Novara - “Una situazione in continuo peggioramento che inasprisce una condizione di mercato che diventa sempre più inaccettabile, mettendo a repentaglio il lavoro dei produttori”. Questa la netta presa di posizione di Coldiretti Novara-Vco in relazione all’incessante diminuzione del prezzo del riso sceso di più di 300 euro alla tonnellata: un problema enorme per gli agricoltori delle nostre province che devono affrontare una vera e propria forma di speculazione legata all’eccessivo ribasso del costo del prodotto.
“Lunedì mattina solo Coldiretti, in forma di protesta, ha voluto abbandonare la sede della borsa del listino prezzi del riso e dei cereali di Novara – evidenziano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi e il Direttore Luciano Salvadori – E’ intollerabile presenziare senza possibilità di reazione rispetto a chi consente ribassi improponibili e che poi critica la nostra scelta. Finora le motivazioni dei produttori sono state inascoltate e non vogliamo prestarci a questo gioco in cui i nostri associati debbano subire pesanti ingiustizie: questo calo è ingiustificato perché non rappresenta la fotografia reale di un mercato nel quale la mancanza di operazioni di scambio significative sono tali da non poter determinare tali variazioni al ribasso dei prezzi. Offerte e domanda sono ridotte ai minimi termini. Questi cali sono quindi immotivati e frutto di speculazione e strumentalizzazione: Il valore del riso non può essere solamente teorico, ma deve rispettare dei reali parametri dettati dalle leggi di mercato”.
I problemi purtroppo non riguardano solamente la diminuzione del prezzo del prodotto: questa è solamente la punta di un iceberg. Le importazioni nel 2022 sono praticamente raddoppiate e questo trend è in peggioramento quest’anno. L’import è triplicato dalla Cambogia, quintuplicato dal Vietnam e addirittura aumentato di 50 volte dalla Birmania. A questo va aggiunta, negli ultimi 12 mesi, l’esplosione dei costi energetici con aumenti record che vanno dal +170% dei concimi al +129% del gasolio.
“Il riso non è il solo prodotto che ha subito dei crolli di prezzo: anche il mais, l’orzo e il frumento devono fare i conti con le diminuzioni – proseguono Tofi e Salvadori - A trarre svantaggio da questa situazione non sono solo i risicoltori ma anche i consumatori: gli agricoltori incassano meno di un euro al chilo, mentre le famiglie continuano a pagare più di 5 euro per un chilo di riso. A peggiorare ulteriormente la situazione dei compratori è anche l’incessante aumento del costo dei prodotti alimentari come pane e pasta. Siamo di fronte quindi a un punto di non ritorno – concludono – Serve un intervento immediato per difendere gli imprenditori agricoli che dopo un anno devastante a causa della siccità ora devono affrontare questa nuova emergenza”.