Novara - Il ritorno in zona arancione anche per il Piemonte, con nuove chiusure per bar, ristoranti e agriturismi, rischia di dare il colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani fuori casa, già ai minimi nel 2020, con numeri più bassi da almeno un decennio e con un crack senza precedenti per la ristorazione in particolare, che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro, secondo stime Coldiretti su dati Ismea. In Piemonte a farne le spese sono oltre 25 mila strutture che, a parte l’asporto, hanno potuto aprire solo per brevi periodi. A queste si unisce tutto il mondo del turismo che ha avuto un calo del 70% rispetto al 2019.
“Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare”, spiegano Sara Baudo e Paolo Dellarole, presidenti di Coldiretti Novara – Vco e Vercelli – Biella, “in particolare per le nostre province dove vino, salumi, formaggi e carne sono di particolare qualità e molto richiesti nel settore, con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti e un calo delle richieste. Da parte nostra stiamo chiedendo ai consumatori di privilegiare gli acquisti di prodotti locali, sensibilizzando i cittadini attraverso la campagna #MangiaItaliano, ma certamente servono misure di ristoro adeguate per l’intero sistema agroalimentare su cui ricadono gli effetti negativi delle chiusure e delle limitazioni del canale ristorazione”.