Novara - Nelle ultime ore due argomenti sono improvvisamente balzati all’onore della cronaca per il loro effetto dirompente. Si tratta dell’evoluzione del cosiddetto Decreto del fare, varato dal Governo Letta nei giorni scorsi e così carico di attese e impegni, e la novità del decreto di regolarità tributaria, richiesto in edilizia, il cosiddetto DURT. Due temi che sono in stretta connessione fra loro. Infatti il Decreto del Fare annunciava una riduzione della burocrazia che grava sulle imprese, proprio per liberare il saper fare degli imprenditori. Invece l’imposizione del Documento di regolarità tributaria va nella direzione opposta. Ma perché poi, e con quale utilità? Confartigianato ha criticato duramente questa decisione, anche nell’ambito unitario di Rete Imprese Italia: “La pazienza dei nostri imprenditori non è infinita. Il testo del decreto del fare viaggia in direzione decisamente diversa da quella promessa dal Governo. Su ben altre prospettive si era basata la nostra apertura di credito nei confronti delle larghe intese” è la denuncia unitaria di artigiani e commercianti. L’attesa, naturalmente, era quella di un atteggiamento coerente dell’esecutivo rispetto alle attese delle imprese e dell’intero Paese, spiega Francesco Del Boca (nella foto) presidente di Confartigianato Imprese Piemonte Orientale, che chiede “una rapida inversione di rotta rispetto a quanto successo negli ultimi giorni perché non sono in discussione solo gli interessi di milioni di imprese, ma il futuro del Paese”.
Ma cosa denunciano gli imprenditori? “Le imprese si aspettavano un provvedimento che alleggerisse la burocrazia e desse impulso alle attività, i risultati sono purtroppo antitetici. Chiedevamo l’abolizione della responsabilità solidale negli appalti, e troviamo invece ulteriori adempimenti con l’introduzione del DURT, un nuovo mostro…. Volevamo un potenziamento del Fondo centrale di garanzia e abbiamo ora uno stravolgimento delle finalità del Fondo stesso, piegato più alle esigenze di banche e di grandi imprese. Reclamavamo l’esigenza di interventi volti a sburocratizzare la sicurezza sul lavoro e sono state introdotti invece ulteriori oneri e complicazioni, che non incidono sulla sicurezza sostanziale dei lavoratorie aggravano i costi per le imprese” denuncia Del Boca.
Il decreto del fare era stato presentato come una spinta destinata a favorire le imprese, ma si sta trasformando nel suo opposto con più burocrazia, maggiori costi e minori facilitazioni. Il Parlamento sembra operare come se l’Italia non fosse un Paese in crisi che solo le imprese, soprattutto le piccole imprese, possono cercare di risollevare. Ma nello specifico cosa prevede questo nuovo DURT? “Il DURT è un nuovo mostro burocratico. Un adempimento inutile e complicato che rischia di dare il colpo di grazia alle imprese del settore costruzioni alle prese con una crisi profonda che, nel 2102, ha provocato la perdita di 122.000 addetti e 61.844 aziende. Chiediamo al Parlamento che venga cancellato” afferma Giuliano Nicola, delegato della Sezione Edilizia di Confartigianato Imprese Piemonte. E come funziona? In pratica le imprese appaltatrici e subappaltatrici, per poter essere pagate dai committenti, dovranno ottenere dall’Agenzia delle Entrate il DURT, il documento che attesta l’inesistenza di debiti tributari da parte dell’azienda. “Un meccanismo assurdo e macchinoso – spiega Nicola - con il quale si chiede agli imprenditori di comunicare periodicamente al Fisco i dati delle buste paga per consentire all’Agenzia delle Entrate di accertare che le imprese siano in regola. Ed è tanto più incomprensibile poichè è inutile al fine di verificare il corretto versamento delle ritenute. L’obbligo per le imprese di versare le ritenute è indipendente dal diritto del contribuente di scomputarle dalla propria dichiarazione, una volta ottenuta la certificazione”.
Altro effetto del DURT potrebbe essere quello di costringere le piccole imprese al versamento mensile dell’IVA, invece del versamento trimestrale. Questo perché i versamenti o i mancati versamenti devono essere conosciuti dall’Agenzia in tempo reale. E ancora: vi è una confusione di base fra una disposizione che pone la responsabilità in capo al versamento delle ritenute, la trasmissione dei dati fa riferimento a tutto quanto erogato al lavoratore (compresi i contributi già ricadenti nel DURC), e il DURT rimanda indistintamente a tutti i debiti tributari: cosa deve fare l’appaltatore o il committente se il DURT segnala una irregolarità tributaria che non centra nulla con il contratto d’appalto?
“Il DURT – sottolinea Nicola - contraddice la volontà più volte dichiarata dal Governo di semplificare gli adempimenti a carico delle imprese e rischia di vanificare gli effetti degli incentivi varati dall’Esecutivo per gli interventi di ristrutturazione e risparmio energetico in edilizia. Se il Parlamento non cancellerà questo adempimento, ne andrà del futuro delle nostre imprese”.
Le notizie dell’ultim’ora dicono che il Governo ritirerà il DURT nel dibattito al Senato: “Sarebbe sicuramente una cosa saggia” spiega Nicola “le nostre osservazioni sono state ascoltate, attendiamo ora atti concreti!”