Taranto - «L’ecobonus del Governo sulle ristrutturazioni vale per tutti ma non per il settore dei materiali lapidei: una “dimenticanza” che sta costando cara ai nostri artigiani che hanno ragione a sentirsi ingiustamente discriminati». È l’amaro commento di Federico Greco, presidente nazionale di Assomarmo, nove mesi dopo l’approvazione dell’ordine del giorno del Parlamento che aveva aperto la porta (e impegnato il Governo) all’inserimento dei materiali lapidei nella lista di quelli deducibili ai fini della detrazione fiscale. «Un provvedimento utile – sottolinea Greco – per sostenere un comparto in difficoltà ma addirittura necessario dopo che l’Istat ha certificato la “crescita zero” nel secondo trimestre del 2016: è l’intera economia italiana che stenta ad uscire dal tunnel della crisi, altro che ripresa». Il “promemoria” di Assomarmo arriva alla vigilia del complesso iter che porterà all’approvazione della nuova Legge di Stabilità: «L’anno scorso – dice Greco – si è persa una possibilità importante per ridare fiato ad un settore che coinvolge mezza Italia: marmo, granito, ardesia, travertino e roccia che si estraggono a Massa Carrara in Toscana, in Piemonte come in Puglia, ad Apricena, Trani e vengono poi lavorati da quel popolo di piccoli e medi artigiani che è ancora la spina dorsale del nostro Paese».
Eppure il Governo ha dato buca ad un atto d’indirizzo del Parlamento, a firma della deputata Martina Nardi, votato dalla sua stessa maggioranza, di fatto escludendo l’intero comparto dall’accesso agli sgravi fiscali: il bonus del 50% per chi ristruttura casa usando materiali lapidei e l’Iva agevolata al 10% per i servizi collegati. «Un aiuto concesso ai produttori di ceramica – spiega il presidente Greco – e negato al marmo sulla base di un’interpretazione dell’Agenzia delle entrate, secondo la quale i materiali lapidei sono considerati beni di lusso».
Tutta colpa della legge Tupini del 1949 che li classifica così e di fatto preclude la possibilità che la ristrutturazione di una civile abitazione possa godere dei benefici di sgravio previsti per gli altri materiali cosiddetti “poveri”: «Un insensato anacronismo – spiega ancora Greco – perché allora col marmo si facevano le chiese e oggi si pavimentano le case: è un materiale usato normalmente in edilizia e con costi, mediamente tra i 40 e 90 euro al metro quadro, pienamente in linea con quelli di mercato di altri materiali ammessi al beneficio».
Un danno più che un “lusso” tener fuori dal perimetro delle detrazioni una vasta platea di prodotti e di artigiani che ora chiedono di rientrarvi alla prima occasione: «L’odg approvato nel 2015 – rimarca Greco – richiede un atto di responsabilità del Governo e noi siamo qui a ricordarglielo: il settore è in crisi, l’ecobonus va inserito con urgenza nella prossima Legge di Stabilità». Del resto, i numeri hanno un valore economico e quelli dell’edilizia non lasciano spazio ad interpretazioni: ad ogni segno meno corrispondono aziende che stentano o chiudono. Dal 2008 al 2014, infatti, il settore delle costruzioni ha perso il 32% degli investimenti, qualcosa come circa 64 miliardi di euro. E sempre negli ultimi 7 anni il mercato ha registrato un calo pesantissimo del 62,3% nella nuova edilizia abitativa, un meno 23,6% per l'edilizia non residenziale privata e una flessione del 48,1% per le opere pubbliche. Gli unici settori che hanno tenuto sono quelli che riguardano la riqualificazione del patrimonio abitativo con un aumento del 18,5% grazie anche all'effetto di stimolo degli incentivi fiscali.
AssoMarmo - L’associazione di categoria riunisce a livello nazionale gli operatori del settore lapideo e cimiteriale. È nata nel giugno 2015 e in breve tempo è divenuta un punto di riferimento per chi opera in questo comparto produttivo, raccogliendo adesioni in otto regioni: Puglia, Basilicata, Piemonte, Campania, Calabria, Molise, Umbria e Marche. La sede nazionale è a Taranto, le aziende associate sono 188 in tutta Italia. Il presidente Federico Greco guida AssoMarmo sin dalla fondazione.