Novara - Un lavoratore che taglia il traguardo dei 50 anni affronta un momento delicato del proprio percorso professionale, a prescindere dal fatto che possa perdere o meno la propria occupazione. Da un’indagine realizzata dall’Università Cattolica di Milano è emerso che quasi la metà dei lavoratori affronterebbe i momenti più problematici della propria carriera dai 50 anni in su. La ricerca ha evidenziato una forte impreparazione delle aziende nell’affrontare al meglio queste tipologie di momenti. A fronte di un mondo imprenditoriale italiano sempre più in mano agli over 50, appare ancora oggi prioritario, quindi, valorizzare il contributo dei lavoratori di questa categoria, che potrebbero dare ancora molto alle realtà aziendali per le quali prestano servizio. Senza contare i benefici che ogni organizzazione potrebbe ottenere da una corretta ed efficiente gestione della forza lavoro multigenerazionale.
Mi ricordo che in passato nelle imprese di costruzioni era buona prassi affiancare alle nuove leve figure di cantiere di una certa età e di grande esperienza. La finalità era quella di trasferire ai giovani le adeguate competenze atte a consentirgli una crescita professionale che avrebbe garantito una continuità nei processi di gestione del lavoro all’interno dell’azienda.
Purtroppo con il passare degli anni questo processo di trasferimento di competenze si è perso innescando un approccio negativo alla risoluzione dei problemi proprio per la mancanza di esperienza da parte delle nuove generazioni.
Gli over 50 costituiscono un capitale sociale fondamentale per l’economia in generale e per le aziende di appartenenza. Il mondo del lavoro si alimenta delle loro competenze ed esperienze, al pari dell’apporto di innovazione e dinamismo che proviene dai giovani.
È necessario lavorare attivamente per mettere in contatto il trasferimento generazionale delle competenze, tra generazioni che spesso sono lontane tra loro.
I vantaggi portati dal trasferimento intergenerazionale di competenze sono principalmente:
Il distacco generazionale, spesso accompagnato da stereotipi negativi, è uno degli elementi che verrebbero migliorati dal trasferimento delle competenze. Mettere in dialogo tra loro vecchie e nuove generazioni abbatterebbe quelle barriere che spesso non permettono il dialogo reciproco, portando alla perdita dell’esperienza e delle competenze, di un back ground fondamentale soprattutto all’interno delle aziende. L’avvicinamento culturale delle due generazioni migliora inoltre il dialogo portando alla luce stati d’animo, considerazioni, predisposizioni che spesso rimangono nascosti e non valorizzati.
Distacco generazionale che ha ricadute negative anche sotto l’aspetto salariale. Infatti cresce il divario tra giovani e meno giovani. I primi sono sempre più poveri rispetto ai giovani di anni fa.
Appare quindi evidente come sia necessario anche fornire alle nuove generazioni strumenti e competenze professionali che consentano di potersi spendere immediatamente nel mercato del lavoro. Queste disuguaglianze sono destinate ad aumentare al crescere dell’età degli attuali giovani. Divenendo critiche nell’età pensionabile.
Lo scambio di informazioni intergenerazionale porta sicuramente ad un miglioramento nella volontà di apprendimento da parte di entrambe le generazioni. Stimolerebbe la voglia di apprendere cose nuove, e di approfondire quanto già conosciuto. L’avvicinamento delle due generazioni porterebbe una predisposizione mentale di apertura, soprattutto nei confronti delle generazioni più giovani che spesso si trovano a competere con i loro coetanei chiudendosi quindi ad esperienze di condivisione. In questo caso il confronto con una persona più anziana abbatterebbe questa condizione mentale favorendo il dialogo e il confronto, e facendo vivere ai giovani un’esperienza molto più profonda e appagante.
È dimostrato che una progettualità ed un’applicazione costante delle tecniche di gestione dell’età consentono, tra l’altro, una più ottimale gestione delle competenze e delle caratteristiche delle risorse umane a disposizione, attraverso il monitoraggio puntuale e l’eventuale programmazione di azioni di recruiting. Esperienze di questo tipo sono state attuate con successo da diverse multinazionali, in primis Volkswagen che ha iniziato da tempo a richiamare gli ex dipendenti, altamente qualificati, in pensione, per reinserirli in azienda nel ruolo speciale di formatori per i nuovi assunti. Nei lavoratori senior vengono particolarmente apprezzati skills quali la facilità di adattamento e re-inserimento, la conoscenza delle procedure, la lealtà nei confronti dell’azienda e, non ultimo, il forte apprezzamento da parte dei colleghi più giovani.
Di cosa abbiamo bisogno dunque per evitare che il problema si aggravi con l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani di oggi?
Abbiamo bisogno del passaggio di competenze come strumento utile per l’avvicinamento di diverse generazioni.
Dott.Ing Pietro Palmieri
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