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NEL GIARDINO DI EDEN, DOVE L’ALBERO È FONTE DI VITA

Il rabbino Robiati Bendaud e il Biblista Barbaglia alle “Questioni di Principio”

Novara - Non l’esplosione del big bang, ma «una “contrazione”, con cui Dio si ritrae per lasciare posto all’universo». È la spiegazione dell’Origine elaborata dalla mistica ebraica, proposta da rav Vittorio Robiati Bendaud sabato 24 gennaio a Novara presso l’Auditorium della Banca Popolare di Novara, all’incontro “In un albero c’è un violino d’amore” condotto da Lucia Iorio nel ciclo di conferenze “Questioni di Principio. Domande e riflessioni sull’inizio” proposte dall’Associazione Culturale Diocesana La Nuova Regaldi e Comitato per Passio in collaborazione con il Comune di Novara e la Fondazione Teatro Coccia. «Dio rinuncia così a essere onnipotente – spiega Robbiati Bendaud – e accetta il rischio di affidare all’uomo uno spazio di libertà, chiamandolo a una responsabilità radicale». È una concezione che convive nel pensiero ebraico con elaborazioni teoriche, che sposando la filosofia neoplatonica medioevale, «vedono nell’universo un’emanazione di Dio, pura essenza spirituale, da cui ogni realtà è generata in un degradare secondo sfere concentriche, fino al mondo terrestre, materiale ma anch’esso pervaso dallo spirito del Creatore». Ogni creatura è quindi sacra, e in particolare l’albero, che – prosegue Robbiate Bendaud – «consolida il suolo, preserva l’umidità del terreno e offre i frutti per il nutrimento dell’uomo. Per questo esso è scelto dalla Bibbia come simbolo di vita e della Legge di Dio, e come metafora dell’uomo giusto, che vive nel rispetto e nell’amore di questa Legge». È l’ideale della perfetta comunione con Dio, che don Franco Belloni, docente di Botanica, ha cercato di suggerire e rendere tangibile nell’armonia di forme e colori del “Giardino Spirituale”, realizzato nel parco dell’Istituto “G. Bonfantini” di Novara e mostrato al pubblico in una proiezione di immagini sui grandi schermi dell’auditorium. Una sorta di nuovo Eden, il giardino descritto dal libro della Genesi che – afferma don Silvio Barbaglia – «rappresenta il Tempio di Gerusalemme, da cui Israele è cacciato con la deportazione a Babilonia, e il racconto ne attribuisce la causa alla rottura dell’alleanza con Dio da parte di Adamo ed Eva, che cedono alla tentazione del serpente». Questi è stato interpretato dalla lettura cristiana come simbolo del Male, ma «nelle intenzioni originarie esso è simbolo dei culti idolatrici cananaici e delle arti divinatorie, in cui l’uomo cerca di carpire i segreti di Dio, invece che vivere la relazione con lui che assicura la vita». Il ritorno definitivo all’unione con Dio si compirà «nella nuova Gerusalemme, in cui l’albero della vita, collocato al centro della città, è sorgente di un corso d’acqua, lungo il quale sorgono alberi che danno frutti in ogni mese dell’anno». È il trionfo della vita, rinnovata da Dio.