo spettacolo: di Enrico Castellani e Valeria Raimondi, con Ettore Castellani e Orlando Castellani e con Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Luca Scotton; luci, audio, direttore di scena Luca Scotton; Vfx video Francesco Speri; produzione Babilonia Teatri e La Corte Ospitale, coproduzione Operaestate Festival Veneto in collaborazione con Dialoghi – Residenze delle Arti Performative a Villa Manin 2021.
Mulinobianco si interroga sulla relazione che abbiamo instaurato con il pianeta che abitiamo, a quanto pare l'unico abitato, nonché l'unico abitabile nell'intero universo. Abitiamo in un luogo, se non per altro, anche solo per queste ragioni, piuttosto prezioso. Da quanto siamo qui? Quando scade il nostro contratto d'affitto? Esistono delle clausole nel contratto di locazione? Quali? Chi l'ha redatto? Chi è il proprietario? La possibilà che noi si venga sfrattati quanto è vicina? Sono domande a cui solo gli scienziati possono rispondere. Sono domande che solo i bambini possono porre. Dall'alto della loro scienza e della loro saggezza. Dall'alto del loro sapere. Il futuro è loro. Sono loro che ci interrogano. Che ci incalzano. Che disegnano un quandro inquietante nel quale siamo ritratti di spalle: in fuga. A testa china: intenti nelle più svariate occupazioni, ma incapaci di vedere dove siamo e cosa stiamo facendo. Due bambini soli sulla scena. Due bambini parlano ad una platea di adulti. Due bambini ci raccontano il loro punto di vista sul futuro del mondo. Lanciano proclami e provocazioni. Ci incalzano e ci beffano. Vanno avanti e indietro nel tempo. Contrappongono la fine e l'inizio: un eden perduto e lontano, verso il quale nessuno di noi vorrebbe tornare e un tramonto che ci spaventa, ci attrae e ci inghiotte. Si muovono tra animali totem, banchi spuri e croci iconoclaste. Tra l'indicibile e il non detto. Ci consegnano un mazzo di fiori finti, senza chiarire se siamo chiamati a riconoscere che anche i polimeri sintetici possono essere belli o se vogliono ricordarci che le piante torneranno presto ad essere le sole padrone del mondo.