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IL CANTICO, SCRIGNO DI SUGGESTIONI BIBLICHE

Giagnoni e Barbaglia nel terzo episodio del Cantico dei Cantici

Novara - «Questi quadri nel mio pensiero non rappresentano il sogno di un solo popolo, ma quello dell’umanità», scrive Marc Chagall donando al Museo nazionale del messaggio biblico di Nizza le sue tele. E tre di esse, dedicate al Cantico dei cantici, sono riprodotte ed esposte al pubblico, riunito nel Battistero del Duomo di Novara domenica 23 marzo per il terzo incontro del percorso dedicato alla lettura e al commento dell’antico testo biblico. «Le forme e i colori trasmettono l’atmosfera di sogno che permea il Cantico – spiega il biblista don Silvio Barbaglia –. Si vedono le immagini dell’amata e dell’amato, i profili di Vitebsk e Saint Paul de Vence, città natale e di adozione di Chagall, e di Gerusalemme. E variopinte figure di oggetti e di animali, densi di valore simbolico, oltre che decorativo». Lo stesso accade nel testo del Cantico, dove scene e immagini rimandano al ricco tessuto dell’immaginario biblico. «Il mio amato, sì, assomiglia a una gazzella o a un cucciolo di cervo. Rieccolo! È lì in piedi, dietro al nostro muro, e scruta dalla finestre e osserva tra le grate», legge l’attrice Lucilla Giagnoni. Parole che riecheggiano i versi di un antico canto d’amore egiziano, ma anche quelli con cui il libro del Siracide descrive l’uomo che, cercando donna Sapienza, giunge a seguirla fino alla sua casa, per spiare alle finestre e a stare ad ascoltare sulla porta. «Il fico fa maturare i suoi primaticci e le viti in fiore esalano profumo! Alzati o mia compagna, o mia bella, vieni!», esclama l’amato, con immagini primaverili, tipiche della poesia amorosa. Ma che evocano in chi conosce le Scritture la prosperità di Israele sotto il regno di Salomone, quando «Giuda e Israele erano al sicuro; ognuno stava sotto la propria vite e sotto il proprio fico», e il comando «esci dalla tua terra» che Dio rivolge al patriarca Abramo perché si alzi e vada verso la terra che gli sarà indicata. E il paragone «colomba che stai nelle fenditure della roccia» rimanda al racconto del diluvio, in cui la colomba porta a Noè un ramoscello di ulivo, segno del prosciugamento delle acque e allusione simbolica all’olio per l’unzione del Messia. L’idillio amoroso è interrotto dal brusco intervento di un nemico: «ci hanno depredato sciacalli, sciacalli che devastano giovani vigne, le nostre vigne in fiore». Un’immagine che ricorda il lamento del profeta Geremia che piange la disfatta di Gerusalemme: «Il monte di Sion è desolato, vi scorrazzano sciacalli». Ma le ombre svaniranno e torneranno la pace e la gioia dell’amore, che si compie nell’abbraccio: «le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua». È l’arrivederci al prossimo incontro, il 30 marzo alle 21, nel Battistero del Duomo di Novara.