Novara - «L’amore? È come l’ossigeno, che è si deve respirare per continuare a vivere». È con queste parole, sussurrategli in carcere da un ergastolano che inizia la meditazione che Ermes Ronchi offre al pubblico riunito venerdì 23 febbraio nella Basilica di San Gaudenzio per il primo Quaresimale dell’Anno Gaudenziano. E l’amore è al centro dell’esperienza di Maria che, prosegue Ronchi, «prima di dire il suo sì a Dio, ha detto a Giuseppe il suo sì di donna innamorata; infatti la scoperta dell’amore umano è esperienza mistica, che conduce a Dio, perché lì il tu diviene più importante dell’io, e si desidera la comunione». Un Dio, se è onnipotente e perfettissimo, lo si venera e obbedisce, ma si può giungere ad amarlo solo se si scopre di essere amati. Il “sì” che Maria risponde a Dio diventa plurale nell’unione con quello di Giuseppe. Ha così inizio una vita a due in cui Dio compie i suoi miracoli, perché «è nella coppia, in ogni coppia, che Dio compie i fatti più straordinari del suo amore, attraverso il dialogo, i drammi, i dubbi e gli slanci dell’amore», suggerisce padre Ermes. E Maria sperimenta una gioia incontenibile che si esprime nel Magnificat, un canto che le ispirato da Gesù, che sta crescendo in lei, «bambino dal corpo d’alba nella culla della notte, che è il suo grembo». Ma anche sotto la croce, quando le viene strappato ingiustamente il Figlio, Maria è chiamata a divenire ancora madre, superando il suo immenso dolore nell’offrire il suo amore e le sue cure a ogni seguace di Gesù. Ogni cristiano così è chiamato a riconoscere Maria come sua madre, per farsi educare da lei a compatire e a partorire vita. Imitando «Gesù che, per trent’anni, ha vissuto con la sua famiglia – conclude il vescovo mons. Franco Giulio Brambilla – imparando nel silenzio della vita a Nazaret tutte le parole in cui ha espresso il suo Vangelo».