Novara - Per celebrare i 1600 anni della città di Venezia, la cui fondazione è stata tradizionalmente fissata al 25 marzo dell’anno 421, Mets Percorsi d’arte, la Fondazione Castello e il Comune di Novara propongono per il prossimo autunno (dal 30 ottobre 2021 al 13 marzo 2022) la mostra Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale. Punto di partenza del percorso espositivo saranno le opere di alcuni dei più grandi maestri che hanno operato nella città lagunare nel corso dei primi decenni dell’Ottocento influenzando significativamente con la loro opera e il loro insegnamento lo svolgersi della pittura veneziana nella seconda metà del secolo, vera protagonista della rassegna.
La prima sala sarà pertanto dedicata alla pittura di storia, considerato il “genere” più nobile della pittura, e verranno esposti importanti lavori di Francesco Hayez (1791-1882), Ludovico Lipparini (1800-1856), Michelangelo Grigoletti (1801-1870), artisti di rilievo nonché figure chiave nella formazione di autori di spessore della generazione successiva, anch’essi presenti in mostra, quali Marino Pompeo Molmenti (1819-1894), Antonio Zona (1814-1892).
La seconda sala sarà dedicata a quegli autori, veneziani e non, che più di altri hanno contribuito via via alla trasformazione del genere della veduta in quello del paesaggio: tra questi Giuseppe Canella (1788-1847), Ippolito Caffi (1809-1866), Federico Moja (1802-1885) e Domenico Bresolin (1813-1899), quest’ultimo tra i primissimi ad interessarsi anche di fotografia e già nel 1854 indicato tra i soci dell’Accademia come “pittore paesista e fotografo”. Titolare dal 1864 della cattedra di Paesaggio, Bresolin fu il primo a condurre i giovani allievi a dipingere all’aperto, in laguna come nell’entroterra, affinché potessero studiare gli effetti di luce e confrontarsi sulla resa del vero in un ambiente nuovo e stimolante, diverso da quello cui erano abituati, per di più, codificato dai grandi vedutisti del passato. Tra loro si ricordano Gugliemo Ciardi (1842-1917), Giacomo Favretto (1849-1887), Luigi Nono (1850-1918), Alessandro Milesi (1856-1945) e Ettore Tito (1859-1941), autori sull’opera dei quali sarà incentrata la struttura portante della mostra.
La terza sala sarà interamente dedicata ad uno dei più valenti e amati paesaggisti veneti, Guglielmo Ciardi, del quale saranno proposte una decina di opere che, come in una sorta di piccola esposizione monografica, partendo dagli anni sessanta documenteranno l’evoluzione della sua pittura fino ai primi anni novanta.
Le sale successive, la quarta, la quinta e la sesta, saranno dedicate alla “pittura del vero” e avranno come tema la vita quotidiana, proposta e ordinata in tre sezioni tematiche: una prima dedicata agli affetti e alla famiglia, una seconda al mondo del lavoro e una terza agli idilli amorosi, un soggetto a metà strada tra il genere e il vero molto amato e frequentato dai pittori del secondo Ottocento.
La settima sala sarà interamente dedicata a Luigi Nono e offrirà un focus su una delle opere più celebri del pittore, il Refugium peccatorum. Oltre alle redazioni del 1881 e del 1883, grandi tele condotte ad olio, saranno esposti studi, disegni ed altre significative opere di confronto.
L’ottava e ultima sala della mostra sarà invece dedicata alle opere condotte dai medesimi artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, tele di ampio respiro che rifletteranno il rinnovamento e il cambiamento di gusto indotti nella pittura veneziana dal confronto diretto con la cultura figurativa dei numerosi pittori stranieri che partecipavano alle nostre Biennali Internazionali d’Arte.