Pernate - Un progetto rivolto ai ragazzi e che vede protagonisti i ragazzi. Al ciclo di iniziative “Prova a prendermi. Desideri, paure e inquietudine dei giovani” il Cinema Teatro Sant’Andrea di Pernate partecipa con tre momenti. Il secondo è in programma sabato 19 maggio alle 21.15: sul palco di via Turbigo 8 i ragazzi dell’Oratorio di Sant’Agabio metteranno in scena il musical “Pinocchio”. Gli eventi sono in programma a livello nazionale, tra marzo e novembre, sotto il cappello dell’Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) e della Cei (attraverso l’Ufficio Comunicazioni Sociali e la Fondazione Comunicazione e Cultura) in preparazione al Sinodo sui giovani: in tutto il Paese 50 Sale della Comunità e 10 Circoli del Cinema ospitano le manifestazioni. Sabato il prossimo appuntamento. A coordinare l’allestimento teatrale è Andrea Ciampi, studente della STM di Novara come altre due ragazze della compagnia: nel gruppo, molto affiatato, c’è chi ha già dimestichezza con il palco e chi frequenta questo mondo per la prima volta. Lo spettacolo è nato sotto la supervisione di don Andrea Vigliarolo, responsabile degli Oratori di Sant’Agabio e Pernate. Una ventina di giovani, dalla prima alla quinta superiore, di Sant’Agabio e di altre zone della città. «La versione che portiamo in scena – spiegano i ragazzi durante le prove – è quella della Compagnia della Rancia, firmata da Saverio Marconi con le musiche dei Pooh. Siamo partiti a settembre da un nostro sogno che abbiamo sviluppato con grande entusiasmo: l’idea era nata qualche anno fa e poi è stata accantonata, ora l’occasione del progetto “Prova a prendermi” ci ha dato la possibilità di concretizzarla. La storia è quella del romanzo di Collodi, ma il nostro spettacolo è ambientato negli anni Sessanta. Rispetto all’allestimento originale abbiamo tagliato qualche canzone per alleggerire il musical. Abbiamo chiesto a don Andrea di supportarci e la sua disponibilità è stata massima: piena collaborazione da parte sua e anche la disponibilità dell’Oratorio di Sant’Agabio per le prove. Nostre le coreografie, scenografie e costumi in parte nostri e in parte concessi in prestito dalle Compagnie Oratorio Sacro Cuore e Musical Box Borgomanero.Abbiamo conservato gli adattamenti del musical della Compagnia della Rancia rispetto alla trama originale di Collodi: per esempio c’è Angela, solare e frizzante, e così la mamma di Pinocchio si divide tra lei e la Fata Turchina. Abbiamo invertito il maschile e il femminile del Gatto e della Volpe e scelto di affidare la parte di Pinocchio a una ragazza. Una bella sfida per noi ragazzi, ma siamo pronti ad andare in scena. E soprattutto a dare il massimo per ottenere la prestazione migliore». Eccoli tutti i protagonisti che recitano, cantano e ballano: Arianna Codiniè Pinocchio, don Andrea Vigliarolo Geppetto, Alice Feré Angela, Lorenzo Panessa Lucignolo, Johanna lamm il Grillo, Gaia Palazzo e Andrea Ciampi il Gatto e la Volpe, Silvia Giannotta la Fata Turchina, Matteo Norrito Mangiafuoco. Poi le comparse: Laura Caliò,Francesca Petagine,Isabel Feré,Riccardo Negrini,Martina Suero,Alessandro Crippa,Dario Kurmaku,Mattia Poli eMatteo Pignataro. Aiuto tecnico Michele Bani, microfoni Roberto Mercalli, luci Giorgio Gallese, costumi Nicoletta Stranieri, collaboratrice suor Michela Crevacore. Di grande valenza per don Andrea lo strumento del teatro in un contesto giovanile: «La scelta del teatro in una ottica educativa porta alla consapevolezza di se stessi, fa emergere i talenti, crea il gruppo e rafforza i legami». Appuntamento sabato 19 maggio alle 21.15 con ingresso libero. E venerdì 25 maggio, sempre alla stessa ora, il progetto si concluderà con la proiezione del film “The Circle” di James Ponsoldt, ultimo atto di “Prova a prendermi”. Filo rosso, “Il senso di sé nell’epoca della condivisione globale”: la pellicola è un mix di alta tecnologia e social media, una sorta di Google + Facebook + Amazon + Apple, e viene raffigurato da Dave Eggers, autore del romanzo alla base del film di cui è anche sceneggiatore, e dal regista James Ponsoldt come una società al limite del distopico perché richiede ai suoi dipendenti una “trasparenza” che è accesso indiscriminato a ogni dettaglio della loro vita personale.