Novara - «Con la teoria del “Gender” non lo scontro ideologico, ma un dialogo rispettoso e sereno». È l’invito che Luciano Eusebi, docente di Diritto penale all’Università Cattolica ed esperto di questioni di bioetica, ha rivolto al pubblico presente a Novara nella sala Maddalena del Palazzo dei Vescovi, sabato 21 febbraio, all’incontro “X, Y… Z? Cromosomi del Gender tra natura e cultura” introdotto e condotto da don Pierdavide Guenzi nel ciclo di conferenze “Questioni di Principio. Domande e riflessioni sull’inizio” proposte dall’associazione culturale diocesana La Nuova Regaldi e Comitato per Passio in collaborazione con il Comune di Novara e la Fondazione Teatro Coccia. «I toni allarmistici e polemici di alcune militanze cattoliche un po’ troppo identitarie rischiano l’effetto boomerang – ha aggiunto Eusebi –, rinforzando l’opinione che gli interrogativi etici sulla sessualità umana siano soltanto frutto di “impuntature” religiose, e perciò privi di interesse per la società laica». Ma le conseguenze educative e le implicazioni giuridiche della nuova visione della sessualità, che si sta diffondendo nelle scuole come standard educativo – ha spiegato Eusebi –, «pongono interrogativi che riguardano tutti, resi sempre più pressanti dalle possibilità offerte dalle nuove tecniche mediche, grazie alle quali la generazione può divenire un semplice incontro tra i gameti, che prescinde dalle relazioni personali tra i loro donatori». Occorre perciò domandarsi se le modalità di dare e accogliere la vita che la natura ha inscritto nel corpo maschile e femminile e nel loro incontro siano puramente casuali o racchiudano un significato essenziale per l’interpretazione dell’umano. E chiedersi, di conseguenza, se l’orientamento sessuale sia frutto di una pura scelta soggettiva – come vorrebbero le frange estreme della teoria del Gender – o di un graduale processo di autoconoscenza che procede dall’accoglienza e valorizzazione del dato biologico corporeo. «Si tratta di interrogativi di natura etica, sui quali si fonda la laicità dell’ordinamento democratico – ha affermato Eusebi – e che dovrebbero creare coesione e collaborazione nella ricerca di ciò che rende degno essere uomini, piuttosto che contrappore le parti sociali nel rivendicare il proprio credo». Così il vero problema del disegno di legge Scalfarotto in esame al Senato non è se il parroco a messa potrà parlare di famiglia senza temere l’intervento del giudice o se gli insegnanti potranno obiettare alla richiesta di insegnare modelli di sessualità contrari alle loro convinzioni, ma il fatto che – in nome di una giusta lotta contro l’omofobia – «l’orientamento sessuale potrebbe diventare anch’esso, come razza, religione e sesso, un elemento rispetto al quale siano inammissibili differenze di diritti tra persone». Ma questo aprirebbe una strada per rivendicare l’ammissibilità del matrimonio tra omosessuali, in nome della lotta alle discriminazioni e aggirando una valutazione attenta e condivisa sulla sua opportunità per il bene collettivo.