Trecate - Inizia l’estate ed è tempo di opere. In tutta la penisola fioriscono festival legati alla lirica e anche la nostra corale San Gregorio Magno ha preso parte a due importanti allestimenti. Il primo, il 30 giugno, l’1 e il 2 luglio, a Sordevolo, località nota per la rappresentazione della Passione di Cristo. Una tradizione unica in Italia, documentata fin dal 1816, e tramandata ininterrottamente per due secoli di generazione in generazione. Ogni 5 anni l’intero territorio va in scena: più di 400 sordevolesi vestono i panni degli attori e danno vita ad uno spettacolo emozionante a cielo aperto, in un anfiteatro di 4.000 mq, dove spettatori da tutto il mondo accorrono ad ogni edizione per assistere dal vivo all’incredibile rappresentazione teatrale. In questo stesso scenario ha trovato la propria collocazione il progetto “Opera che passione”, nato da un’idea della Fondazione del Teatro Coccia di Novara con il Teatro Popolare di Sordevolo. Una collaborazione che ha portato in scena l’opera verdiana con alcune scelte originali. Innanzitutto il palco, impacchettato da teli dorati, un omaggio dichiarato all’artista Christo, poi l’introduzione di una figura danzante, che rappresenta la speranza e che aleggia su Abigaille e sugli oppressi, di ogni epoca, impersonati non solo dai cantanti in palcoscenico, ma dalla partecipazione di una settantina di comparse sordevolesi. Un grande successo per il doppio cast di interpreti, per l’orchestra Filarmonica Italiana diretta da Francesco Rosa, e per le voci della Schola Cantorum San Gregorio Magno di Trecate, diretta dal maestro Mauro Trombetta. Neanche il brutto tempo e la pioggia, che hanno portato alla cancellazione della prima serata, hanno ostacolato la riuscita dello spettacolo, anzi hanno creato ancor più aspettative e portato più di 1300 spettatori nell’Anfiteatro della cittadina in provincia di Biella.
Solo il tempo di godere della perfetta riuscita delle due serate e il coro trecatese si è subito lanciato in una nuova esperienza: Carmen, il 7 luglio, al Teatro Maggiore di Verbania. Opera ben nota ai coristi e al grande pubblico, ma che, in questa occasione, è stata rivista e proposta con una novità: l’epoca è stata modificata e non corrisponde all’ambientazione originale. In realtà l’opera, così, non perde il suo fascino, anzi ne acquista uno senza tempo. L’azione si svolge intorno agli anni 60-70 e Carmen arriva in scena con una Harley Davidson. E’ chiaro l’atteggiamento di frattura con il mondo che la circonda. Una donna libera, che sa quello che vuole, che desidera affermare la legittimità dei propri diritti ed esige il rispetto delle sue scelte. Questa è Carmen, in qualsiasi periodo storico la si collochi. In tal modo la musica, da sempre linguaggio universale, si estende anche oltre ogni spazio temporale per denunciare temi molto attuali. Allarghiamo dunque il campo e capiamo che il movimento hippy, messo in scena come ambientazione dell’opera di Bizet, rappresenta al meglio quel mondo fatto di rifiuto delle convenzioni e delle istituzioni borghesi. Ricordiamo inoltre che l’invocazione al pacifismo di quegli anni non è poi tanto lontano da noi anzi è un tema, ahimè, molto vicino alla vita dei nostri giorni, come lo è la lotta al femminicidio. L’opera piace; è accattivante, ma è anche un modo, addolcito dalla buona musica e dalle splendide voci di solisti e coro, che porta tutti noi a riflettere su temi e problematiche che non ci lasciano mai, neanche in vacanza.
Mariagabriella Di Giovanni