Novara - «Ma già volgeva il mio disìo e il velle... l'Amor che move il sole e l'altre stelle». E mentre in piazza Duomo riecheggiano ultime le parole del XXXIII canto del Paradiso di Dante, interpretate da Lucilla Giagnoni, cadono i veli posti a coprire la grande immagine installata sul fianco del Duomo ottocentesco: un affresco raffigurante una Trinità in croce, riprodotto in una gigantografia di 10 metri di altezza, che "riempie" la piazza di una presenza sacra. È il momento culminante dell'apertura ufficiale di "Passio. Cultura e arte attorno al mistero pasquale", il progetto che, con cadenza biennale, chiama la Chiesa e la società della diocesi di Novara a riflettere intorno al mistero pasquale e alle sue declinazioni nella vita, nella cultura e nell'arte. E l'arte a Novara è la protagonista di una mattinata che, mercoledì 22 febbraio, vede il mons. Franco Giulio Brambilla – vescovo di Novara – e d! on Silvio Barbaglia – ideatore di Passio – presentare, insieme con gli autori e curatori don Tino Temporelli, Luca e Paolo Tanduo e Fiorella Mattioli Carcano, tre mostre allestite nel comprensorio del Duomo: "Apostoli e Padri della Chiesa nell'arte sacra del Novarese", "L'Unità d'Italia, una storia di persone e di idee" e la mostra "Trinitas", realizzata – quest'ultima – appositamente per Passio su immagini della Trinità del territorio novarese. «Bisogna sconfiggere l'idea che questo fosse il modo antico con cui alla gente incolta si presentava la fede attraverso le immagini, mentre noi potremmo presentarla solo attraverso la parola – afferma mons. Brambilla –. Noi infatti abbiamo bisogno di parola, di immagini e musica, cioè di tutti i linguaggi con cui non solo la nostra testa, ma il nostro corpo e i nostri sentimenti vengano animati. La Trinità in croce raffigurata in queste im! magini ci rivela come la vita si dia solo nella relazione, in una unità che si realizza non a spese della diversità, ma attraverso la diversità». Ed è una provocazione alla vita, alla vita quotidiana, quella che Passio intende suscitare, nei tempi di Quaresima e di Pasqua di quest'anno, chiamando a riflettere sul tema della paternità di Dio, espresso nel titolo Abbà, un Dio papà dell'edizione 2012 del progetto. Perché – spiega don Barbaglia – «abbiamo tutti bisogno di un substrato di speranza, di una luce interiore, per vedere luce anche nella realtà che ci circonda. Rivolgere il pensiero e gli affetti a un Padre divino, che ci ama e ci rigenera a vita nuova, è una provocazione salutare per tutti, credenti e non credenti, chiamati a misurarci con le difficoltà della vita e con le nostre fragilità». L'immagine della Trinit&agrav! e; resterà esposta in piazza Duomo per 70 giorni, fino al 29 aprile, come richiamo alla dimensione paterna di Dio e dell'uomo e come invito a riscoprirsi "figli".