Novara - Presso la Biblioteca Universitaria di Genova in via Balbi 40 - all’interno della rassegna “Voci alla ribalta” organizzata da Genova Voci come parte del XXIII Festival Internazionale del Doppiaggio - Pro Loco Novara ha inaugurato l'8 novembre, la mostra dell’artista novarese Paolo Colombo dal titolo: “Dalla torre di Stephen alla stanza di Molly”, con l’esposizione di 25 dei 111 dipinti realizzati su quest’opera. Il progetto nel suo complesso ha il sostegno del Comune di Genova attraverso il bando Genova Città dei Festival, i partner Iren e Coop Liguria, ed è realizzato in partnership con la Biblioteca Universitaria di Genova. Nello specifico l’evento dell’8 novembre gode del patrocinio della Provincia di Novara, di Unpli Provincia di Novara e del Consorzio Pro Loco di Genova. La volontà è quella di celebrare con un evento artistico un anniversario importante: i 100 anni della pubblicazione dell’Ulysses di James Joyce.
L’evento è stato salutato con enfasi dal Direttore della Biblioteca Universitaria, Paolo Giannone, che si è detto molto soddisfatto sull'utilizzo dei prestigiosi spazi della biblioteca quale luogo d’incontro fra arti e attori culturali diversi. Il Presidente della Pro Loco Novara, Caterina Zadra, si è detta molto orgogliosa di presentare - in questo prestigioso contesto culturale e architettonico - un artista del quale tutta la città di Novara è riconoscente per il minuzioso lavoro anche intellettuale oltre che artistico e ricorda i graditi patrocini della Provincia di Novara, di Unpli Provincia di Novara e del Consorzio delle Pro Loco di Genova. Il Presidente di quest'ultimo, Enrico Mendace, si è detto felice di aver dato il patrocinio a questa iniziativa che unisce idealmente due territori per questa importante mostra nel cuore antico di Genova.
L’artista Paolo Colombo così descrive il suo rapporto col testo Joyciano: “ha avuto in me esiti imprevedibili e sorprendenti: interesse, stupore, desiderio di comunicare e condividere le mie sensazioni, trasformando i lettori in watchers... ho intrapreso il mio viaggio vagando da una scena all'altra non come un lettore ma come uno spettatore con l'occhio attento, teso a catturare i dettagli più onirici, inaspettati, improbabili, sorprendenti. Leggi dei segni e, quasi inconsapevolmente, li vai a tradurre sullo schermo della tua fantasia. Ed è così che ho tessuto una storia, come un viaggio insieme a persone e cose; una storia che ognuno può rivivere e intrecciare alla propria, e magari, raccontare ad altri, per dare inizio ad un numero infinito di storie.”
A seguire “L’Ulysses di Joyce in mezzora. Voci per tutti e per Nessuno”, momento nel quale la videoproiezione dei dipinti dell’artista è stata scandita dalla lettura polifonica di citazioni del testo originale con le quattro traduzioni italiane, scelte fra quelle ad oggi disponibili e consultabili in Biblioteca, attraverso le voci narranti Bettina Banchini, Antonio Carletti, Paolo Lazarich e i poeti di Genova Voci Carlo Michele Marenco, Alberto Nocerino, Luca Valerio con gli interventi musicali di Alessio Anelli. E’ stato quindi proiettato un interessante video a cura di Emilio Bertocci e Alberto Nocerino sul patrimonio conservato alla Biblioteca Universitaria, che offre una misura di quanto l’opera di Joyce sia stata recepita in Italia, presentando volumi molto antichi presenti in archivio fino a quelli più recenti. E’ stata data voce anche al genovese Marco Marzagalli, autore di una nuova traduzione dell’Ulisse nel 2021 annoverata fra le traduzioni moderne riconosciute dal mondo accademico.
In occasione del finissage della mostra, il 7 dicembre, è prevista una conversazione conclusiva di Paolo Colombo con Massimo Bacigalupo (Università di Genova). Con l’occasione saranno presentati due produzioni audiovisive: “IIl Bordello/Circe –15° episodio”, mediometraggio di Carlo Michele Marenco e una proiezione delle opere di Paolo Colombo relativo alle opere in mostra, con una voce narrante in lingua originale.
L’Ulyssess di James Joyce compie quest’anno i 100 anni dalla pubblicazione
Cento anni fa, il 2 febbraio 1922, la prima copia di “Ulisse” fu messa nelle mani di James Joyce, che quel giorno compiva quarant’anni e poteva dirsi soddisfatto di quello che verrà ricordato come il capolavoro della sua vita. Un romanzo di 735 pagine scritto fra Trieste, Zurigo e Parigi dal 1914 al 1921. Nella stesura ebbe supporto e aiuto dal suo amico Ezra Pound che con maestria sforbiciò gran parte del manoscritto. Una coraggiosa donna americana espatriata a Parigi, Sylvia Beach della libreria Shakespeare and Company fondata nel 1919, si propose come editore di quest’opera. Durante gli anni '20, il negozio di Beach e la biblioteca erano un luogo di ritrovo per molti scrittori e poeti allora aspiranti e famosi come Ezra Pound, Ernest Hemingway, James Joyce, F. Scott Fitzgerald, e altri. Quest’opera divenne immediatamente rivoluzionaria, è tutt'ora uno spartiacque nella letteratura contemporanea: i fattori furono molteplici e bisognerebbe analizzare in dettaglio il periodo nel quale si inseriva il romanzo, fra le teorie sull’io ed il sé di Freud e il cubismo di Picasso (di quell’anno “Due donne che corrono sulla spiaggia”). James Joyce gioca con le parole e inizia a sperimentare. In questo procedere rivoluziona il concetto del tempo e quello del flusso di coscienza, la libera espressione di pensieri così come si affacciano alla mente del protagonista nella veste di monologhi interiori.
Ulysses - Quest'opera difficilmente può essere riassunta, dovrebbe essere letta e riletta nella sua complessità. Per il lettore ignaro diamo alcuni spunti: Joyce narra la storia di un giorno in particolare, il 16 giugno 1904, collocando gli accadimenti a Dublino con inizio del testo all’alba e la fine in piena notte. Il corpo scenico è la storia di un pubblicitario ebreo irlandese, Leopold Bloom – Ulisse – che vaga per la città in cerca di clienti. La moglie Molly – Penelope - riceverà alle quattro del pomeriggio il suo impresario per discutere di affari ma anche per provare emozioni al pianoforte e a letto e di questo Bloom ne è consapevole. Stephen Dedalus – Telemaco – tiene lezione a scuola, disquisisce sull’ Amleto nella Biblioteca Nazionale, finendo nel quartiere a luci rosse dove viene tratto in salvo da Bloom, che lo conosce appena ma lo invita a casa sua per accudirlo. L’opera finisce col monologo di Molly, apice dell’estro di Joyce.
Tanti i detrattori dell’opera in questi lunghi cento anni. Thomas S. Eliot, uno degli estimatori più entusiasti, scrisse: "È un libro nei confronti del quale siamo tutti debitori e dal quale nessuno può prescindere".