Novara - Per il 73,4% delle piccole imprese è necessario svolgere un ruolo attivo verso la sostenibilità e l’82,4% si dice convinto che nel mondo del prossimo futuro non ci sarà spazio per coloro che non coltiveranno la dimensione della sostenibilità ambientale e sociale. Percentuali più alte quando le risposte arrivano da imprenditori under 40. È quanto emerge da uno studio realizzato da CNA che ha coinvolto oltre mille imprese associate, anche dell’area Piemonte Nord, dimostrando che il sistema della piccola impresa si sente protagonista rispetto ai grandi temi globali. Con riferimento alla sostenibilità, oltre un’impresa su due ha realizzato interventi per migliorare il rapporto con i dipendenti, da forme di welfare aziendale alla formazione. Al secondo posto soluzioni per l’efficientamento energetico con il 44,5% del campione. Solo l’11% delle imprese non ha attivato alcun processo per rafforzare la propria sostenibilità. Sul tema energia soltanto il 16,5% delle imprese ha installato impianti da fonti rinnovabili ma oltre la metà è intenzionata a farlo.
“Abbiamo condiviso i risultati dell’indagine illustrati all’edizione 2022 di CNA NEXT venerdì scorso al Talent Garden Calabiana di Milano, promosso dai Giovani Imprenditori di CNA” dichiara Lorenzo Bontempi, coordinatore CNA Giovani Imprenditori Piemonte Nord.
“In questa occasione - prosegue Bontempi - abbiamo presentato le nostre proposte, non solo al nuovo Governo che si è appena insediato, ma anche a tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione che sono entrate in Parlamento, per favorire la transizione ecologica e sociale delle piccole e medie imprese secondo il principio della ‘transizione giusta’ ”.
“Occorre un cambio di passo – sottolinea Melissa Gambaro, presidente CNA Giovani Imprenditori Piemonte Nord - ed è necessario che le giovani imprese siano al centro degli obiettivi della politica economica. Le proposte dei Giovani Imprenditori CNA sono articolate e concrete e riguardano in primo luogo la formazione, la finanza sostenibile, la burocrazia come ostacolo per la transizione delle PMI, sistema di incentivi per premiare i percorsi di transizione e riqualificazione”.
CNA NeXT 2022 “Lead the change - Il cambiamento necessario”
Le proposte dei giovani imprenditori - Viviamo una fase storica di grandi shock che evidenziano la necessità di correggere al più presto il nostro modello di sviluppo ripensando un nuovo sistema economico e sociale che sia incentrato su innovazione e competenze, digitalizzazione e sostenibilità, che ci consenta una crescita sostenibile e duratura in grado di garantire benessere diffuso e rispetto dell’eco-sistema. Affinché questa transizione si realizzi è necessario mettere al centro il futuro e i diritti delle nuove generazioni, che devono essere considerati i principali destinatari di questo cambiamento. Allo stesso tempo i giovani che nel nostro Paese scelgono di fare impresa dimostrano una particolare attenzione e sensibilità a questi temi e possono sicuramente candidarsi a svolgere un ruolo da protagonisti in questa difficile fase di transizione. In CNA NEXT quest’anno parliamo di questa necessità di evolvere verso nuovi modi di produrre, lavorare e fare impresa. Un’evoluzione in primo luogo culturale che considera la sostenibilità un’occasione di crescita, la responsabilità sociale d’impresa una scelta etica e l’innovazione una vocazione al cambiamento.
L’identikit delle nuove imprese: sostenibili, responsabili, innovatrici - Per un imprenditore affrontare il cambiamento vuol dire innanzitutto saperlo decifrare, comprendere e anticipare, in modo da coglierne le opportunità. Sono sempre più numerose le imprese, soprattutto guidate da giovani, consapevoli del fatto che diventare sostenibili non sia solo una scelta di valore ma un processo che deve essere integrato in tutte le fasi dell’organizzazione aziendale per consentire all’impresa di crescere e diventare competitiva. La sostenibilità consente di rafforzare la reputazione e la visibilità della propria impresa, fa crescere il grado di fidelizzazione dei propri dipendenti, clienti e fornitori e aumenta la fiducia degli stakeholders. Non solo, avere un approccio sostenibile può consentire all’impresa di efficientare i processi aziendali e dunque ridurne i costi, accedere più facilmente alle agevolazioni finanziarie, attrarre nuovi talenti e stimolare processi di innovazione. Un’impresa sostenibile è al contempo un’impresa responsabile, attenta alle ricadute sociali della propria attività, rispettosa delle persone e dell’ambiente, attenta al benessere dei propri dipendenti e impegnata nello sviluppo del territorio. Artigiani e piccole imprese si dimostrano particolarmente sensibili a questi temi e sono consapevoli della necessità di confrontarsi con nuove sfide che guardano anche all’impatto sociale e ambientale della loro attività. Per essere competitive e stare sul mercato sanno che sarà necessario ridefinire il loro ruolo sociale valorizzando due aspetti fondamentali: il forte radicamento territoriale e l’attenzione alle generazioni future. Sostenibilità e responsabilità implicano anche la capacità di gestire il cambiamento attraverso un’attività costante di innovazione che consenta all’impresa di durare nel tempo e rispondere in maniera veloce al proprio mercato di riferimento. Innovare significa introdurre nuove modalità di progettazione, di produzione o vendita di beni o servizi; significa, fondamentalmente, creare un cambiamento positivo facendo cose nuove, oppure in un modo nuovo. Per fare ciò l'imprenditore deve essere in grado prima di tutto di mettere in discussione sé stesso, cogliere le sollecitazioni che giungono dall’esterno o dall’interno dell’impresa per essere al passo con le nuove condizioni del mercato e per offrire risposte efficaci, tempestive e coerenti con i bisogni dei propri clienti. Innovare significa quindi non solo anticipare il cambiamento ma anche essere in grado di adeguarvisi.
Il percorso verso CNA NEXT 2022 - Le evidenze appena descritte sono confermate dall’indagine realizzata in preparazione dell’edizione 2022 di CNA NEXT. Lo studio ha avuto l’obiettivo di rappresentare il livello di consapevolezza degli imprenditori, di descrivere il percorso che stanno compiendo verso la sostenibilità e di individuare le difficoltà che incontrano, con una attenzione particolare alle differenze di approccio a alle sensibilità che, su questi temi, possono avere i giovani imprenditori. L’attività di indagine è stata accompagnata dalla realizzazione di una serie di iniziative sul territorio, i CNA Next Lab, volti a sviluppare il dibattito sui temi al centro dell’evento e a coinvolgere attivamente nel confronto i raggruppamenti territoriali dei giovani imprenditori. CNA NEXT rappresenta, pertanto, il momento conclusivo e di sintesi di un lavoro condiviso e sviluppato a tutti i livelli territoriali dell’associazione attraverso momenti di formazione, confronto e dibattito.
Le proposte alla politica dei Giovani Imprenditori - Innovare verso un modo di fare impresa sostenibile, responsabile ed etico, significa anche accettare i rischi e la sfida del cambiamento. Un cambiamento che deve trovare nelle istituzioni interventi e strumenti (pratici e valoriali) adeguati a queste profonde trasformazioni. Per queste ragioni i Giovani Imprenditori della CNA intendono offrire al nuovo Governo e Parlamento alcune proposte per favorire la transizione ecologica e sociale delle piccole e medie imprese, secondo il principio europeo della transizione giusta (che non lasci indietro nessuno), e facendo leva in particolare sull’attenzione e la sensibilità dei giovani imprenditori verso soluzioni e approcci innovativi. Nel fare queste proposte alla politica, la CNA sollecita una nuova modalità di trattare “la questione generazionale” che non si risolva con misure di sostegno e incentivazione occasionali ma che adotti un approccio di sistema in grado di cogliere e valorizzare gli orientamenti e le predisposizioni delle giovani imprese e le aiuti a intraprendere il loro percorso di nascita e sviluppo. Per un effettivo cambio di passo sarà necessario porre le giovani imprese al centro degli obiettivi della strategia di politica economica e riconoscergli lo status di “attori sociali”, veri protagonisti del cambiamento in atto.
Sostenibilità d’impresa, un’occasione solo per grandi? Sintesi dei risultati
I risultati dello studio realizzato da CNA nel mese di settembre (con il coinvolgimento di più di 1000 imprese associate) consentono di prendere atto che anche gli imprenditori che guidano piccole e piccolissime realtà produttive sono convinti della necessità di svolgere un ruolo attivo nel percorso verso la sostenibilità d’impresa (73,4% delle risposte). Chi si orienta in questo senso dimostra di non sentirsi affatto una sorta di “riserva speciale” esentata da ogni coinvolgimento al riguardo. Difficile dunque continuare a rappresentarle come i “granelli” di un mondo pulviscolare che si sente estraneo alle grandi istanze globali di interesse collettivo, delle quali sono “ben altri” a doversi occupare. Arrivano addirittura all’82,4% del totale gli imprenditori convinti che nel mondo del prossimo futuro non ci sarà spazio per chi non sarà in grado o non vorrà coltivare la dimensione della sostenibilità nelle sue diverse accezioni, ambientali ma anche sociali. A ben vedere è più o meno quello che quasi tutti pensano per quanto concerne la digitalizzazione dei processi produttivi. Non a caso, digitale e transizione ecologica sono i due “cuori pulsanti” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. C’è poi da dire che il grande motore di questa convinzione diffusa non si alimenta di un carburante ideologico: tutt’altro. Quelli che sono in gioco sono soprattutto interessi reali: al primo posto il contenimento dei costi di approvvigionamento di energia e materie prime, ma anche la possibilità di ridurre la spesa per lo smaltimento dei rifiuti e dei reflui; viene inoltre rimarcato il delta positivo di reputazione, ossia la condizione indispensabile per consolidare un mercato che tende ad evolvere e a qualificare le sue richieste; infine, la costruzione delle pre-condizioni per continuare a far parte di filiere trainate da soggetti di grandi dimensioni che sempre più sono attenti alla qualità ambientale e sociale delle forniture. Minore è invece la fiducia nelle imprese per quanto concerne la possibilità di allargare il mercato di riferimento, perlomeno nell’immediato. Guardando agli interventi realizzati o alle soluzioni adottate, la situazione si presenta decisamente articolata. Azioni rivolte al contesto lavorativo, includendo forme di welfare aziendale, interventi formativi o altre misure volte a migliorare il rapporto con i dipendenti, sono state realizzate dal 52,5% delle imprese intervistate. Al 2° e 3° posto l’efficientamento energetico (in tutte le sue diverse declinazioni), realizzato dal 44,5% delle imprese per quanto concerne i locali produttivi e dal 37,7% con riferimento ai macchinari utilizzati. Circa 1/3 delle imprese si è attivata in tema di acquisti di materiali, regolazione delle forniture, gestione degli scarti o degli imballaggi. In ogni caso è importante osservare che solo l’11,1% delle imprese non ha attivato nessun processo volto ad aumentare la propria sostenibilità. Un ragionamento a parte richiede la questione degli impianti per l’auto-produzione di energia da fonti rinnovabili: se è vero che solo il 16,5% delle imprese dichiara di averli installati, occorre notare che il 50,4% delle imprese - evidentemente sotto la spinta della crisi energetica e dal caro-bollette - dichiarano di essere intenzionate a farlo. Quello che forse le piccole imprese non hanno ancora completamente compreso è che, in prospettiva, opportunità interessanti potranno dischiudersi anche sul fronte di un accesso selettivo al credito, a bandi pubblici orientati al green procurement, ad incentivi e sostegni destinati a chi vuole cambiare investendo in sostenibilità. E naturalmente la condizione abilitante per partecipare a questi processi sarà la misurazione del proprio livello di sostenibilità e dei risultati ottenuti. Al momento non si rileva grande partecipazione né grande interesse per strumenti quali auditing, indicatori, certificazioni, reportistica. Su questo fronte devono certamente aumentare la consapevolezza e la conoscenza, perlomeno a livello di base. La strada maestra è la formazione, ancora poco praticata dalle imprese (solo il 33,1% vi ha fatto ricorso negli ultimi 5 anni) anche perché ritenuta troppo teorica e poco rispondente ai loro fabbisogni specifici. Si tratta di un terreno che può essere molto produttivo, e sicuramente le associazioni di categoria sono i soggetti più indicati per “ararlo in profondità”, anche perché possono parlare un linguaggio comprensibile e sintonico con i loro abituali interlocutori. I risultati dell’indagine consentono inoltre di far emergere un profilo differenziato degli imprenditori più giovani (gli Under 40). Quest’ultimi, infatti, risultano più attenti della media al tema della sostenibilità sociale, agli interventi che possono essere ricondotti al paradigma emergente della “transizione circolare”, nonché a partecipare, direttamente o con i propri dipendenti, a processi formativi. In sintesi, le piccole imprese sono in cammino, preoccupate ma contemporaneamente incuriosite da tutto ciò che possono fare per aumentare la loro sostenibilità. Certamente non sono disposte, per far pratica di cambiamento, a passare per le “forche caudine” di processi eccessivamente burocratizzati. Su questo fronte potremmo dire che… “hanno già dato”. Si attendono invece una “soglia bassa” di accesso all’innovazione e al cambiamento in genere, basata su semplificazione delle procedure e su misure incentivanti là dove gli investimenti richiesti sono di importo significativo rispetto al loro volume d’affari. Si attendono inoltre “coerenza sistemica”: non c’è niente che possa spegnere gli entusiasmi e la voglia di partecipare dei singoli soggetti come un contesto contraddittorio incapace di riconoscere e premiare i virtuosi e di mettere mano alle criticità penalizzanti e demotivanti che pure ancora esistono. La grande consapevolezza e disponibilità a mettersi in gioco che l’indagine ha rivelato è un segnale forte, soprattutto pensando al momento storico nel quale viene registrato. I milioni di micro e piccole imprese di questo Paese che vogliono far pratica concreta di sostenibilità rappresentano un grande potenziale sia pure in buona parte ancora inespresso. L’attivazione di questo “capitale inagito” sarebbe certamente uno dei viatici migliori verso gli obiettivi generali di sostenibilità dei processi produttivi e verso la transizione ecologica della società.