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Addio don G.

A 98 anni viene a mancare l'Arciprete, don Gilio Masseroni, figura storica e fondamentale per quasi mezzo secolo a Trecate

Trecate - La scomparsa di don Gilio Masseroni, 98 anni compiuti (era nato a Novara il 16 agosto 1922), la sera di venerdì 16 ottobre in una casa di cura nell'Astigiano gestita dai Padri Giuseppini, è una notizia che ha sconvolto l'intera comunità. L'Arciprete era stato non solo il parroco, ma l'autentica guida spirituale di Trecate (religiosa e anche laica) lungo quasi mezzo secolo di storia (1972-2011), anni che hanno radicalmente cambiato il tessuto socio-economico di un paesone di poco più di 12-13.000 abitanti in cittadina di 20.000 residenti, molti dei quali stranieri o provenienti dal Milanese. Lui era sempre presente, pronto con la sua verve, la sua mano ferma e decisa, a indicare la strada e a ricordare come "senso di responsabilità e cultura sono valori universali", che andavano oltre le divisioni politiche e partitiche di questi 40-50 anni.

Don Gilio aveva frequentato gli studi Classici in Seminario e qui era rimasto diventando sacerdote. Grande appassionato di calcio, era tifosissimo del Grande Torino, del quale conservava un cimelio: un autografo di Valentino Mazzola. Il suo primo impegno pastorale era stato nella vicina parrocchia di San Martino a Novara; poi era stato nominato, giovanissimo, parroco a Gravellona Lomellina (Pv), che pur facendo parte della provincia di Pavia allora (per la verità sino a pochi anni fa) era inclusa nella Diocesi di Novara. Dopo questa esperienza il Vescovo di Novara, monsignor Aldo Del Monte, lo nominò parroco di Trecate nei primi anni '70 e fece il suo ingresso in paese in una domenica di agosto particolarmente fredda e piovosa. Doveva inoltre subentrare ad un altro Arciprete molto amato e benvoluto, don Mario Rossi, divenuto Vescovo di Vigevano: insomma tante 'avvisaglie' di un impegno che si sarebbe annunciato difficile, tortuoso, ma anche ricco di iniziative e novità. Da subito si fece notare e la gente cominciò a volergli bene soprattutto per un'oratoria davvero straordinaria, nella quale in modo semplice, e allo stesso tempo ricco di alti e importanti esempi, era in grado di esporre un pensiero e fare delle proposte.

Era sempre presente: si pensi a quante migliaia di persone ha sposato, confessato e battezzato; e poi ancora alle Comunioni, Cresime e funerali... insomma ha accompagnato nel quotidiano e, soprattutto, nelle Messe domenicali o festive diverse generazioni di trecatesi (e non solo).

Puntò sin dall'inizio sull'Oratorio, investendo e facendo in modo che gran parte (se non tutta) della pastorale cittadina fosse rivolta alla 'casa dei giovani', "perché è da loro che si deve partire e proseguire nella strada" (amava sottolineare). In questo suo intento fu aiutato in modo straordinario da due giovanissimi sacerdoti di ottime speranze e prospettive: don Ettore Maddalena (attuale parroco) e don Massimo Casaro (oggi tra i referenti internazionali del Pime in particolare per i progetti che riguardano le missioni in Brasile). Senza contare i tanti altri sacerdoti che si sono succeduti in città: in primis i Padri Giuseppini con don Renzo Mazzacani, poi don Franco Galli, don Enrico Manzini, don Massimo Bottarel, don Marco Gaiani, don Giuseppe Ottina, don Fabrizio Coppola sino a don Mauro Baldi. Proprio con don Mauro inaugurò pochi anni fa 'la balena': il centro sportivo realizzato all'interno della struttura di piazza Cattaneo, contribuendo alla realizzazione anche in modo generoso.

E poi la comunicazione: capì l'importanza del Bollettino parrocchiale e da un 'foglio' di poche pagine lo fece diventare (e lo è ancora oggi) un punto di riferimento importante se non insostituibile della comunità trecatese, 'mischiando' in modo intelligente e fruttuoso 'le cose di Chiesa' con quelle 'del quotidiano'. Ne fu direttore responsabile sino a pochi anni fa (iscritto nell'Albo speciale dei Giornalisti), quando al suo posto è stato nominato l'attuale coadiutore don Alessandro Maffiolini.

Quindi la Cultura: si pensi a quanto investì nel cine-teatro 'Silvio Pellico' ("Mi è costato un colpo al cuore...!"), nella Schola Cantorum, nei cori Amadeus Kammerchor e 'don Gambino', veicoli non solo di musica d'ascolto e di riflessione, ma anche e innanzittutto occasioni per crescere e accrescere come uomini ("perché questa è la funzione della cultura"). Con lui e anche grazie a lui Trecate vanta delle assolute eccellenze artistiche: si pensi al maestro Mauro Trombetta, al maestro Gianmario Cavallaro e ai cantanti Manuela Custer, Antonella Bertaggia, Marta Calcaterra, Raffaella Menanno, Davide Gillone e Marino Capettini giusto per fare qualche nome di elementi 'nati' e cresciuti in tali realtà.

Per non dimenticare... la Politica, che come diceva Paolo VI "deve essere la più alta forma di carità". Memorabili i suoi incontri (e anche scontri!) con alcuni esponenti locali, con i quali c'era sì gran rispetto dei reciproci ruoli, ma anche vedute spesso e volentieri differenti, il tutto senza alcun rancore. Sono molti i sindaci che hanno avuto a che fare con lui: Antonini, Peretti, Zanaria, Manfredda, Ruffier, Borando, Magnaghi, Almasio, Zanotti Fregonara, sino agli ultimi Ruggerone e Binatti. Memorabile un suo scritto (ovviamente sul Bollettino) nei primi anni '90 per cercare di placare un ambiente infuocato per lo scandalo 'tangentopoli' che aveva toccato anche la comunità trecatese. Perché don Gilio era così: garantista, si fidava e gli bastava uno sguardo per capire una persona, nel bene come nel male.

Tanti i ricordi di lui, legati a vicende 'forti' della nostra città: dallo scoppio del pozzo Tr24 del 1994 al doppio Oro olimpico di Fioravanti celebrato con un Giubileo dello Sport cui parteciparono tutte le associazioni sportive trecatesi; per non parlare dell'attenzione e collaborazione con la Consulta verso i Santi Patroni; il restauro delle chiese (San Francesco, San Rocco, San Cassiano, Madonna delle Grazie e Parrocchiale sono le opere più evidenti); la sistemazione della casa parrocchiale sino a quella dei locali Caritas ("perché non dobbiamo mai dimenticarci di chi soffre e dei più piccoli").

Lo ricordiamo infine nelle Feste Patronali 2018: fu in pratica la sua ultima uscita ufficiale; poco dopo dalla sua residenza di Gravellona ("Il mio esilio... da Trecate"), dove viveva dal giorno del suo addio del 2011, si trasferì in una casa di cura nell'Astigiano, gestita proprio dai Padri Giuseppini e dove era accudito con fraterne attenzioni da don Renzo Mazzacani. Due anni fa venne insignito dal sindaco Binatti della Cittadinanza Onoraria. Fu una cerimonia toccante, vera ed emozionante, che si svolse a Villa Cicogna e alla quale partecipò tutto il Consiglio comunale e tantissima gente, la sua gente di Trecate. Ringraziò e con un filo di voce ripeté: "Date un'anima a questa città. Non escludete nessuno e fate in modo che valori come accoglienza e cultura siano nel vostro agire quotidiano. Siete una comunità generosa, disponibile e che non si è mai tirata indietro davanti alle difficoltà. Non dimenticatelo mai". Parole che ancor di più oggi sono di grande attualità e ci invitano a riflettere.

L'estremo saluto sarà celebrato la mattina di martedì 20 ottobre alle ore 10.30 in chiesa Parrocchiale a Trecate dal vescovo, mons. Franco Giulio Brambilla.

Personalmente ho avuto l'onore (e a volte credetemi l'onere...) di collaborare con lui fianco a fianco ininterrottamente dal febbraio 1990 al settembre 2011: un'autentica guida, una scuola di vita e una personalità che rimarranno per sempre nella mia testa, nella mia anima e soprattutto nel mio cuore. 

Arrivederci don G.

Gianmaria Balboni