Novara - Si è svolta a Roma, presso il Ministero dell'università e della ricerca, nel grande salone del consiglio superiore, la riunione della Conferenza nazionale dei direttori dei conservatori italianidurante la quale sono state effettuate le votazioni per il rinnovo della carica di presidente dello stesso organo che riunisce i 76 direttori di istituti superiori di studi musicali appartenenti al settore dell'Alta formazione artistico musicale (AFAM). Tra i due candidati, Daniele Ficola (direttore Conservatorio di Palermo) e Renato Meucci (direttore Conservatorio di Novara) la scelta dei colleghi è stata favorevole a quest'ultimo con 42 voti favorevoli contro i 26 dell'altro candidato. Tale risultato ha comportato dunque l'elezione al primo turno del nuovo presidente del sodalizio. La presidenza di questo organo comporta un impegno fondamentale nei rapporti con i vertici ministeriali e con alcuni parlamentari (soprattutto della VII commissione) che si stanno occupando attivamente del settore artistico e musicale e del superamento delle numerose criticità normative che lo riguardano. In particolare in questo momento in cui è sul tappeto un disegno di legge che rende statali tutti gli istituti musicali pareggiati fino ad ora sostenuti dalle casse degli enti locali e dei Comuni, notoriamente in grave sofferenza. Inoltre lo stesso disegno di legge, fortemente voluto dal governo, immette in ruolo la gran parte dei numerosi docenti precari che pur insegnano da molti anni in tali istituzioni.
Queste a tal proposito le dichiarazioni del neoeletto presidente, il prof. Meucci: “Mi sono candidato a questa carica perché credo fermamente nella Conferenza dei direttori ai cui lavori ho sempre partecipato durante il mio mandato, facendo parte del direttivo e ricoprendo la carica di vicepresidente. Vorrei guidare la fase conclusiva del processo di messa a regime del nuovo ordinamento didattico, accompagnando i Conservatori italiani nella fase di svincolo definitivo dal "vecchio ordinamento", vale a dire da un antiquato sistema di studio di impronta idealistica e crociana, che ha da sempre contribuito a mantenere i musicisti italiani al di fuori del mondo accademico. La figura del musicista a partire dall'inizio del XX secolo non è stata mai inquadrata in quella della cultura ufficiale italiana, che si è sempre tenuta alla larga dalla musica e dalla danza. Oggi i tempi sono maturi per un cambiamento radicale che comporti la costituzione di "poli" nei quali far convergere le più di settanta istituzioni di alta formazione musicale disseminate su tutto il territorio nazionale. Vorrei portare il settore a conquistare maggiore autonomia e considerazione. E vorrei farlo insieme con l'autorevole direttivo eletto nella stessa circostanza e formato dai direttori dei conservatori di Torino, Firenze, Cagliari, Bari, e dai due istituti pareggiati di Caltanissetta e di Livorno”.