Novara - Nemmeno il Covid-19 ha fermato le attività dei laboratori di teatro IdeArti condotte da Fondazione Nuovo Teatro Faraggiana per il progetto Interreg DEA-Diversità E Arti performative per una società inclusiva del terzo millennio, che vede capofila italiano l’Università del Piemonte Orientale (Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa) e capofila svizzero l’Università della Svizzera Italiana, partner Comune di Novara (settore Servizi Sociali), Oltre le Quinte a.p.s., Associazione Didee – arti e comunicazione, Teatro Danzabile di Lugano e IuseFor.
Certo, l’emergenza-Coronavirus ha costretto gli operatori a trovare nuove modalità organizzative e di comunicazione, ma i cinque laboratori concepiti lo scorso anno sono stati portati a compimento con ottimi risultati. Ora sul sito www.idearti.euè stata preparata una pagina per ogni laboratorio in cui sono raccolti i video prodotti dai partecipanti, un caleidoscopio ricco di umanità in cui la freschezza e la profonda verità di ogni racconto ha composto una comunità “virtuale”:
“Il Senso delle cose” un percorso sul Teatro di Narrazione coordinato da Lucilla Giagnoni ha visto il coinvolgimento di circa 80 studenti delle classi terze dell’istituto tecnologico Fauser, del liceo di scienze umane Bellini, del liceo artistico Casorati e del liceo classico e linguistico Carlo Alberto;
“Il senso della casa” laboratorio di teatro, diretto da Bruno Macaro con la collaborazione dell’associazione Teatro di Frontiera e il supporto di un team di esperti e operatori culturali e sociali, ha accolto al proprio interno un gruppo di partecipanti assolutamente eterogeneo, composto da adulti italiani e stranieri.
Il Senso delle cose Teatro di Narrazione
Lucilla Giagnoni ha coordinato per il Teatro Faraggiana un percorso sul Teatro di Narrazione, dal titolo “Il Senso delle Cose”: un lavoro con gli studenti delle classi terze delle scuole superiori mirato a sviluppare in ciascuno, attraverso le tecniche della narrazione e del teatro, la capacità di dare senso alle proprie esperienze vissute. Il percorso “dal vivo” in classe, a scuola, prima del fermo a causa dell’emergenza sanitaria, ha visto il coinvolgimento di circa 80 studenti delle classi terze dell’istituto tecnologico Fauser, del liceo di scienze umane Bellini, del liceo artistico Casorati e del liceo classico e linguistico Carlo Alberto. Il lavoro è stato sorprendente e in certi momenti davvero commovente: i ragazzi, invitati a portare in classe un oggetto a cui fossero affezionati, dovevano raccontarne la storia e scoprire perché rappresentasse per loro qualcosa di significativo. Attraverso l’ascolto, la condivisione, il lavoro comune di scrittura e di messa in scena, le storie fiorivano a tal punto che alcuni si stupivano che la “Cosa” messa all’origine in comune più per un‘intuizione che per una consapevolezza, si trasformasse per tutti in un talismano capace di far emergere ricordi, gioie, dolori, ferite, sfide. Ciascun gruppo, alla fine del percorso, ha elaborato una partitura di azioni intrecciata ai racconti che avrebbe dovuto essere condivisa con i gruppi di lavoro delle altre scuole in una giornata di festa al teatro Faraggiana. Il lockdown evidentemente ha impedito di portare a termine il progetto in questa direzione, ma non di sviluppare la creatività. Ogni studente ha registrato in video con il cellulare la propria storia legata all’oggetto e poi, si è raccontato dicendo “La Cosa che so fare meglio è…”: una frase il più delle volte molto breve, asciutta ma che ha messo in luce l’ironia e la sensibilità di ognuno. La freschezza e la profonda verità di ogni racconto ha composto una comunità “virtuale” di giovani: un caleidoscopio ricco di umanità che restituisce in pieno “Il Senso delle Cose”.
Il laboratorio teatrale del Liceo Classico e Linguistico Carlo Alberto ha potuto contare ormai da tre anni su due giovani capaci e preparati che collaborano con il Teatro Faraggiana: Scilla Gerace e Davide Petrillo. Formati da Lucilla Giagnoni sono gli esperti di scrittura teatrale, linguaggio drammaturgico e regia, capaci di guidare con abilità, serietà e leggerezza il gruppo. La partecipazione al progetto INTERREG, coordinata dalla professoressa Fiammetta Fazio, è, quindi, l'evoluzione naturale di un discorso di ormai quattro anni che quest'anno si consolida con la presenza di Lucilla Giagnoni per trenta ore in una parte del laboratorio: vero e proprio insegnamento sulla voce, il gesto, il ritmo e il tempo che fanno da supporto alla creazione e alla messa in scena del lavoro teatrale di quest'anno. La scelta è caduta su una commedia di Aristofone, Uccelli, una sorta di utopia al contrario che mette in luce tutte le criticità e debolezza della democrazia, in primis l'uso o abuso della parola, manipolatrice e menzognera.
Nell'interruzione forzata del COVID19 il gruppo di 17 ragazzi ha continuato a lavorare: a distanza, attraverso incontri in streaming e sotto la guida di Scilla e Davide sono riusciti a costruire un video di una parte esilarante della commedia, in cui lo spirito dissacrante di Aristofane rivive nelle “improvvisazioni” dei ragazzi, bravissimi a superare la difficoltà di recitare in video chat e di registrare da soli le parti del coro degli Uccelli. L'insieme è stato montato attraverso un lavoro lungo e impegnativo per sincronizzare insieme tutte le voci del gruppo del coro, gli Uccelli.
Il senso della casa laboratorio teatrale
Nel mese di ottobre 2019, all’interno delle attività proposte dal progetto IdeArti, il Nuovo Teatro Faraggiana di Novara, con la collaborazione dell’associazione Teatro di Frontiera, ha dato l’avvio al laboratorio teatrale “Il senso della casa”, diretto da Bruno Macaro con il supporto di un team di esperti e operatori culturali e sociali. Settimana dopo settimana, il laboratorio teatrale ha raccolto al proprio interno un gruppo di partecipanti assolutamente eterogeneo, composto da italiani e stranieri; nonostante la normale turnazione tipica di queste attività, a fine gennaio 2020 il laboratorio aveva assunto una propria fisionomia specifica, includendo al proprio interno anche due ragazzi minori non accompagnati provenienti da Educamondo comunità presente sul territorio. Parallelamente era stato avviato presso l’agenzia formativa Filos il primo dei laboratori di drammaturgia fotografica condotti da Rosy Sinicropi, funzionali al laboratorio teatrale stesso. Era già stata programmata la seconda parte degli incontri, che avrebbe visto la partecipazione di artisti collaboratori del Teatro di Frontiera (Patrizia Virtuoso, danzatrice e danzaterapeuta, Angelo Fasolo, operatore di circo sociale e clownerie, Veronique Andrin, attrice e autrice di teatro di figura) e avrebbe condotto verso la restituzione performativa, quando è scoppiata l’epidemia-Covid-19. Si sarebbe potuto fermare tutto il lavoro, rimandarlo a data da destinarsi, ma il team de Il senso della casa sapeva di avere tra le mani un capitale umano, un gruppo che stava costruendo un proprio immaginario collettivo e, nello stesso tempo, percepiva anche un senso di responsabilità, non solo verso i due ragazzi stranieri che stavano iniziando a trovare una propria forma di espressione, nonostante le difficoltà linguistiche oggettive, ma anche verso ciascuno dei partecipanti che si sarebbero trovati privati di un appuntamento fisso, di un rito comunitario, e, perché no, verso i personaggi che settimana dopo settimana stavano prendendo forma. Con il proseguire dell’emergenza sanitaria, l’istanza di una forma di comunicazione che tenesse viva la relazione e permettesse di condividere la solitudine delle case è diventata pressante anche per il team direttivo del laboratorio: ognuno nella sua abitazione, ognuno alle prese con i propri problemi quotidiani, eppure “tutti sulla stessa barca”, con la memoria fresca di un’esperienza condivisa. E mentre sempre più persone uscivano sui balconi per cantare o scambiare quattro chiacchiere con vicini mai neppure salutati prima, l’attenzione è caduta di nuovo sul titolo del laboratorio, Il senso della casa appunto, e su quello che sarebbe stato il titolo del laboratorio di fotografia che si sarebbe dovuto avviare, Vicini di casa. È così che è stato immaginato un nuovo luogo virtuale, che nella realtà fattuale è un gruppo chiuso di Facebook: una città, con una piazza, un bar, delle botteghe e un gruppo di cittadini che sono “vicini di casa”, che abitano lo stesso quartiere, che ne discutono i problemi, ne condividono i ricordi e ne progettano il futuro. Ciascuno dei partecipanti al laboratorio è stato invitato a iscriversi al gruppo chiuso La settimana del quartiere e a interagire con gli altri come avrebbe fatto il personaggio sul quale stavano lavorando quando l’emergenza sanitaria ha fermato gli incontri in presenza. La panettiera, il muratore, il calligrafo, la pasticcera e tanti altri si muovono lungo le strade di una città che post dopo post assume una propria fisionomia; i due ragazzi stranieri, che nel gioco del teatro sono un cantante e un meccanico, hanno aperto un ostello, il regista del laboratorio, Bruno Macaro, è ora il barista Arturo, motore drammaturgico della narrazione, Rosy Sinicropi, colei che nella realtà conduceva il laboratorio di fotografia, nella finzione ha aperto una bottega da fotografa e organizza, settimana dopo settimana, un laboratorio di fotografia a distanza a cui partecipano tutti i personaggi, gli artisti esterni, che avrebbero dovuto apportare le proprie competenze specifiche, partecipano al gioco condividendo contenuti, offrendo spunti, postando video e immagini.
Oggi il materiale postato e prodotto è tanto ed eterogeneo, pronto per un’elaborazione drammaturgica e per una narrazione attraverso i materiali fotografici; i personaggi hanno ora una fisionomia che a metà febbraio non avevano, i partecipanti hanno fatto un percorso di scrittura collettiva di cui non si sapevano capaci e il gioco è così ben avviato che sarebbe un peccato fermarlo, tanto che il team di lavoro ha appena lanciato una nuova sfida che potrebbe portare alla scrittura delle prime scene del laboratorio teatrale del prossimo anno, laboratorio teatrale che si spera in presenza perché è di questo, di relazione e prossimità, che vive il teatro.
Le attività sono realizzate nell'ambito del progetto DEA -Diversità E Arti performative per una società inclusiva del terzo millennio,finanziato nell'Asse 4 del Programma di cooperazione Interreg V-A Italia-Svizzera 2014-2020, un percorso multidisciplinare che mira ad accrescere l'ingaggio e la partecipazione dei cittadini con fragilità, attraverso le arti performative, la progettazione partecipata, la creazione di laboratori, di eventi, di spettacoli e l'analisi della ricaduta e della sostenibilità economica delle attività. Capofila Università del Piemonte Orientale e Università della Svizzera Italiana, partner Comune di Novara (settore Servizi Sociali), Fondazione Nuovo Teatro Faraggiana di Novara, Oltre le Quinte a.p.s. di Novara, Associazione Didee – arti e comunicazione di Torino, Teatro Danzabile di Lugano e Agenzia Formativa Universitaria IUSEFOR.