Novara - Fabio Stroili adorava lo sport, amava trascorrere il suo tempo sui campi di pallavolo o all’aria aperta, impegnato in lunghe camminate. I suoi viaggi più lunghi si svolgevano in treno o in autobus; niente patente. L’automobile non faceva per lui. Computer e tecnologia? Nemmeno a dirlo: troppo statici e costretti, troppo legati a stanze chiuse, considerate prigioni da un’anima libera come la sua.
Fabio amava il mare e un mare in special modo, quello che bagna la spiaggia sarda di Sa’ Colonia, a Chia; quello che lo ha visto felice in tutte le estati della sua vita, che lo ha osservato aspettare l’alba per fotografare il sole che sorge, che lo ha fatto avvicinare alla cultura africana, offrendogli l’occasione di stringere amicizia con i tanti ragazzi che popolano le spiagge per vendere souvenir ai turisti e che tante volte sono diventati ospiti delle cene a casa della nonna. Amava i deboli, Fabio: aiutare gli altri, per lui, era una costante missione. Tutto questo lo scriviamo al passato perché Fabio ha perso la sua battaglia personale contro un nemico troppo spietato: un astrocitoma anaplastico (uno tra i tumori cerebrali più feroci) che in due anni se l’è portato via. Il 3 febbraio 2013, dopo circa 24 mesi di grandi sofferenze, Fabio si è spento, circondato dall’affetto di mamma Simona e papà Maurizio, della cugina Linda, degli zii Stefano, Rosaria, Salvatore ed Enrica, dell’inseparabile nonna Pietrina, del suo amico Teus e del cagnolino Cookie; silenziosa e fedele compagnia di tante giornate costretto in casa.
La malattia gli viene diagnosticata nel 2011 al ritorno da una straordinaria esperienza scolastica “a stelle e strisce” negli Stati Uniti e il verdetto lascia poche speranze ma Fabio non si arrende e sceglie la strada dell’intervento: il 6 aprile di quell’anno viene operato all’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano in modalità “awake surgery” ossia “da sveglio”. Il dolore, Fabio, lo guarda dritto in faccia, fin da subito. Purtroppo l’operazione lo appesantisce di un ulteriore bagaglio: la paralisi totale del braccio sinistro e forti mal di testa che lo accompagneranno fino alla fine. Il male oscuro è troppo potente. Seguono due anni di fatica, sofferenze, di lunghe giornate sul divano di casa per non separarsi mai nemmeno per un istante, da quella famiglia che lo ama profondamente, di lunghe chiacchierate con l’amata nonna, di promesse “a sette note” strappate allo zio Stefano, in quelle interminabili notti in ospedale. Anni in cui Fabio non abbandona mai il sorriso, la parola buona per i suoi cari, la dignità e il coraggio di chi è consapevole ma non vuole far soffrire ulteriormente chi gli sta intorno. Anni che si chiudono il 3 febbraio 2013 quando il cuore di Fabio smette di battere.
Il suo ricordo, però, continua ad essere più vivo che mai e allora, a qualche giorno di distanza dal primo anniversario della morte, lo zio Stefano, insieme alla famiglia di sangue di Fabio e a quelle “allargate”, altrettanto affettuose, della LILT (Lega Italiana Lotta contro i Tumori) e degli oltre cento artisti impegnati nell’iniziativa, vuole continuare quel cammino di speranza e di luce. E lo fa, in un modo che Fabio avrebbe amato molto.
Il 5 febbraio al Teatro Coccia di Novara, infatti, l’occasione sarà “Time for F.”, maratona di spettacolo e musica in omaggio al giovane. Un momento di riflessione ma anche di festa, di malinconia probabilmente, ma anche di gioia perché, come recita il testo della canzone “Redemption Song” di Bob Marley, la preferita in assoluta di Fabio: “Emancipatevi dalla schiavitù mentale, solo noi stessi possiamo liberare la nostra mente… Non aver paura…”