Vercelli - Una nuova stella letteraria è nata nel nostro territorio. Il giovane autore vercellese Matteo Nunner si presenta così: brillante e ben preparato, con il suo secondo romanzo (quello d'esordio è stato edito nel 2015) 'Il peccato armeno, ovvero la binarietà del male'. Maurizio Asquini lo ha incontrato in occasione di un premio che ha ricevuto per questa pubblicazione.
Da dove deriva la scelta del sottotitolo la binarietà del male? La formula in parte è mutuata dalla celebre opera di Hannah Arendt, La banalità del male. E in parte anche per quanto riguarda il contenuto: sicuramente ho cercato di restituire attraverso gli eventi narrati la medesima condizione di ordinarietà e quotidianità in cui le azioni più nefaste possono germogliare e celarsi. Cerco però di andare oltre: il protagonista Claude-Henri, come si evince sin dalle prime righe, è imbrigliato in una visione del mondo dicotomica, quasi manicheista, una lente deformante che si è imposto da solo. Osserva ogni cosa tramite uno schema duale, cartesiano, di bene e male, bianco e nero, affermativo e negativo. Man mano, con lo svolgersi della trama, dovrà abbandonare questo habitus dannoso. Mi sono approcciato solo a posteriori alla letteratura orientale zen, rimanendone molto colpito, perché in un certo senso rintraccia in questa medesima attitudine delle grosse limitazioni alla serenità. Insomma, da antropologo è bello constatare che per certi versi luomo è uomo in ogni parte del mondo e della storia.
Perché la tematica del genocidio armeno? Credo semplicemente sia un tema di cui ancora oggi, nonostante gli anni trascorsi, si discute ancora poco. Per un motivo o per laltro. Gli armeni rientrano di diritto in quella vasta categoria di dimenticati dalla storia. Inoltre lo trovo un caso emblematico per la figura delloppresso, che così ho potuto calare nel micro nella vita del protagonista, nel macro per la scenografia storica alle sue spalle.
Quanto dello scrittore Matteo Nunner cè nelle righe di questo romanzo? Credo che ogni vero scrittore infonda tutto se stesso, buona parte del suo animo, delle sue emozioni e delle sue esperienze, tra le proprie righe. Se così non fosse non esisterebbe buona letteratura o più in generale alcuna arte. Si tratta di un dialogo immaginario (ma neanche troppo) con i propri personaggi nel momento transitorio della creazione, in modo tale che ognuno di essi trattenga qualcosa di te da portare con sé allinterno delle pagine. Non soltanto il protagonista dunque.
Che genere attribuiresti a quest'opera? Ha richiesto molta ricerca e documentazione? Credo si possa definire in parte un romanzo storico e in parte un romanzo di formazione, o damore. Insomma non mi piace essere limitato da etichette, questo in nessun frangente della vita. Inoltre non ho la velleità necessaria per definirlo in toto un romanzo storico: ci vogliono ben altre competenze. Ci sono state di certo molte ricerche e molta documentazione di saggistica specializzata, ma è servita più che altro a dare uno sfondo coerente sul quale muovere i personaggi. Mi piace pensare che sostituendo questo sfondo storico con una qualsiasi altra epoca, le parole e le azioni dei personaggi possano adattarsi e mantenere la stessa efficacia.
Cosa significa scrivere oggi per un giovane? È purtroppo vero che si legge sempre meno e che paradossalmente ci siano sempre più pubblicazioni e scrittori. Che di conseguenza passano in sordina, seppur validi, in molti casi. Mi piace pensare di rappresentare uneccezione. Sono belle le eccezioni. Poi, per quanto mi riguarda personalmente, scrivere è la prima delle priorità di unesistenza. Senza sarei perso. Una volta trovate queste poche priorità e messe al sicuro nel profondo, credo che unintera vita sia salva e meritevole desser percorsa col sorriso.
Recentemente questo tuo secondo romanzo si è aggiudicato il premio Giovani emergenti al Premio Internazionale di Sarzana 2018, com'è andata? È stata un'inaspettata sorpresa e un immenso onore, sia per me che soprattutto per il mio secondo romanzo, che considero come un figlio. Insomma, sono fiero di lui. Ringrazio ancora immensamente l'organizzazione culturale Poeti solo Poeti Poeti per il riconoscimento e per l'organizzazione stupefacente: non avrei mai immaginato, ad esempio, un così vasto pubblico o una gestione tanto professionale in un piccolo comune. Hanno fatto di Sarzana un centro culturale, valorizzando i punti che magari in altre realtà si dimostrano freni.
Progetti in cantiere per il futuro? Scrivere. Una sola semplice parole, che tanto racchiude. A breve dovrei pubblicare la mia prima raccolta di poesie, un mare che non ho mai navigato, molto più intimo e forse spaventoso, ma lo affronteremo a testa alta. Poi forse la saggistica, in relazione alla mia ricerca di tesi antropologica. E infine tornerò certamente alla prosa, al romanzo, mio primo e vero amore.