Share |

I CONCERTI DEL CANTELLI

Sabato 24 febbraio alle 17 nell'Auditorium Fratelli Olivieri è in programma una “Full immersion” pianistica
Enrico Finotello

Novara - Settimo appuntamento del 2018 per la stagione dei “Concerti del Cantelli”. È per Sabato 24 febbraio 2018 alle ore 17 Auditorium Fratelli Olivieri come di consueto. Di vera e propria “Full immersion” pianistica si tratterà, protagonisti i giovani e già assai validi Tosca Ghiani, Enrico Finotello (nella foto) e Cecilia Apostolo che in successione sederanno allo Steinway gran coda del Cantelli, ovvero al non meno performante gran coda Fazioli, dividendosi equamente lo spazio. La letteratura pianistica, si sa, è un giardino rigoglioso e lussureggiante che abbraccia parecchi secoli di storia. A voler essere rigorosi è sul tardo Settecento e soprattutto sull’Ottocento che occorre concentrarsi, benché di fatto molti pianisti includano nei loro recital pagine altresì anteriori, per dire molti capolavori appartenenti alla produzione clavicembalistica: e sarà appena il caso di citare il sommo Bach. Pur tuttavia è il Romanticismo in assoluto l’epoca d’oro del pianoforte la cui letteratura annovera poi succosi quanto incredibili sviluppi nel XX secolo. E dunque ecco che la ‘nostra’ full immersion prende le mosse dall’eleganza aristocratica e talora un poco ‘frale’, diafana e incorporea del geniale Chopin del quale si ascolta innanzitutto la Mazurka op. 50 n. 3 (1841-42): una tra le più articolate in assoluto dell’intera sua produzione, ha inizio in maniera quasi organistica per chiudersi in un clima salottiero. E le Mazurke, si sa, costituiscono forse una delle più raffinate e vibranti testimonianze di quell’amore per la propria terra d’origine, l’adorata Polonia - dalla quale peraltro Chopin si allontanò ancor giovanissimo, divenendo esule a Parigi - che analogamente trova spazio nelle innumeri Polonaises. Poi in programma lo Scherzo n. 3 in do diesis minore. Dei quattro composti da Fryderyk, non certo di minor impatto rispetto al popolarissimo Scherzo op. 31; composto a Maiorca nel biennio 1838-39 e dedicato ad Adolphe Gutmann, è brano dalle turbolente atmosfere, dal geniale impianto e dall’inaudito sviluppo, col bel tema di Corale nella parte centrale a contrastare le più concitate sezioni estreme: seduce per la possanza delle immagini, la libertà del ritmo e l’itinerario armonico, sfuggente, proteso sul futuro. A Tosca Ghiani l’onere e l’onore di restituirci tutta la fragranza delle pagine appena esaminate.

Poi il testimone passerà ad Enrico Finotello. E da Chopin si trascorre al pressoché coetaneo e visionario Schumann dell’umbratile e giovanile silloge dei Nachtstücke op. 23 (1839), quattro pezzi di irresistibile appeal: fantomatico il primo, fiammeggiante e lirico il successivo, virile il terzo, sognante l’ultimo; quindi la matura raccolta dei tardi Gesänge der Frühe op. 133 del 1853, cinque brani davvero emblematici della matura scrittura schumanniana, un vero percorso dell’anima che procede dall’iniziale concentrato solipsismo foriero di virtuosistici sviluppi, sino al rarefatto epilogo: opere pur dissimili, analogamente emblematiche della poetica dell’autore della Renana. Non solo: è da rilevare come l’interprete abbia espressamente predisposto un percorso per così dire simbolico, dalle notturne visioni dei Nachtstücke per l’appunto all’albeggiare fresco e sorgivo dei Canti del mattino, i Gesänge op. 133.

Applausi, ideale uscita di scena ed ecco alla ribalta la terza ed ultima interprete del pomeriggio e si tratta di Cecilia Apostolo che si cimenterà invece con le atmosfere proto-novecentesche della screziata Suite ‘en plein air’: capolavoro che l’ungherese Bartók compose nel 1926 dove c’è spazio per Tamburi e pifferi, per una suasiva Barcarolla, per la rievocazione di arcaiche Musettes, quindi un’onirica Musica notturna (in assoluto una delle «parole chiave» per comprendere a fondo l’arte bartokiana e il suo straordinario amore per la Natura), infine le movenze festose di una rurale Caccia. Un ideale concentrato del pianismo bartokiano, più ancora della sua visione del mondo, la sua Weltanschauung ch’egli seppe trasfondere in suoni: riandando idealmente col pensiero anch’egli alla sua terra d’origine (che sempre ebbe nel cuore), attento soprattutto a dar corpo alle più piccole emozioni innescate dalla natura immersa nell’arcano di un plenilunio o dal mormorio delicato delle onde - elementi che di fatto sedussero i musicisti di tutte le epoche, ripresi con linguaggio del tutto moderno - come pure dalle irresistibili e rustiche scansioni ritmiche di una bonaria danza contadina. A dir poco irresistibile.

Il prossimo appuntamento concertistico per la stagione dei Concerti del “Cantelli” è per Sabato 3 marzo 2018 alle ore 17. Protagonisti il violino di Anna Molinari e la viola di Lorenzo Lombardo. Ad accompagnare entrambi al pianoforte il versatile Riccardo Bisatti. In programma del sommo Brahms la violinistica Sonata n. 1 op. 78 e la Seconda delle Sonate op. 120 (composte per clarinetto, ma eseguibili anche sulla viola) alle quali si aggiunge inoltre una delle più celebri e popolari pagine schubertiane, vale a dire la Sonata D 821 detta ‘Arpeggione’.