Novara - E’ scattata in Italia la raccolta del riso ma il maltempo condiziona la produzione, azzerando di fatto l’incremento delle superfici coltivate registrato ad inizio 2024. Dalle prime stime la raccolta si dovrebbe mantenere sui livelli del 2023, nonostante l’incremento del 7% dei terreni seminati che aveva portato la superficie a 226mila ettari, invertendo una tendenza al ribasso che durava da ben tre stagioni. Ad affermarlo sono le prime stime elaborate dalla Coldiretti. In Italia la produzione di riso è concentrata principalmente al Nord con le aree del Pavese (83.000 ettari) e di Vercelli e Novara (100.000 ettari) che insieme rappresentano il 90% della risicoltura nazionale, con oltre diecimila famiglie, fra dipendenti e imprenditori, impegnate lungo la Penisola in questa filiera produttiva. Oltre alla leadership europea l’Italia vanta ben 200 varietà iscritte nel registro nazionale dal Carnaroli, all’Arborio fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, senza dimenticare il Roma e il Baldo che hanno segnato la storia della risicoltura italiana. Il Carnaroli, l’Arborio, il Baldo ed il Sant’Andrea hanno, oltretutto, l’unica denominazione Dop a livello europeo.
“I cambiamenti climatici stanno influendo sulla produzione - spiega Fabrizio Rizzotti, vicepresidente di Coldiretti Novara-Vco e Presidente di Campagna Amica - Le piogge insistenti ad aprile e maggio hanno creato di fatto non pochi problemi durante il periodo delle semine, posticipando la messa a dimora della coltura in un periodo non più ottimale che ha generato, di fatto, ritardi poi nel ciclo fisiologico delle piante. Ritardi che oggi rischiano di riflettersi negativamente sul potenziale produttivo finale, senza però inficiarne la qualità. Oltretutto l’ondata di maltempo degli ultimi giorni sta ostacolando ulteriormente la raccolta”.
“Sul nostro riso pesala concorrenza sleale tanto che più di un 1 pacco di riso su 4 venduto nel nostro Paese è straniero, spesso proveniente da Paesi che non rispettano le stesse regole, sul piano ambientale, sociale e sanitario – evidenziano il presidente Fabio Tofi e il Direttore Luciano Salvadori - Nelle risaie asiatiche si utilizza peraltro il triciclazolo, un potente pesticida vietato nell’Unione Europea dal 2016, senza dimenticare le accuse di sfruttamento del lavoro, a partire da quello minorile. Per questo Coldiretti e Filiera Italia si sono schierate contro al
riconoscimento Igp per il riso da India e Pakistan che, oltretutto, non garantisce il principio di reciprocità in termini di sostenibilità sociale ed ambientale nel processo di produzione. Serve, quindi, che l’Ue istituisca il principio di reciprocità, facendo in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione Europea rispettino gli stessi standard in materia di tutela dell’ambiente e di rispetto dei diritti dei lavoratori seguiti dai risicoltori italiani come occorre anche dare seguito alla scelta dell’Europarlamento di mantenere la clausola automatica di salvaguardia nella revisione del regolamento Sistema di Preferenze Generali (Spg), le misure che puntano a favorire la crescita economica dei Paesi in via di sviluppo, per permettere di far scattare il dazio quando le quantità di riso superano una certa soglia rispetto all’anno precedente”.
Coldiretti consiglia quindi di verificare in etichetta che nei pacchi di “Riso da risotto” sia indicata l’origine italiana per un prodotto coltivato secondo criteri di salubrità e di sostenibilità ambientale e sociale.