Novara - Un volume che mancava riscopre il valore dell’architettura italiana tra contesto ambientale e globalizzazione a partire dalla città di Novara. È in libreria Costruire il paesaggio, a cura dell’architetto e docente Matteo Gambaro, con testi di Marco Romano, Fabrizio Schiaffonati e Paolo Zermani (pp.120, euro 14,00).
Costruire il paesaggio costituisce un punto di vista critico sul paesaggio italiano contemporaneo e sul ruolo e le responsabilità dell’architettura nella configurazione delle città e nella trasformazione del contesto ambientale. Ma anche una comune riflessione, con peculiarità e approfondimenti culturali differenti, sulle «architetture contemporanee svuotate di qualunque razionalità, espressione di una globalizzazione superficiale che sta snaturando il paesaggio delle nostre città, nel silenzio della comunità scientifica, intellettuale e della classe politica che ci governa» (Matteo Gambaro). Particolare importanza è riservata nel volume al territorio novarese, alla storia del Castello di Novara, fino al saggio di Marco Romano, che accompagna il lettore in una passeggiata lungo le vie cittadine, dalla stazione ferroviaria fino a piazza Martiri e alla Barriera Albertina, alla ricerca delle strade, delle piazze, delle emergenze architettoniche che con il loro palesarsi rendono esplicita la storia della città e dei suoi abitanti. Un racconto fatto di scoperte e di emozioni ma anche, contemporaneamente, una lettura razionale e analitica del significato delle forme dell’architettura e della città.
Il libro è promossa dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori delle Province di Novara e del Verbano Cusio Ossola.
Un brano del libro: «Se vogliamo fare della stazione un nuovo motivo dell’orgoglio cittadino, la mossa più ovvia è quella di disegnarle davanti una piazza e, di seguito, una strada diritta, della quale la stazione medesima costituisca il fondale; la sequenza, per intenderci, del palazzo e della piazza Farnese a Roma, che è poi quella che i nostri amici, seduti intorno al tavolo, conoscono bene, per averla adottata anche Torino, soprattutto a Porta Nuova. Tra tutte le proposte vagliate e ridisegnate, la scelta sarà quella di orientare la breve strada alberata davanti alla stazione verso la chiesa di San Gaudenzio – allora ancora in costruzione ma già svettante sul paesaggio delle case esistenti –, congiungendola con una delle strade maggiori della città».