Trecate - Una bella serata a parlare di viaggio. Ribadisco: non di viaggi, ma di viaggio, quando non è la meta che conta ma la strada che si percorre, gli incontri che si fanno, i paesaggi che si ammirano. Venerdì 9 maggio l’Associazione culturale Liberamente ha presentato il bel libro “La mia strada. Appunti di viaggio” scritto dal giovane autore trecatese Massimiliano Doria. Le decine di persone presenti all’evento hanno ripercorso, attraverso le letture proposte, gli interminabili rettilinei lungo la mitica Route 66 che attraversa gli Stati Uniti collegando Chicago alla California.
Attraverso le suggestive domande di Luca Checchia che ha condotto impeccabilmente la serata, l’autore ha raccontato la genesi del romanzo, evidenziando la sua passione per la moto e i diversi modi per raccontarla. La velocità: il protagonista è un campione delle due ruote che corre sui maggiori circuiti per giocarsi il titolo mondiale. L’ebbrezza della curva in precario equilibrio, l’aria che sferza il volto, l’adrenalina che scorre, l’emozione della vittoria. Ma, accanto a questa, c’è anche l’altra maniera del vivere la moto: la lentezza del viaggio sulle strade che attraversano l’America rurale, con i bassi limiti di velocità, con il tempo per guardarsi attorno, approfittando dei numerosi punti di ristoro nei quali è si certi di trovare un interlocutore per scambiare due parole bevendo insieme una birra. E per fare questo, quale mezzo migliore della Harley Davidson? È la moto cantata dalla letteratura di viaggio, dal cinema, dalla musica: il racconto dell’epica americana, qui interpretato da un giovane italiano, uno dei tanti “alla ricerca di qualcosa che non trovano”.
La struttura del libro è semplice: la storia di un viaggio lungo quella highway, in cui il protagonista cerca di rintracciare i luoghi che aveva visitato con il padre, da poco mancato, ricostruendo la memoria degli episodi insieme a quella dei sentimenti e delle sensazioni. Un percorso di ricerca dunque, per ritrovare il senso delle cose, per interrogarsi sulle proprie scelte di vita, per ricostruire anche se tardi un rapporto con il genitore.
Luca e Massimiliano hanno parlato, letto, commentato: per un’ora abbondante il pubblico è stato attento e partecipe. Sembrava quasi di esserci sul sedile poggiato sulle due ruote, cullato dolcemente dal rumore del motore, attento al paesaggio che cambia con lentezza. Forse è proprio la lentezza la cifra che l’autore ha voluto sottolineare: il viaggio lento consente di apprezzare la visione che la velocità pregiudica. Il ritmo è stabilito dal percorso, dalla bellezza del paesaggio, dai problemi del motore, dalla voglia di prolungare la permanenza in un luogo grazie all’empatia con le persone che vi si trovano. Non importa se il traguardo sarà raggiunto dopo il tempo stabilito: ciò che conta è che per raggiungerlo si percorra il sentiero che offre le migliori opportunità.
Il libro consente di accompagnare alla piacevolezza della lettura di una storia scritta bene una riflessione su come troppo spesso percorriamo la nostra strada senza la capacità di guardarci intorno, di vedere le persone che ci affiancano, di rallentare per tenere il passo a noi più adatto.