Trecate - Sabato 15 aprile, nella splendida cornice della chiesa dedicata a San Francesco, in Trecate, si è vissuto un momento unico: parola e canto si sono fuse per ricordare e celebrare il lungo viaggio in Australia e in America dei “cantorini”, tenutosi ben 100 anni fa. Chi sono e cosa hanno fatto lo ha sapientemente illustrato la professoressa Emilia Mauri Calcaterra, la quale ha esordito dicendo di sentirsi “onorata” nell’essere stata scelta per questo compito e che ha poi proseguito, attraverso aneddoti e curiosità, raccontando i due viaggi oltreoceano, compiuti dalle voci bianche del coro San Gregorio Magno nel 1922 e nel 1923.
Il pubblico ha potuto compiere un vero tuffo nel passato, mentre la professoressa narrava, collegando eventi e leggendo scritti, lettere di cantorini, diari, pagine appartenute al Maestro e al libro del professor Giovanni Garzoli. Sull’altare campeggiava un grande planisfero con il percorso del viaggio e dei numerosi concerti tenutesi in terra lontana. Vi erano esposti anche il quadro dedicato al Maestro, don Gregorio Gambino, e il labaro del coro trecatese, nucleo fondamentale da cui tutto ha avuto inizio e che da anni rende lustro alla città di Trecate. Nel frattempo alcune coriste, e l’ex presidente, attraversavano la navata centrale della chiesa, mostrando immagini dell’epoca, documenti inediti del lungo viaggio oltreoceano e la cittadinanza onoraria conferita a Don Gambino.
Al termine della sua presentazione Emilia Mauri si è accomiatata rivolgendo al pubblico le parole della scrittrice Isabel Allendeun, una frase che è, e vuole essere, un vero augurio e un segno di forte speranza, che ho infatti scelto come titolo di questo articolo.
Dal racconto si è passati alla musica e la corale, accompagnata dal maestro Alberto Sala e diretta dal Maestro Mauro Trombetta, ha eseguito l'oratorio “Le ultime sette parole di Nostro Signore Gesù Cristo sulla croce”, considerato, fin dal secolo scorso, l'opera più significativa della produzione sacra di Saverio Mercadante. Egli, infatti, parallelamente al suo impegno di compositore d'opera, scrisse musica sacra con regolarità, anche in seguito all'assunzione della carica di maestro di cappella del duomo di Novara, che ricoprì fra il 1833 e il 1840. Al culmine della sua maturità creativa scrisse queste pagine che rimangono la sua più celebrata opera sacra, la quale vide la luce a Novara per i riti pasquali del 1838. In essa, il compositore non mise in musica direttamente le parole evangeliche, ma volle rappresentare il commento del fedele cristiano alle sofferenze di Cristo sulla croce. Una partitura breve, ma intensa, resa ancor più suggestiva, in questo concerto, dal fatto di essere stata rappresentata nell’ ottava di Pasqua, un momento particolarmente importante per la comunità cattolica, e per essere stata accompagnata dalla lettura meditativa di brani sacri e dal commento curati da Don Alessandro Cosotti.
Insieme al coro si sono unite le splendide voci dei solisti, Anna Rita Taliento, Giorgia Gazzola, Danilo Formaggia e Luigi Cappelletti, che da diversi anni vediamo esibirsi insieme alla corale.
Parole e musica per pensare, per riflettere, per ricordare.
Ecco, tutto ciò che si è vissuto sabato è l’espressione della memoria storica che ci lega, che fa della corale una grande famiglia senza tempo. Con gioia abbiamo potuto scoprire il passato e riviverlo, con altrettanta gratitudine incontrare, seduti tra il pubblico, alcuni coristi che, per motivi vari o semplicemente a causa degli anni che passano, hanno dovuto lasciare la corale. Ritrovarci ieri, attraverso il racconto del passato, vedere i volti sulle foto ingiallite o tra il pubblico ha generato un clima fortemente emotivo e quasi surreale, senza tempo.
Trecate, ricordati, hai tra le mani un grande tesoro, vanto e fonte di cultura. Possa la musica continuare a vibrare tra le tue case e questa città essere ancora riconosciuta nel mondo per la sua corale San Gregorio Magno.
Mariagabriella Di Giovanni