Novara - L’autunno 2023 della Stagione d’Opera del Teatro Coccia di Novara riparte con una prestigiosa coproduzione con la 49^ edizione del Festival della Valle D’Itria e la Fondazione Paolo Grassi: un’operazione virtuosa, a cimentare l’augurio della rinascita di un genere che, se riproposto con le dovute attenzioni ed il giusto livello artistico, potrebbe a ragione riposizionarsi con onore nei cartelloni delle stagioni d’opera: l’operetta. Nel centenario della sua composizione, arriva Venerdì 29 Settembre e Domenica 1 Ottobre Il Paese dei Campanelli di Virgilio Ranzato e Carlo Lombardo, con la direzione di Roberto Gianola che torna a Novara dopo il Don Pasquale del 2022 e la regia di Alessandro Talevi, il regista nato a Johannesburg, riconosciuto come uno dei più interessanti registi d'opera della sua generazione. Scene e Costumi sono di Anna Bonomelli, che vanta collaborazioni con i maggiori teatri d’opera di tutto il mondo.
Prestigioso anche il cast, formato da voci appartenenti al panorama lirico internazionale. Nel ruolo di Bombon il soprano greco Maritina Tampakopoulos, Nela è il soprano Francesca Sassu, reduce da progetti che la vedono protagonista in tutto il mondo; Ethel è il mezzo soprano Silvia Regazzo, Hans è il tenore Norman Reinhardt, considerato come uno dei più promettenti tenori della scena internazionale, La Gaffe è interpretato dal tenore Francesco Tuppo.
L’attore Federico Vazzola interpreta Pomerània, Attanasio Prot è Stefano Bresciani, Tarquinio Brut Fabio Rossini, Basilio Blum Pasquale Buonarota, Tom sarà interpretato da Leonardo Alberto Moreno.
Un felice sodalizio che si rinnova anche in questa produzione è quello con il Coro As.Li.Co, guidato dal Maestro novarese Massimo Fiocchi Malaspina.
Coreografie di Anna Maria Bruzzese che da vent’anni collabora nelle produzioni operistiche nei maggiori teatri nazionali e internazionali.
In buca un altro ritorno: quello dell’Orchestra Filarmonica Italiana.
Scrive Alessandro Talevi nelle note di regia “Come dovrebbe leggere un pubblico contemporaneo questa apparentemente ridicola e anacronistica storia anglo-olandese di scambio di mogli? A uno sguardo più attento, si osserva che la sua ricchezza melodica e l’allietante gioco di idee paradossali creano una fantasia assurda, che suggerisce correnti più profonde delle tensioni sociali e politiche del suo tempo. Il luogo originale è una sorta di favolistica Olanda nella sua età d’oro, dove però è completamente normale che si danzino per strada balli degli anni ’20 come il Foxtrot e il Charleston, ed è naturale che gli abitanti abbiano nomi italiani come Attanasio, Basilio e Tarquinio. Le case sono coronate da campanelli misteriosi che suonano quando a una donna sorge un pensiero infedele rispetto ai propri mariti, una satira dei valori patriarcali. Ovviamente, questa forma di controllo produce una certa soddisfazione fra gli uomini, mentre causa noia e frustrazione nelle donne. L’arrivo di una nave colma di cadetti inglesi giovani e attraenti in cerca di ‘avventura’ rovescia tale armonia, provocando una cacofonia di campanelli mentre le mogli, una dopo l’altra, cedono alle avance degli intrusi. La situazione diventa ancor più instabile quando le mogli dei marinai inglesi, sospettose della natura di queste ‘avventure’ dei loro uomini, arrivano a bordo della loro nave. Le ragazze ‘inglesi’, rappresentate come personaggi femminili più moderni e liberali delle loro controparti ‘olandesi’, seguono la massima “non ti arrabbiare, pensa a pareggiare” e seducono i mariti del paese per punire i loro sposi. Ne deriva un risultato festaiolo che fa eco al Così fan tutte di Mozart. Sotto a tale piacevole assurdità comica, quest’opera rivela molte tensioni sociali e politiche dell’era interbellica. La rigidità stordente del codice morale seguito nel paese dei campanelli è in contrasto con la moralità liberale personificata dagli ‘esotici’ inglesi, e può forse essere letta attraverso la prospettiva italiana di quel tempo, un ‘guardare al di fuori’ verso qualcosa di moderno, affascinante, straniero, desiderabile, in un paese ancora dominato dalla struttura maschile e conservatrice di Chiesa e Stato. Siamo testimoni di una trasformazione idealizzata dell’opportunità femminile, inserito nel limitato orizzonte della società patriarcale, in una nuova visione dove le donne hanno libertà e potere d’azione rispetto alle proprie scelte sessuali. Ciò si riflette prima nella decisione delle abitanti del paese di sfidare il controllo delle campanelle, amoreggiando con i belli e giovani visitatori, e poi nel ritratto delle ragazze inglesi e del loro uso della seduzione come arma di vendetta. Le donne residenti nell’isola sembrano più passive delle visitatrici, ma entrambe le parti espandono i confini dell’opportunità femminile. La commedia assurda vede la risoluzione della vicenda attraverso un processo distintamente agrodolce e meno progressivo: le coppie ribelli si riuniscono, i visitatori portatori di un nuovo brivido lasciano il paese e un senso di noia di- scende sui di esso e sui suoi abitanti, riportando la situazione alla previa normalità. Può essere questo il riflesso di un’immutabilità della moralità convenzionale e di come il sogno dell’emancipazione femminile non sia mai stato veramente realizzato all’epoca, specialmente in Italia? Vale la pena ricordare che il compositore di tali incantevoli melodie, Virgilio Ranzato, compose qualche anno dopo uno dei più noti inni fascisti, il Rataplan delle camicie nere. Come ci hanno insegnato gli storici e le storiche femministe sin da Victoria de Grazia, le vite delle donne sotto il fascismo “erano un’esperienza sconcertante di nuove opportunità e nuove repressioni; sentiva- no l’attrattiva della modernità e il fermo della tradizione. Il regime di Mussolini voleva che le donne tornassero ad essere gli angeli del focolare, ristabilendo un’autorità patriarcale e confinando il destino femminile alla procreazione.” In un certo senso, la storia de Il Paese dei Campanelli è un riflesso di un cosmopolitismo sottosopra degli anni ’20 e del suo oscurarsi verso il nazionalismo e militarismo degli anni ’30. In una prospettiva europea dove il populismo autoritario, soprattutto in Italia, sostiene restrizioni simili rispetto alle libertà sociale e sessuali delle donne, faremmo bene ad assorbire l’atmosfera satirica di quest’opera curiosa. Il Paese dei Campanelli contiene un forte elemento di esotismo, con danze popolari jazz di quel tempo che si fondono con temi di rimando orientale e coloniale. Nella nostra produzione, abbiamo sviluppato l’innato tema di questo lavoro relativo al paradosso e all’assurdità trapiantando l’ambientazione nell’affascinante sala da ballo di un transatlantico degli anni ’30. Tale ambientazione, con le sue connotazioni esotiche e affascinanti nell’era d’oro dei viaggi internazionali, aiuta a dare credibilità e omogeneità al tessuto dell’operetta, fatta di danze frammentate da dialoghi, suggerendo uno spazio surreale dove letteralmente qualsiasi cosa può apparire… persino una zebra danzante”.
Gli fa eco Anna Bonomelli che firma scene e costumi “L’idea per la scenografia e i costumi del Paese dei Campanelli è quella di unire i due mondi che si incontrano nella storia. Da un lato il paese, che è una sorta di isola che non c’è, dove l’apparenza di festa e il credere alle leggende antiche è un modo per stare tranquilli e non sfidare il proprio modo di vivere, e, dall’altro, la nave dei cadetti, che porta il fascino della novità, lo scompiglio e mette in dubbio le certezze granitiche dei paesani. La fusione dei due mondi è un club anni ’20 esotico/art déco che si ispira al Coconut Grove di Los Angeles dove i clienti abitudinari del paese si intrattengono, allietati dai soliti spettacolini di una delle loro mogli, Bonbon, finché arrivano i marinai a sconvolgere la pace apparente. Nei costumi ci sono riferimenti ad un'idea romantica del colonialismo, in quegli anni al massimo della sua espansione, e all’immaginario di un esotico surreale come evasione dalla quotidianità”.
Il titolo sarà preceduta dall’Operitivo in collaborazione con Cannavacciuolo Cafè&Bistrot Sabato 23 settembre alle 18 (evento sold out) e dalla terza puntata di Parole all’Opera, rubrica di approfondimento della Stagione del Teatro Coccia: Martedì 27 settembre alle 20 su Sipario Virtuale racconta Il Paese dei Campanelli il critico, storico conoscitore del mondo dell’operetta, regista e drammaturgo Andrea Merli. Nuovo appuntamento “virtuale” anche con Opera allo Specchio e la consulente d’immagine Pier Ancora che attraverso lo studio delle scene e dei costumi firmati da Anna Bonomelli racconta la scelta del colore, che ha ispirato il dresscode suggerito per il titolo: verde. Appuntamento a partire da venerdì 22 settembre alle 13 su Sipario Virtuale. Infine anche per questa produzione, come iniziato con Il Trovatore e per le future, l’artista Giulio Pedaci ha realizzato un’opera ispirata alla statua di Canova Amore e Psiche.
Biglietti dai 26,00 euro ai 50,00 euro.
Tutte le informazioni su www.fondazioneteatrococcia.it e presso la biglietteria del Teatro 0321233201.
La Stagione 2023 del Teatro Coccia è realizzata con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Comune di Novara, Fondazione Banca Popolare di Novara, Fondazione DeAgostini, Mirato SPA, Fondazione Cariplo, Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo.