Novara - Il festival novarArchitettura 2022 dà voce a tanti progetti arrivati da tutta Italia. Sono esposti sotto i portici di via Fratelli Rosselli, nel cuore della città. L’iniziativa è il frutto della call inserita nella rassegna organizzata dall’Ordine degli Architetti P.P.C. delle Province di Novara e Vco con il prezioso contributo organizzativo del Comune di Novara sotto il cappello “IN-OUT Spazi e dispositivi per la città post-pandemica”. È stata veicolata attraverso siti dedicati come spiega l’architetto Daniele Moro: «Ogni edizione è caratterizzata da un tema cui possono aderire gli studi di progettazione presentando le opere che ritengono interessanti e possono avere attinenza con l’argomento trattato. Sono stati affrontati disparati temi: lo spazio pubblico, il restauro e il riuso, gli ambienti di lavoro e soprattutto la residenza che negli ultimi due anni ha messo in mostra debolezze, limiti ma anche opportunità che il tema specifico potenzialmente racchiude. Un’iniziativa a partecipazione aperta, senza selezione, per garantire la massima libertà e la maggiore visibilità, rivolta a studi con opere realizzate o rimaste sulla carta, dunque semplici progetti, concorsi di progettazione, tesi, progetti in corso d’opera ovvero in costruzione. La selezione dei progetti presentati è stata lasciata ai singoli studi i quali hanno operato le scelte ritenute opportune: l’obiettivo è far conoscere a un pubblico ampliato cosa significa fare architettura e qual è il lavoro svolto negli studi i cui risultati emergeranno dall’interesse e dall’apprezzamento mostrato dal pubblico passeggiando lungo via Rosselli: un pubblico costituito da professionisti ma, ovviamente, anche da persone comuni che tuttavia vivono l’architettura. Sono arrivati 42 progetti. Ci sono studi che hanno partecipato con un solo progetto, altri hanno preferito presentarne un numero maggiore, visto che non vi era alcuna limitazione, in modo da far emergere in modo più ampio le peculiarità dello studio e la diversità dei temi trattati. I progetti coprono tutta l’Italia, da Bolzano alla Sicilia e poi Potenza, Ascoli, Bologna e Cuneo solo per citare alcune città. Lo scopo dell’iniziativa è quello di fare emergere il significato di Progetto e di Architettura in genere. La recente pandemia ha mostrato la fragilità delle persone, i limiti di alcune architetture e il ruolo che la gestione dello spazio pubblico ha a livello sociale. Tutte le edizioni di novarArchitettura sono riconducibili a questo tema, secondo un percorso che partendo dal RIUSO, l’edizione 2013, fino a quella di tre anni fa OLTRE, nel 2019, ha cercato di indagare limiti, criticità e buoni risultati, o discutibili, di architetture appartenenti a qualunque scala, cercando di instaurare un confronto o una riflessione aperta a chiunque, con l’obiettivo di migliorare sempre più lo spazio vissuto».
E il festival guarda anche alla città (e al mondo) del futuro. Grazie al contributo dell’urbanista Maurizio Carta che, oltre a coordinare a Casa Bossi il workshop di progettazione all’interno di LabAnt Città Futura, ha incontrato i professionisti del territorio in uno dei tanti eventi proposti dalla rassegna. Nell’Arengo del Broletto l’intervento di Carta, teorico della “Città creativa” e professore ordinario di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo oltre che assessore comunale nel capoluogo siciliano. Il relatore, introdotto dalla presidente dell’Ordine Lucia Ferraris («la sua ricerca e la sua esperienza, anche come amministratore comunale, mettono in pratica il frutto del suo lavoro»), ha seguito le tracce del suo ultimo libro, “Homo urbanus”, edito da Donzelli, partendo da un assioma, «l’urbanistica è da rifondare». Urbanistica che «non è solo disciplina e regolazione degli spazi, ma progettazione e comportamenti. E responsabili di molti problemi delle città di oggi sono proprio gli urbanisti. Viviamo in una condizione drammatica, una condizione di squilibrio strutturale con il pianeta». Perdita di identità culturale, ingiustizia sociale, persone che hanno accesso all'acqua. Dall’antropocene, la nostra epoca, all’antropocalisse il passo è stato breve per Carta: «Due le strade per uscirne. O l’estinzione della specie umana, ne basta la metà, oppure un ripensamento del nostro modo di vivere, una rinnovata sorellanza tra comunità, città e natura. È il neoantropocene». E la “ricetta”, secondo l’urbanista, passa attraverso «quattro rivoluzioni: combattere il cambiamento climatico, accelerare la trasformazione del digitale vero, ripensare la città come sistema policentrico, riattivare la società circolare».
Altro contributo importante al tema del festival 2022 quello portato da Gianmatteo Romegialli, titolare dello studio di architettura act_romegialli, sul tema “Progetti nel paesaggio”, sempre nell’Arengo del Broletto. Lo studio, fondato nel 1996 da Gianmatteo Romegialli (che è anche presidente dell’Ordine degli Architetti di Sondrio) ed Erika Gaggia van Hardeveld, si occupa di architettura, disegno urbano, interior e design. Il relatore, introdotto dall’architetto Marco Bozzola (che lo ha definito «uno dei professionisti più interessanti e affermati della sua generazione, che ha intrapreso una strada personale e originale»), ha calato il suo lavoro nella realtà in cui abita, «un’architettura che si confronta con l’ambiente alpino e prealpino ma che sente anche l’attrazione dell’area metropolitana di Milano e Bergamo, una delle zone più urbanizzate d’Europa». La sua filosofia, «costruire in modo intelligente, per un’architettura semplice, fatta di pochi gesti. Mi piace confrontarmi con l’eterogeneità dei luoghi e dialogare con l’elemento naturale. Governare il tutto è la cosa più complessa, la sfida da vincere». Dagli interventi per i privati ai progetti di housing all’edificio della Rinascente a Torino: un racconto tra parole e immagini alla scoperta dei “segreti” del mestiere di un grande professionista.