Novara - “Storia e arte nel segno dei Bonfantini” s’intitola l’incontro di questo giovedì 25 ottobre alle ore 18 alla Biblioteca Civica Negroni in corso Cavallotti 6 all’interno dei “Giovedì letterari in biblioteca” con quadri, proiezioni e letture a cura dell’Istituto Storico Fornara di Novara. Si tratta di un ricordo fra Sergio Bonfantini, pittore degli scorci novaresi, e il nipote Massimo, semiologo scomparso di recente. In apertura un intervento di Giovanni Cerutti, direttore dell’Istituto Storico, e di Bertrando Bonfantini, dell’ultima generazione della nota famiglia novarese che ha dato nel corso del Novecento un grande contributo alle vicende politiche e culturali della città e della provincia. Una proiezione dei maggiori quadri del pittore Sergio Bonfantini sarà proposta da Salvatore Zingale. Gli organizzatori auspicano interventi di ricordo da parte del pubblico.
Giuseppe Bonfantini (Novara 1877-1955) è stato un politico e docente italiano. Figlio di Giovanni Bonfantini e Giuseppa Orighetti, compie gli studi classici a Novara e Torino, dove si trasferisce con la famiglia a sedici anni. Si iscrive alla facoltà di matematica e fisica, laureandosi nel 1899, divenendo assistente di Giuseppe Peano. Nel 1901 vince la cattedra di matematica all’istituto tecnico Ottaviano Fabrizio Mossotti di Novara.
S’iscrive al Partito Socialista Italiano nel 1895, è collaboratore del “Lavoratore” e conferenziere. Il 26 giugno 1910 viene eletto alle elezioni amministrative parziali consigliere comunale, poi amministratore dell’istituto Brera, membro della Commissione per la revisione dei conti dell’Ospedale Maggiore della Carità e membro della commissione d’inchiesta sul dazio e presidente della Lega provinciale dei Comuni socialisti.
Nel dicembre 1913 viene rieletto alle elezioni e ricopre inoltre il ruolo di assessore e vicesindaco dell’amministrazione Giulietti e, in seguito, di sindaco di Novara il 26 agosto 1915. Nuovamente rieletto sindaco nel 1920, ricoprirà tale carica fino al giugno 1922, quando gli squadristi De Vecchi occupano di notte il municipio e il giorno seguente il Prefetto lo depone per motivi di ordine pubblico e lo fa sostituire con un commissario; negli anni a seguire verrà più volte minacciato dai fascisti, soprattutto a partire dal 1925 quando viene eletto consigliere provinciale.
Negli anni successivi, l’opinione pubblica si scontrerà spesso con il regime fascista che tenterà a più riprese di togliergli la cattedra al Mossotti. Nel settembre 1927 gli viene sequestrata dalla polizia una circolare firmata da anonimi operai antifascisti residenti a Parigi, ed egli subisce una perquisizione che lo porterà al trasferimento, nonostante questa sia priva di esito. Il 1º ottobre 1929 viene trasferito al Regio istituto tecnico di Cagliari, il 19 agosto 1930 al Regio istituto tecnico di Pistoia e nel settembre 1930 al Regio istituto tecnico di Pavia.
Tornato a Novara, Bonfantini si rinchiuderà nella sua professione, limitandosi a frequentare una cerchia antifascista, fra cui il tenente colonnello Ernesto Bermani. Durante la Repubblica di Salò si ritira dall’insegnamento, cooperando alla lotta clandestina nella resistenza.
Dopo la Liberazione, Bonfantini diventa Provveditore agli studi per la Provincia di Novara. Tra il 9 e il 13 gennaio 1947 aderisce al Partito Socialista dei lavoratori italiani, passando in seguito all’Unione dei Socialisti il 7 febbraio 1948. Nella primavera del 1951 accetta la candidatura come indipendente nelle liste del PSI per le elezioni comunali e provinciali; per quattro anni ricoprirà la carica di Presidente della Provincia con i voti del PSDI, PSI e PCI. Nel giugno 1953 è candidato al senato nel Movimento di Unità Popolare, insieme a Ferruccio Parri e Antonio Greppi. Nel 1954 sarà impegnato nella battaglia per la cessazione degli esperimenti atomici e l’interdizione delle armi termonucleari.
Mario Bonfantini (Novara 1904-Torino 1978) è stato uno scrittore e critico letterario italiano. Figlio del sindaco di Novara Giuseppe Bonfantini e Maria Ferrari e fratello del deputato socialista Corrado Bonfantini, si laureò all’università di Torino con una tesi sul poeta barocco Giovan Battista Marino. Dal 1928 al 1930 diresse la rivista “La Libra”, di Novara; nel 1937 sposò Mary Molino. Antifascista fin dall’inizio del fascismo, sfuggì al campo di sterminio buttandosi fuori dal treno che lo portava in Germania il 22 giugno 1944. Si unì poi alla Resistenza, divenendo uno dei fautori della Repubblica partigiana dell’Ossola. Una volta terminata la seconda guerra mondiale, Bonfantini divenne professore di Letteratura francese, insegnando a Napoli e a Torino; si occupò prevalentemente di Stendhal e di Baudelaire, pubblicando alcuni volumi di traduzione e saggistica sui due autori.
Bonfantini, grazie all’amicizia con Mario Soldati risalente ai tempi della comune giovinezza torinese, partecipò anche al mondo del cinema, curando, in qualità di sceneggiatore, alcune importanti pellicole, tra cui due appartenenti al filone che venne poi definito calligrafismo, quali Piccolo mondo antico e Malombra. Altri film cui Bonfantini lavorò furono Tragica notte (1942) e, nel dopoguerra, Quartieri alti (1945, non accreditato), Daniele Cortis (1947) e Fuga in Francia (1948).
La biblioteca dello studioso, ricostruita in un’apposita sala con gli arredi originali, è depositata presso l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea Piero Fornara di Novara, in corso Cavour 15. I testi, catalogati e presenti sul catalogo on line dell’Istituto, sono consultabili in sede.
Sergio Bonfantini (Novara 1910-1989) ha iniziato la sua attività di pittore a Torino, nello studio di Felice Casorati. Del 1929 è la sua prima mostra alla Galleria Milano, presentata da Giacomo Debenedetti, dove espone ventisette quadri, fra cui La famiglia del bifolco, oggi alla Civica Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Dopo l’impegno nella Resistenza, in cui fu partigiano combattente, come i fratelli Mario e Corrado, nel 1948 è alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, alle quali faranno seguito numerosissime mostre personali in Italia e all’estero. Nel secondo Novecento l’esistenzialismo contadino di Sergio si incrocia con le trasparenze concettuali che culminano nella serie Blow up, dal 1968 in poi. Il virtuosismo del colore si affina fino alla Primavera sul Ticino del 1987. Dopo la sua morte, avvenuta il 22 gennaio del 1989, nasce per volontà testamentaria del pittore la Fondazione Sergio Bonfantini il cui intento è custodire e divulgare il vasto patrimonio artistico di questo maestro del Novecento italiano. Dal 30 maggio 2009 un’importante collezione di quadri della fondazione è visitabile come esposizione permanente nelle sale del palazzo comunale di Borgomanero. Altre opere della Fondazione Sergio Bonfantini sono visibili presso la Fondazione Achille Marazza di Borgomanero, nella Sala Bonfantini.
Massimo Achille Bonfantini, spentosi lo scorso 19 febbraio a Milano, si laurea alla Statale di Milano con Enzo Paci e Ludovico Geymonat con una tesi su Bertrand Russell; negli anni settanta inizia a collaborare con Umberto Eco all’università di Bologna, unendo la sua formazione filosofica agli studi semiotici. Qui inizia la traduzione degli scritti semiotici di Charles S. Peirce, usciti poi nella raccolta Semiotica nel 1980. Nel 1984 uscirà la seconda raccolta, Le leggi dell'ipotesi, e nel 2003 la raccolta completa nelle Opere. Come spesso ricordava Eco, Massimo si è gettato nell'impresa della traduzione, e dell'introduzione, degli scritti di Peirce “come un leone in amore”.
Nel 1986 dà vita, insieme al neurologo Renato Boeri, a Bruno Munari, a Eco stesso e ad altri studiosi, al Club Psòmega: “Una società di artisti, scienziati, filosofi per lo studio del pensiero inventivo e la pratica del vivere inventivo”. È di questi anni il suo volume più rappresentativo: La semiosi e l'abduzione (1987).
Dopo Bologna, Massimo Bonfantini ha insegnato prima all'Orientale di Napoli e in ultimo al Politecnico di Milano. Nell'ateneo milanese, nonostante la poca affinità con i suoi interessi filosofici, non si è mai sentito un estraneo. Al contrario, durante quel decennio sviluppa i temi dell'inventiva progettuale iniziata con il Club Psòmega e lo studio della storia degli oggetti come parte della storia politica e culturale.
Dopo l'insegnamento alla Scuola del Design, dedica uno studio altrettanto appassionato ai dialoghi di Platone, pubblicando del 2010 Platone, un libro che ripercorre dialogicamente tutti gli scritti del filosofo.
Negli ultimi anni la sua attività di organizzatore culturale, di seminari e convegni, si è nuovamente concentrata prima sul centenario della morte di Peirce (Su Peirce, 2015) e poi sulla Storia e sulle sue narrazioni e interpretazioni.
I “Giovedì letterari in biblioteca” sono promossi dai volontari del Centro Novarese di Studi Letterari e rientrano all’interno del progetto della Biblioteca Civica negroni-Comune di Novara “La comunità dei libri” con il sostegno della Fondazione Comunità del Novarese Onlus. Maggiori dettagli sono disponibili suwww.letteratura.it/novara.
Ricordiamo che tutti i martedì e giovedì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, il venerdì dalle 15 alle 18 e il sabato dalle 10 alle 12 è attivo il bookcrossing, scambio di libri nella Sezione Novarese.