Domodossola - Mercoledì 24 aprile alle 21 nell'Aula Magna della Scuola Media Statale in via Terracini si esibisce il Michele Gori Quartet: Michele Gori - flauto, Roberto Olzer - pianoforte, Roberto Mattei - contrabbasso e Nicola Stranieri - batteria per presentare composizioni di Michele Gori e Roberto Olzer e presentare il cd 'Flute Stories' - Dodicilune Records.
Andrea Romeo su www.lisolachenoncera.it scrive: "Tempo addietro, descrivendo un lavoro come Flute stories,si sarebbe parlato, ad esempio, di “un album per sognare”, magari facendo riferimento a romantici incontri o a serate stellate; più concretamente, e soprattutto per dare il giusto risalto al valore del progetto messo in piedi dal flautista di Domodossola, si può affermare con sicurezza che il secondo album realizzato dal Michele Gori 4tet conferma appieno le precedenti buone impressioni, e rilancia quel gusto romantico e sognatore in tutte le otto tracce contenute nel nuovo lavoro. Sezione ritmica robusta, perché in questo modo si rifugge dal rischio di scivolare dal romantico al melenso: Roberto Mattei al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batteria guidano le danze con piglio deciso ed autorevole, ed oltre a sciorinare interessanti mid-tempo e pattern molto variegati, riescono a dare una sorta di “intonazione” ai singoli brani, variando l’intensità dei loro fraseggi a seconda delle necessità: in questo senso il brano di apertura, African morning, così come il successivo Red & blues descrivono molto chiaramente le linee di questo approccio attraverso il continuo variare della dinamica. In questo contesto vanno apprezzati i tempi ed i modi che caratterizzano gli interventi solisti dei singoli componenti: oltre al flauto di Michele Gori, che conduce con maestria l’andamento melodico dei brani, sono da sottolineare i passaggi pianistici di Roberto Olzer, davvero ricchi di inventiva, originalità e brillantezza, mai debordanti eppure frizzanti e prodighi di variazioni. Meno frequenti, ma altrettanto vivaci, gli inserimenti del duo ritmico, che non risultano mai essere né troppo pesanti né artificiosi, ma si inseriscono in maniera coerente nel contesto dei pezzi. Il risultato che deriva da questo quadro interpretativo è un album davvero piacevole, che offre all’ascoltatore un gran senso di libertà, e lascia dietro di sé la sensazione di aver compiuto una sorta di viaggio che non è però da considerarsi concluso. Contrariamente a quanto avviene in molti lavori, che hanno una impostazione simile, in quest’album non vengono evocate immagini precise o particolarmente definite, né si fa riferimento a paesaggi specifici o chiaramente identificabili, ma si offre un “lasciapassare” che ognuno può utilizzare secondo la propria esperienza o sensibilità; non c’è un Mediterraneo da scoprire, né ci sono un estremo oriente, o un Sudamerica, o un’Africa chiaramente identificabili: la musica del quartetto lascia ad ognuno la possibilità di cucire sul tappeto di note le immagini più personali ed intime, senza alcuno schema precostituito. E’ un po’ come offrire all’ascoltatore tela e pennelli, e poi dirgli: “Adesso dipingi tu”…".