Novara - A San Sperate, ad una ventina di chilometri da Cagliari, si è svolta la scorsa settimana la VI edizione del Festival Sant'Arte, grazie al contributo della Regione Sardegna e della Fondazione di Sardegna e con il patrocinio del Comune di San Sperate e dell’Università degli Studi di Cagliari. L'edizione di quest'anno, svoltasi tra una pluralità di location, dal titolo “NUOVA NATURA” è stata come sempre a cura della Fondazione Sciola e tra i numerosi partner sostenitori vi figurano anche il Comune di Vespolate e Pro Loco Novara, i quali hanno condiviso anche loro insieme a tanti altri soggetti pubblici e privati la filosofia del Festival.
Sant’Arte, nata da un’idea dello scultore di statura internazionale Pinuccio Sciola, si configura da 7 anni come un grande festival/palcoscenico, dedicato al grande pubblico, che vuole restituire un’immagine delle evoluzioni più recenti dell’arte visiva contemporanea attraverso incontri, dibattiti, talk con artisti, presentazione di progetti e opere di recente realizzazione, mostre, proiezioni video, performance e laboratori didattici incentrati sull’arte visiva, con sconfinamenti, relazioni e contaminazioni con gli altri linguaggi artistici.
La ricchissima rassegna di eventi in programma ha contribuito quindi ad approfondire lo stretto legame tra arte, società e natura nell'ambito del tema "NUOVA NATURA", che ha costituito per l'appunto l'oggetto del convegno d'apertura, dedicato in gran parte alla sostenibilità ambientale, che si è tenuto presso la prestigiosa sede del MUACC (Museo Universitario delle Arti e delle Culture Contemporanee) di Cagliari, dove tra gli altri ospiti (Simona Campus, docente universitaria di Museologia e Storia dell'Arte Contemporanea, Don Ettore Cannavera, psicologo, pedagogista, sacerdote fondatore della comunità di recupero "La Collina" di Serdiana, Laura Pintore, naturalista e ricercatrice dell'European Insitute of Innovetion for Sustainability, Chiara Sciola, Presidente della Fondazione Pinuccio Sciola) è risultato in qualità di relatore anche Gabrio Mambrini, invitato appositamente dalla suddetta Fondazione, in virtù dell’esperienza di collaborazione instauratasi durante l’evento con Vittorio Sgarbi "Vespol'Arte tra coltura a cultura" dello scorso settembre del quale Mambrini era stato conduttore ed organizzatore.
Nel suddetto contesto si è quindi concretizzata la volontà di creare un anello di congiunzione con tale manifestazione al fine anche di poter esportare simile realtà e fare memoria delle iniziative e della storia che legano la località di Vespolate e i territori della Bassa Novarese all'artista Pinuccio Sciola, partendo dalla riflessione del visual di questa edizione di Sant'Arte appunto dal titolo "Era una foresta", nata dal progetto grafico incompiuto del 2013 di Sciola, che inteso indagare il rapporto sempre vivo tra arte, ambiente, natura e società attraverso la presa di coscienza che ogni intervento umano ricade nella natura, spesso danneggiandola, e che ogni azione di cura e difesa naturale corrisponde invece a una nuova prospettiva di futuro.
La inusuale storia tra lo scultore e Vespolate ha radici che affondano nel lontano 1977, allorquando, il grande artista venne invitato dalle scuole elementari della località della Bassa Novarese per dar vita ad un laboratorio creativo con gli alunni di San Sperate, che sfociò nella realizzazione di murales nel paese ed in un’operazione di integrazione culturale ed artistica anche tra le due popolazioni perdurante nel tempo come comprova lo svelamento dell’opera in basalto “Segni” (avvenuto lo scorso settembre proprio durante la rassegna di eventi "Vespol'Arte"), realizzata dallo scultore nei primi anni ’90 e già esposta nel 2013 in occasione del ritorno dell'autore a Vespolate per la cerimonia di deposizione dei semi della pace e della solidarietà.
«Vivere intensamente un Festival così importante dall'inizio alla fine, appuntamento dopo appuntamento, è stata un'esperienza indimenticabile e pregnante di significati - dice Gabrio Mambrini - e nello stesso una grande opportunità che gli organizzatori e i figli del Maestro, che non smetterò mai di ringraziare, mi hanno offerto unitamente al fatto di poter essere tra i protagonisti del suddetto convegno di apertura. In tale ambito non ho mancato di far emergere gli intrecci poco conosciuti, ma alquanto singolari, che hanno legato l'artista alla comunità di Vespolate, risalenti a ben 46 anni fa e consolidatisi nel tempo attraverso uno straordinario afflato umano e culturale di cui ho inteso rendere memoria, facendo riferimento durante il mio intervento anche ad una peculiare testimonianza documentale, che ha supportato la mia esposizione».