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PETRICICH TORNA IN SCENA A NOVARA CON LA TOMBA DEL GUERRIERO

John Alexander Petricich

Novara - Il 1° giugno segna il ritorno sulle scene di Novara, dopo anni di assenza dai palcoscenici cittadini, di John Alexander Petricich, regista ed attore teatrale, noto ai più principalmente per la lettura ininterrotta della Divina Commedia in dodici ore in piazza Martiri nel 2008, e menzionato, recentemente, anche per altre vicissitudini. Da ultimo, suo è il consenso nazionale di pubblico e critica ottenuto a Milano con il “ciclo Strindberg”: in successione sono stati diretti ed interpretati “Il legame”, “Il sogno”, "La danza della morte”, “Il padre”, tutti allestimenti già oggetto di studio presso l’Università degli Studi di Milano; il ciclo ha potuto fregiarsi dell’Alto Patrocinio dell’Ambasciata di Svezia. Protagonista di una ricerca personale drammaticamente vissuta su autori introspettivi, tormentati, ossessivi quali Strindberg, Ibsen e Testori, si può dire che Petricich non interpreti i personaggi che porta in scena, di persona o negli attori che dirige, bensì che a questi personaggi egli faccia interpretare sé medesimo, in una sovrapposizione altalenante, dai confini non ben delineati, tra la realtà oggettiva e soggettiva, tra la storia scritta e la storia in divenire. Non a caso la successione delle sue produzioni teatrali ricalca la sua biografia: come in Strindberg, Petricich recita le vicissitudini della propria vita biografica, così ne “La tomba del guerriero” di Ibsen, in scena sabato 1° giugno alle ore 21 all’Auditorium Fratelli Olivieri del Conservatorio Cantelli, l’attore-regista trasfonde la propria percezione della paternità come rinuncia di sé a favore dei figli, non solo per umano  amore individuale, ma anche “per il superamento dell’aridità in favore di una ragione dell’essere umano invisibile – il suo spirito – che riporta una vittoria di speranza”. Sono parole di Petricich stesso, pregne di sfumature indefinibili che rendono impossibile riprodurne altrimenti il significato, sature della sofferenza esperita e sublimata del guerriero che seppellisce la sua veste più gloriosa e distruttiva, le armi in Ibsen, per trasformarsi nel silenzioso e misconosciuto custode del futuro del figlio. Ma qual è il momento in cui si smette di essere un soldato di professione, la cui vocazione è la guerra? Il centro dell’interesse è lo scontro generazionale. Non sappiamo cosa attende i giovani: ma i padri si sono sacrificati, e loro – i figli - sono liberi, del tutto, di celebrare il loro futuro e di auto-determinarlo. Questa è la storia di un padre che ritrova il figlio mentre il figlio, ignaro, cerca l'assassino del padre che crede morto. E che continuerà a credere morto.. Nell'incontro faccia a faccia si compie il superamento del passato e si apre un futuro che germoglia da nuovi valori. E’ già alle porte l’affermazione di una nuova civiltà.

Un Ibsen raro, lirico, che ha già la stessa originaria forza di poeta che lo vedrà indimenticato ed indimenticabile autore di capolavori assoluti e di immortali opere di poesia. Un atto, tragico, che ci restituisce l’importanza della comunicazione attraverso le parole e lo scambio, faccia a faccia, unico possibile, invece di altro:  che potrebbe essere forse linguaggio, ma non è comunicazione. Tutto ciò avviene, come in sogno, nell’esperienza catartica della detenzione sulla stessa isola che si voleva conquistare.  La tomba del guerriero è un carcere. 

Ed è in carcere, nella catarsi, che viene generata la regia di "In exitu" di Giovanni Testori, il cui debutto, previsto per sabato 25 maggio, si è ridotto all'ultimo momento ad una rappresentazione privata, per impedimenti legati ai diritti d'autore.

Per  “La tomba del guerriero”, di Henrik Ibsen, il debutto, in prima nazionale, è a Novara, il 1 giugno alle 21, presso l'auditorium Fratelli Olivieri del Conservatorio Cantelli, prima di proseguire per il Teatro del Carcere di Bollate, per Milano, Forlì e Firenze. Come sempre, l’evento è autoprodotto dal Teatro Popolare Italiano – realtà fondata dallo stesso Petricich, a Novara, più di vent’anni fa.