Novara - La Popillia continua a mietere danni alle colture. Il coleottero giapponese, che già da diversi anni abita le campagne piemontesi, è in grado di infestare tutte le specie vegetali, dagli alberi da frutto ai vigneti, alle colture orticole di pieno campo. Il grido d’allarme, questa volta, suona dalle vigne del Novarese, come spiega Marco Ioppa dell’Azienda Agricola Ioppa di Romagnano Sesia: “L’insetto è ormai presente nelle nostre zone da sei anni, ma quest’anno si è come minimo duplicata – denunica Ioppa, che ricopre anche la carica di consigliere di Coldiretti Novara-Vco – I danni sono evidenti in tutte le zone, ma qualche vigna in particolare è praticamente distrutta”. L’unica arma a disposizione degli agricoltori è quella dei trattamenti fitosanitari di prevenzione autorizzati: “Sono l’unica ancora di salvezza e devono essere fatti nel momento giusto. Chi ha utilizzato i prodotti in tempo è riuscito a salvare il raccolto anche se, dopo quattro o cinque giorni, quando l’effetto del trattamento è terminato, l’insetto torna a riattaccare le foglie. Per coloro che hanno temporeggiato con l’utilizzo dei prodotti il danno è praticamente irreparabile: l’uva non riesce ad andare in maturazione e la perdita è totale”.
“Si stanno attuando specifiche misure fitosanitarie di prevenzione e di lotta per evitare la continua diffusione, ma quest’anno le infestazioni sono aumentate in maniera esponenziale con danni insostenibili alle colture che si vanno a sommare a quelli provocati dalla siccità ed alle difficoltà che gli imprenditori stanno vivendo a causa del conflitto ucraino – commentano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e il Direttore Francesca Toscani - Serve un impegno ancora più serrato per evitare di perdere i raccolti e per questo, grazie anche alle nostre sollecitazioni è stato convocato dalla Regione Piemonte per oggi pomeriggio un incontro tecnico sulla tematica. Insieme al cambiamento climatico sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea, con frontiere colabrodo che lasciano passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Risultato di una politica europea troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici in Europa senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati”.