Novara - Politico, giornalista, avvocato, dantista, professore universitario, intellettuale poliedrico, un grande novarese: esce un volume dal titolo Da Novara all’Italia. Carlo Negroni (1819-1896) nel bicentenario della nascita, a cura di Davide Bruno De Franco, Elisabetta Fiocchi Malaspina e Claudio Rosso (Interlinea, pp. 192, euro 25), in cui la figura di Negroni viene presentata nelle sue numerose sfaccettature. Il libro nasce da un convegno nel bicentenario della nascita a Novara e ricostruisce a più voci la storia del personaggio piemontese: dalla fondazione della Banca Popolare di Novara agli studi su Dante Alighieri, dalla sua dedizione ai meno fortunati all’insegnamento giuridico a Torino, senza tralasciare la sua notevole capacità negli affari. Quest’opera propone uno spaccato della vita in una città di provincia di fine Ottocento e permette di conoscere a fondo un protagonista che ha contribuito a plasmare Novara come oggi la conosciamo, ad esempio attraverso la fondazione dell’Opera Pia Negroni, ancora attiva, e il lascito di molti suoi averi, compresi il suo palazzo e i suoi manoscritti, alla biblioteca civica che oggi porta il suo nome.
Dopo un’introduzione di Claudio Rosso, un saggio introduttivo è dedicato all’eredità duratura di Carlo Negroni tra istruzione, volontariato e cultura (Antonio Poggi Steffanina); seguono saggi su Carlo Negroni dantista e accademico della Crusca (Claudio Marazzini), sugli interessi storici e letterari nei manoscritti della Biblioteca Civica di Novara (Maria Carla Uglietti), sulle vite parallele di due moderati nel carteggio Carlo Negroni-Ercole Ricotti (Frédéric Ieva). A Negroni e alla fondazione della Banca Popolare di Novara è dedicato il saggio di Paolo Cirri, mentre Giampiero Morreale si occupa dell’uomo d’affari dell’Ottocento. Altri focus sono: le «Scuole fuori» dell’Università con spunti per un approfondimento sulla didattica giuridica “decentrata” negli Stati sabaudi (Francesco Aimerito); Stato e Chiesa in una riflessione di Carlo Negroni (Andrea Pennini); Negroni e il regime giuridico delle acque (Elisabetta Fiocchi Malaspina) e infine le Carte Negroni conservate nell’Archivio di Stato di Novara grazie a un intervento archivistico nel solco della continuità (Davide B. De Franco).
Come scrive Claudio Rosso, dell’Università del Piemonte Orientale, nell’introduzione, «le molte carte archivistiche è auspicabile sperare che possano trarre ispirazione e alimento per future ricerche non solo gli studiosi del territorio novarese, ma anche quelli che vorranno allargare lo sguardo alle connessioni fra la piccola patria di Carlo Negroni e il più vasto mondo al quale egli e Novara si venivano sempre più saldando in quel secolo di irreversibili mutamenti».