Novara - La programmazione d’Opera della Stagione 2023 del Teatro Coccia prosegue Venerdì 20 e domenica 22 ottobre con una doppia rappresentazione frutto del progetto DNA Italia: l’opera di Gioachino Rossini L’inganno felice, preceduta dalla nuova composizione in prima mondiale a firma di Federico Biscione, Cavilli ovvero L’Infelice inganno. Nato a Dicembre 2021 con La Cambiale di Matrimonio di Gioachino Rossini, proseguito nel 2022 con Valigie d’occasione di Joe Schittino e L’occasione fa il ladro di Gioachino Rossini, il progetto quinquennale DNA Italia continua il suo percorso.
Il progetto ideato dalla Fondazione Teatro Coccia di Novara porta in palcoscenico giovani provenienti da ogni parte del mondo, con un format tutto Italiano: l’opera buffa nel segno di Rossini.
Si parte dalla produzione delle cinque farse rossiniane: La cambiale di matrimonio, L’occasione fa il ladro, L’inganno felice (per l’appunto), La pietra del paragone, Il Signor Bruschino, prodotte una all’anno per attivare tutte le professioni che gravitano attorno al teatro d’opera: cantanti, maestro collaboratori, registi, macchinisti, sarte e costumisti. Tutti in palcoscenico per crescere sotto l’occhio attento di grandi professionisti del settore.
Nulla è più internazionale dell’opera lirica italiana, riconosciuta e cantata in tutto il mondo, da cantanti di ogni nazionalità. La farsa rossiniana e la figura di Rossini sono un tale valore nel patrimonio nazionale che non solo meritano di essere portate in scena, ma per la loro matrice, tramandate e rivitalizzate.
A rafforzare l’idea che l’opera buffa abbia ancora oggi una grande forza comunicativa e che sia ancora un linguaggio attualissimo, ogni anno viene commissionata dal Teatro Coccia una nuova opera buffa a compositore, messa in scena prima della farsa rossiniana in serata unica, con lo stesso cast, lo stesso organico orchestrale e con una connessione logica alla farsa che segue nella drammaturgia.
Nel 2023 va in scena Cavilli ovvero L’infelice inganno di Federico Biscione, che firma anche il libretto, da un’idea di Stefano Simone Pintor, la regia è di Matteo Anselmi, scene di Matteo Capobianco, costumi di Silvia Lumes, luci Ivan Pastrovicchio, la direzione d’Orchestra di Luciano Acocella, Orchestra Classica di Alessandria. Il cast dei cantanti è selezionato all’interno del giovani allievi del corso di RossiniLab - nato in seno al Conservatorio Cantelli di Novara sotto la guida del Docente Coordinatore Giovanni Botta - come interpreti, in collaborazione con l’Accademia dei Mestieri dell’Opera del Teatro Coccia - AMO. In scena Lorenzo Liberali interpreta il ruolo di Ormondo nell’opera di Rossini e di Giovanni Barra in quella di Biscione, Barbara Massaro è Isabella nell’Inganno felice e Bruna Praticò in Cavilli, Bryan Sala è Batone in Rossini e Tino Cicchetti in Biscione, Tarabotto dell’Inganno felice è interpretato da Ranyi Jiang, che sarà il Signor Sampietro in Cavilli ovvero L’infelice inganno. Accanto a questi spicca la voce di un grande interprete quale Chuan Wang che è Bertrando in Rossini e Vittorio Di Giuseppe in Biscione.
Di Cavilli ovvero L’infelice inganno, commedia surreale in sette scene, racconta l’autore Federico Biscione: “Questa breve opera completa una serata rossiniana in cui si mette in scena L’Inganno felice, una delle cinque “farse” composte da Rossini in giovanissima età, e che posero rapidamente il Pesarese all’attenzione dei maggiori teatri europei. Mi sono dunque posto il problema di presentare qualcosa che fosse complementare a questo pezzo rossiniano, in verità non propriamente buffo ma più che altro di mezzo carattere, e che con questo condivideva necessariamente l’organico vocale e strumentale. Ho dunque cercato di elaborare un lavoro che presentasse, attualizzati, alcuni aspetti caratteristici del teatro buffo di Rossini, in primis una certa astratta follia dei personaggi, che presentano stranezze, caparbietà e fissazioni di cui è peraltro assai facile trovare esempi concreti nella nostra vita di tutti i giorni. In Cavilli sono rappresentate dunque situazioni grottesche che ognuno di noi conosce per esperienza diretta, rappresentate in una forma caricaturale in cui l’ironia intenderebbe tanto esorcizzarne la sgradevolezza, quanto stigmatizzarne la contraddittoria essenza di assurdità e realtà allo stesso tempo. Al centro della vicenda abbiamo dunque un’entità astratta, la Burocrazia, che offre ai diversi personaggi stoffa diversa per le diverse esperienze di vita (più o meno negative, in qualche caso disastrose): ben lungi dall’esser la burocrazia un soggetto neutro – come dovrebbe – vedremo come attraverso cavilli si trasforma in un infelice inganno in quanto strumento della follia personale (ma poi anche collettiva) dei cinque personaggi, in un’escalation iperbolica al termine della quale si potrà avere il sospetto che un certo contagio possa arrivare a lambire addirittura una sfera ultraterrena… Dal punto di vista strettamente musicale – prosegue Biscione - è necessario menzionare i problemi dei linguaggi musicali contemporanei (e della loro fruibilità), connessi a quelli dell’approccio alla forma del teatro musicale. Nessuno può pretendere di avere in tasca la soluzione a questioni di così ampia portata: per conto mio ritengo fruttuoso (e direi anche civile) fare ricorso a un linguaggio musicale mediano, che accolga cioè lo spirito del tempo tenendosi lontano tanto dalle secche di una certa afasia sperimentalista, quanto dal ricorso a un certo citazionismo, soluzione a volte un po’ semplicistica per un problema tanto complicato. Per quanto riguarda la forma teatrale, opto decisamente per una concezione che deriva più dall’idea di dramma musicale che di opera, ove l’eloquio generale tende a tralasciare architetture musicali e drammaturgiche precostituite (i pezzi chiusi), ma si sforza soprattutto di illuminare il senso di quello che i personaggi vanno esprimendo, sottolineandone l’intenzionalità profonda e le implicazioni teatrali: ne risulta un continuum in cui non si può parlare di opposizione tra recitativo e aria, sebbene alcune espansioni liriche si concentrino soprattutto sulla descrizione del carattere di un personaggio, o sul racconto della sua storia e delle sue convinzioni: questi momenti possono in qualche modo ricordare un’aria, beninteso collocata in un momento in cui l’azione generale la giustifica o la rende necessaria. Parimenti il libretto, allo scopo di servire alle necessità dell’azione e alla psicologia dei personaggi, è composto in versi sciolti ma di sorvegliata ritmicità, non organizzati in strofe e con rime solo occasionali”.
Ma che cosa racconta Cavilli ovvero L’infelice inganno? All’Istituto Mondiale della Previdenza Sociale (IMPS) opera un ufficio dedicato alla risoluzione di tutte le (molte) pratiche che per un motivo o per un altro si sono inceppate, incagliate, o perdute. Questo ufficio, che è per molti l’ultima spiaggia per ottenere ad esempio una pensione, o un assegno di invalidità ingiustamente negati, è affidato a un’impiegata che per puro sadismo si diverte a bocciare pretestuosamente qualsiasi istanza. Già molte sono le sue vittime, quando un sindacalista (di lei innamorato), approfittando delle proprie conoscenze e sperando di farle cosa gradita, le procura un prepensionamento d’oro con effetto istantaneo. Visto che l’ufficio era per lei l’unica ragione di vita, e quasi sotto choc per la tremenda notizia, l’impiegata si ritrova poco dopo a vagare in strada, dove un clochard ubriaco la riconosce, e in quanto causa della rovina della propria vita le si avventa contro brandendo un coltellaccio. Un attimo prima che il proposito omicida si compia, un fulmine prende in pieno l’impiegata. Nella sala d’aspetto presso lo sportello UAU (Ufficio Accesso Ultraterreno) entra l’impiegata (tutta bruciacchiata), e vi trova il sindacalista (che ha un coltello nella schiena). Sopraggiunge poi lo straccione (sul cui abito si riconoscono impronte di pneumatici), che, come racconta, dopo il fulmine ha scaricato la propria furia omicida sul primo che gli capitasse, e riconosce il proprio coltello conficcato nella schiena del sindacalista. L’ultima cosa che ricorda, in seguito, è che stava attraversando una strada… Si apre lo sportello UAU, e compare il titolare, sig. Sampietro: promette a tutti una pratica sicura, pulita, semplice, niente moduli da riempire ecc. Ma al momento di concludere, ognuno dei convenuti si rifiuta di firmare, e a turno cominciano a tirar fuori rivendicazioni e lamentele per le varie ingiustizie subite in vita, delle quali pretendono soddisfazione… Si aggiunge da buon ultimo anche l’uomo che l’IMPS aveva dichiarato morto anzitempo (che apprendiamo essere l’investitore del clochard): sostanzialmente a nessuno va giù il fatto puro e semplice di non essere più in vita, e con la scusa della propria iniqua sorte ognuno si rifiuta di firmare la pratica UAU. Ne scaturisce una bagarre sempre più insostenibile, al termine della quale il sig. Sampietro, dopo aver inutilmente cercato di sedare gli animi, si impone su tutti e al colmo della sopportazione dichiara che chiuderà l’ufficio. Ma una voce soprannaturale zittisce tutti con un tremendo ululìo, parlando una lingua incomprensibile di sole vocali. Terminata la “comunicazione”, il sig. Sampietro (l’unico che abbia potuta decifrarla) dichiara tristemente che non gli è consentita pensione, né ferie tantomeno, per l’eternità. Riprendendo dunque il suo aplomb, e incurante della baldoria degli astanti (contenti per lo smacco da lui patito), Sampietro ritorna dietro la scrivania e riprende le pratiche, ma stavolta respingendole soddisfatto una ad una, con un timbro: i convenuti, nonostante le proteste, vengono tutti rispediti indietro per un altro giro in quell’inferno chiamato “mondo”.
Matteo Anselmi descrive così il suo lavoro di intreccio visivo tra le due opere: riguardo a Cavilli commenta “Scoprire di poter guardare la vita da angolazioni diverse, quando la routine della quotidianità improvvisamente viene rotta da qualcosa di inaspettato. Così ti trovi a fronteggiare quelli che gli uomini chiamano cavilli, ma che se li osservi attentamente assomigliano a svolte, a cambi di vita. I personaggi nel loro mondo surreale, che poi assomiglia un pò anche al nostro, si accendono camminando al confine tra la vita e la morte in uno spazio in cui tutto sembra più grande di quello che è. O forse, basta solo osservarlo da un’altra prospettiva?”
E per L’inganno felice “In uno spazio ai confini del mondo si erge una struttura che sospende il tempo e l’azione di una vicenda avvolta nel mistero. Tra macchie di petrolio e spedizioni politico/economico, una donna affronta la solitudine avvolta da un mistero rinchiuso per dieci anni. La necessità di nascondere la propria identità, si frappone al desiderio di sfogare la frustrazione di chi da innocente, vive nel ricordo d’amore. Nella speranza che le carte vengano svelate, i veli caduti e la giustizia compiuta”.
Biglietti dai 16,00 ai 30,00 euro in vendita sul sito del teatro www.fondazioneteatrococcia.it e presso la biglietteria del Teatro.
Per gli abbonati alla Stagione Opera e Danza 2023 biglietti a 10 euro.
La Stagione 2023 è realizzata con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Città di Novara, Fondazione Banca Popolare di Novara, Fondazione DeAgostini, Fondazione Cariplo, Fondazione CRT, Fondazione Compagnia di San Paolo, Mirato, Techbau (sponsor dell’Accademia AMO). In collaborazione con Atl - Agenzia di Accoglienza e Promozione Turistica Locale Provincia di Novara, Novara Dance Experience e la partnership di Conservatorio Guido Cantelli, RossiniLab-Cantelli, STM- Scuola del Teatro Musicale.