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Sotto la neve, il pane: conferenza all'Istituto Bonfantini

Novara - Lunedì 10 marzo alle ore 10 presso la sala auditorium dell'Istituto Agrario Bonfantini, in collaborazione con Archivio delle Donne in Piemonte, l'Associazione Psicologia Utile ha tenuto una Conferenza dal titolo "Sotto la neve pane", citazione di un vecchio proverbio contadino che evidenzia come il seme non gela sotto la coltre di neve, germoglia per poi diventare frumento. Pane come simbolo di saggezza antica, la saggezza delle nostre nonne che attorno ad un focolare narravano le nostre radici. La conferenza è stata l'occasione per aprire un dibattito sull'importanza delle radici, anche al femminile. Tra i relatori: Dottoressa Elena Mastretta, Dottoressa Barbara Camilli, Dottoressa Emiliana Losma e la Dottoressa, stella del’ NBA al femminile Clarisse Machanguana. Moderatrice: Professoressa Nuccia Calloni. La conferenza si è aperta con un intervento della dottoressa Losma sull’importanza del recupero della memoria al femminile: l’Archivio Donne Piemonte ha lo scopo di vedere la storia al femminile in quanto, come afferma anche la dottoressa, la storia non l’hanno fatta solo gli uomini, come invece appare, solitamente, nei libri di testo. Il lavoro dell’Archivio è proprio quello di ricollegare le storie (messe a tacere dal potere maschile) delle donne che hanno contribuito al fare la storia, in vista anche della necessità di porre in primo piano il tema della parità e del rispetto della diversità (non solo di genere, ma anche di etnia, religione, credo politico, ecc.).

E proprio il tema della diversità prepara i ragazzi alla visione di una parte del film-documentario girato da Remo Schettino che dà il titolo alla conferenza, girato in Belvedere, nelle Langhe. Il film è una raccolta di testimonianze di diverse persone che hanno avuto un ruolo centrale nella comunità. Come stimolo alla riflessione per i ragazzi dell’istituto agrario Bonfantini vengono prese in esame le interviste a tre donne molto diverse, anziane, coetanee. Grazie agli interventi della dottoressa Mastretta (storica) e della dottoressa Camilli (psicologa), i ragazzi vengono invitati a partecipare attivamente al dibattito, puntando la loro attenzione sul tema delle “radici”.

"Come una mamma insegna al suo uccellino a volare, se non c’è una mamma, l’uccellino non vola- ci dice Andrea – Io sento di avere delle radici: i miei genitori mi hanno insegnato ad affrontare i problemi… Io ascolto i problemi che ci sono in famiglia e cercherò di non vivere quei problemi in futuro perché so come affrontarli".

I vissuti familiari di ciascuno di noi lasciano “solchi neuronali”, spiega la dottoressa Camilli, solchi che andranno ad influenzare tutta la nostra vita: tali solchi sono una conseguenza delle nostre radici perché “senza radici, non si vola”.

Profonde riflessioni che portano i ragazzi ad approfondire il discorso: cosa sono le radici?

"I genitori, gli amici e la scuola per il lavoro e la vita che ci sarà poi": sono le parole di Rocco.

Quindi le radici non sono solo la famiglia, ma anche il sistema di relazioni che ci andiamo a costruire con i nostri vissuti, scuola compresa, come luogo di relazioni e come sede dello studio che apre la mente e offre opportunità di crescita infinite.

Le tre donne del filmato (una guaritrice, una tabaccaia con un bar con le camere, e una maestra che ha vissuto due mandati da sindaco) hanno compiuto scelte diverse nella propria vita, in relazione ai “solchi neuronali” lasciati dalle “proprie radici”: chi guardando al passato alle proprie antenate che hanno tramandato un sapere “segreto” trasmesso in linea matriarcale, chi guardando al presente con un matrimonio che ha permesso una crescita economica grazie al dono dell’attività del locale da parte di uno zio, chi al futuro, slegandosi dal passato per buttarsi all’avventura e ponendosi come esempio per i figli e i nipoti.

Una quarta donna ha portato la propria testimonianza nel corso della conferenza: Clarisse Machanguana.

Clarisse si racconta: nata due anni prima dell’indipendenza del Mozambico dal Portogallo aveva un sogno, diventare avvocato. Ma una serie di circostanze, la portano ad avvicinarsi al gioco del basket e a quindici anni inizia a giocare a livello agonistico, finché non viene notata da un’università americana che le offre una borsa di studio per lo sport, permettendole, così, di allenarsi e studiare. Riesce così a laurearsi in “giustizia criminale” (ovvero il corrispondente della nostra giurisprudenza) e viene selezionata dall’NBA femminile.

Tutto molto bello: era riuscita a coltivare i propri interessi, studiare, giocare da professionista, viaggiare.

Ma, come racconta nel suo libro “Le stelle, luce della mia anima” ricorda ancora le sue radici: le notti stellate passate a casa dei nonni che non avevano l’elettricità perché vivevano lontano dalla capitale.

Clarisse lancia un messaggio ai ragazzi: se sai cosa vuoi fare nella vita, segui questo obiettivo. Se hai un sogno non puoi trovare scuse per non inseguirlo, perché non importa chi sei, non importa da dove vieni, chi sono i tuoi genitori, ma importa che tu faccia quello che ti fa stare bene, perché sono le esperienze della vita che rimangono e sono importanti, non la superficialità, come, invece, oggi siamo abituati a pensare a causa dei cattivi messaggi che la società del consumo continua a trasmetterci. Importante, ovviamente, è fare pace con se stessi, accettarsi, stare bene ed essere orgogliosi di ciò che si è. In alcuni contesti, purtroppo, si è ancora discriminate in base al sesso e Clarisse porta un suo esempio: "quello che ho guadagnato in trent’anni di carriera è quanto un giocatore maschio guadagna con un contratto di un anno".

I ragazzi, dopo queste parole, raccontano i loro sogni, sollecitati dall’intervento di Barbara Camilli. Ecco le loro parole: "Io ho un sogno, quello di giocare a basket: se ti impegni e fai sacrifici, se sei un buon atleta il merito e tutto tuo", racconta Matteo, figlio di un giocatore di basket della serie B, che ha deciso di seguire le sue radici impegnandosi al massimo nonostante i natali che avrebbero potuto favorirlo.

Marta, cavallerizza: "Ho sempre fatto sacrifici, mi sono fatta strada da sola anche se i miei genitori andavano anche loro a cavallo. Essere uomo o donna? Tutti sono uguali, si pratica questo sport per la passione! Certo che dipende anche dai luoghi…".

"Addestratrice cinofila! Però bisogna avere una buona base economica per mantenere al meglio tutti gli animali… è un po’ difficile" ci racconta una Giulia un po’ demoralizzata, ma che pensa già in grande ancora prima di iniziare.

Francesco: "Io vorrei fare il fotografo sportivo! Oppure il pilota di rally… però non lo so… è più difficile, come fotografo mi ci vedo di più".

Barbara Camilli, ascoltando questi magnifici sogni nel cassetto a volte un po’ insicuri cerca di rassicurare i ragazzi portando loro il proprio esempio, seguita da quello della professoressa dei ragazzi Nuccia Calloni, le quali spronano i ragazzi a non lasciarsi frenare dalle insicurezze, dalle paure, dai mille alibi per non fare…piccoli semini lasciati nei nostri percorsi di vita, prima o poi, germoglieranno: bisogna avere la pazienza di aspettare e di saper cogliere l’occasione quando finalmente ci bussa alla porta. Questo è valido per l’ambito individuale. Per quanto riguarda l’ambito sociale è importante, come sottolinea la dottoressa Emiliana Losma, cercare di portare un proprio, anche se piccolo, contributo alla comunità a cui apparteniamo e costruire le proprie opportunità partendo dalle radici che contraddistinguono la nostra vita. Basti pensare al ‘600 nel corso del quale tantissime donne sono state uccise dal Tribunale dell’Inquisizione per stregoneria, solo perché possedevano un sapere che gli altri non conoscevano o non capivano. Queste donne, sono state la base dell’Illuminismo e i loro saperi sono arrivati in vari modi fino a noi. La conferenza si conclude con un ultimo messaggio: ognuno porta dentro di sé un grande potenziale da coltivare nel percorso verso la realizzazione dei propri sogni, partendo dalle radici.