Novara - Finalmente sono riuscito a vedere il reboot di Mortal Kombat, pellicola tratta dalla famosissima saga videoludica. Aspettavo questo film da molto, rimandato più e più volte causa pandemia. Avrei preferito vederlo al cinema (negli USA è uscito sia in sala che in streaming, da noi si può vedere su Sky e Now). N’è valsa la pena aspettare tutto questo tempo? Beh, non proprio. Il film parte davvero molto bene: siamo nel Giappone del 1647, dove Hasao Hasashi (Hiroyuki Sanada – 47 Ronin; Avengers Endgame) vive con la sua famiglia ,ma, in una giornata apparentemente tranquilla, vengono attaccati dal leader del clan rivale Bi Han (Joe Taslim – The Raid). Si accende subito un bellissimo scontro tra i due (il migliore, insieme a quello finale, dell’intera pellicola), dove ognuno utilizza al meglio il proprio stile di combattimento. Ovviamente non mancano i poteri speciali che caratterizzano i personaggi nel videogioco, e ne abbiamo un assaggio fin da subito. Passiamo quindi ai giorni nostri, dove Lord Raiden (Tadanobu Asano – Thor), sta radunando i combattenti che hanno il simbolo del dragone per fermare l’invasione della Terra da parte del Regno Esterno. Qui facciamo la conoscenza di alcuni dei personaggi che hanno decretato il successo della saga: Liu Kang, Kung Lao, Sonya Blade, Jax e Kano. Viene inoltre introdotto un nuovo combattente, Cole Young (Lewis Tan – Wu Assassins): sarà lui il vero protagonista del film. Purtroppo però il personaggio risulta poco riuscito e a malapena approfondito, secondo me la sua introduzione non era necessaria, dato che la storia di MK negli anni ci ha regalato una moltitudine praticamente infinita di combattenti, alcuni dei quali presenti nella pellicola. Avrei dato più spazio alla storia di Liu Kang e Kung Lao, approfondito Mileena, che appare così dal nulla senza una spiegazione o un piccola introduzione, dando per scontato che chi guarda il film sappia già chi sia. Così come quasi tutti gli antagonisti, a partire dallo stregone Shang Tsung, o il gigante Goro, che dura forse cinque minuti, o il vampiro Nitara. Alla regia troviamo il debuttante Simon McQuoid, che riesce comunque a regalarci combattimenti ben riusciti e ottime riprese dall’alto con paesaggi suggestivi. Per il resto fa il suo compitino in modo sufficiente. Come detto il film parte decisamente bene, purtroppo poi si perde un pochino: sceneggiatura debole, trama quasi inesistente e dialoghi banali, al limite del trash più basso e volgare (vedi Kabal). I combattimenti sono ben coreografati, anche se durano davvero troppo poco e sono ridotti al minimo indispensabile, ed è una grossa pecca, dato che, chi sceglie di vedere un film intitolato Mortal Kombat, è proprio quello che si aspetta. Anche la storia dei poteri, viene messa lì così, senza un reale motivo, ci sono e basta. Sarebbe stato interessante approfondire di più. Altra pecca sono i costumi, degni di un B-Movie, mi hanno ricordato molto quelli della prima serie dei Power Rangers.
Purtroppo questa pellicola ha tanti difetti, ma riesce comunque ad intrattenere, il combattimento finale ad esempio mi è piaciuto molto, e ovviamente non mancano sangue e tante scene splatter con tanto di Fatalities, che hanno reso celebre il videogioco fin dai suoi esordi. Troviamo molti fan-service: vengono inquadrati più volte i ventagli di Kitana, anche se di lei nemmeno si parla (però c’è la sorella Mileena), vediamo un’immagine di NigjhtWolf e alcune frasi simbolo dei personaggi. Le premesse per fare un buon film c’erano tutte, potevano prendere una delle innumerevoli storie dal videogioco, invece che crearne una nuova, dato il risultato ottenuto. Anche solo approfondire di più i personaggi sarebbe stato sufficiente, invece che buttarli lì a caso. Anche gli effetti speciali lasciano molto a desiderare, a parte qualche magia dei poteri di Sub Zero, che resta il personaggio meglio riuscito, sia per la storia, che per lo stile di combattimento molto fedele al gioco. Il finale resta aperto per un possibile seguito, sperando che il risultato sia migliore (non ci vuole poi molto).
Voto 5: nonostante i tanti difetti, intrattiene e diverte, ma purtroppo non basta.
Tiberio