Novara - Risultato positivo per l’industria manifatturiera novarese, ma non privo di difficoltà ed incertezze: nel secondo trimestre dell’anno la produzione industriale registra a livello provinciale un aumento del +2,7% rispetto allo stesso periodo del 2013, accompagnata da un incremento più contenuto del fatturato (+1,2%). «La buona performance della produzione è un dato favorevole, ma che va letto all’interno di un quadro più complesso – spiega Antonio Centrella (nella foto), vicepresidente della Camera di Commercio di Novara – Gli indicatori economici relativi a commesse e fatturato registrano infatti incrementi complessivi di modesta entità, con andamenti non sempre positivi a livello delle singole attività economiche. Questa incertezza emerge in modo evidente nelle previsioni degli imprenditori– aggiunge Centrella – che ipotizzano un peggioramento del contesto economico nel breve periodo e, pertanto, guardano al futuro con preoccupazione».
La 171a “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” vede Novara posizionarsi al terzo posto nella classifica delle performance provinciali, dopo Torino e Cuneo: tutti i territori evidenziano a livello complessivo variazioni positive della produzione, ad eccezione di Biella, con una media regionale che si attesta al +4,2%. L’indagine ha coinvolto nel Novarese 149 imprese, per un totale di circa 9.200 addetti ed un fatturato superiore ai 2,7 miliardi di euro.
Produzione - L’aumento complessivo della produzione industriale è sostenuto da tutti i principali comparti di attività economica, con l’unica eccezione del tessile-abbigliamento, in calo del -1,1%. Gli altri comparti evidenziano, invece, performance positive superiori alla media provinciale che vanno dal +3,2% della chimica-gomma-plastica al +4,2% delle rubinetterie.
Dimensioni - Per quanto riguarda il profilo dimensionale, le microimprese, a differenza di quanto rilevato nei trimestri precedenti, evidenziano un lieve incremento della produzione (+0,9%) che si mantiene tuttavia inferiore a quelli delle altre classi dimensionali, compresi tra il +2,7% delle grandi imprese (con oltre 250 addetti) e il +3,7% di quelle di piccola dimensione (10-49 addetti).
Capacità Produttiva - Il grado di utilizzo della capacità produttivasi attesta mediamente al 61,1%: a registrare il valore più alto nel periodo in esame è il tessile-abbigliamento (72,2%), mentre il più basso viene toccato dall’alimentare (60,9%).
Nuovi Ordinativi - L’analisi della domanda evidenzia un miglioramento sul fronte delle commesse sia interne che estere, con un lieve rialzo degli ordinativi domestici (+1%) ed uno leggermente maggiore di quelli provenienti dall’estero (+1,9%). Se l’aumento della domanda oltreconfine coinvolge tutte le attività economiche, ad esclusione del tessile–abbigliamento (-0,9%), il quadro della domanda interna appare più eterogeneo, con risultati in discesa, oltre che per il sistema moda (-1,4%), anche per l’alimentare (-0,8%) e, soprattutto, per le rubinetterie, i cui ordinativi si riducono del -6,5%.
Fatturato - Il confronto con il secondo trimestre 2013 vede aumentare il fatturato, che rispetto all’anno precedente si accresce complessivamente del +1,2%, con risultati che vanno dal -2,2% della chimica-gomma-plastica al +6% dell’alimentare. Si registra, invece, un leggero calo del fatturato estero, con una diminuzione media del -0,3%, imputabile principalmente alle riduzioni della chimica-gomma-plastica (-2,6%) e del tessile–abbigliamento (-3,1%).
Prospettive a tre mesi - Per il periodo luglio-settembre 2014 gli imprenditori manifestano le proprie preoccupazioni rispetto all’andamento di tutti gli indicatori economici, orientando al ribasso le proprie aspettative rispetto al clima di maggiore fiducia espresso nella precedente indagine. Oltre il 27% degli intervistati dichiara di aspettarsi un calo della produzione industriale, a fronte del 19,6% che ne prospetta un aumento, generando un saldo di opinione negativo pari a -8 punti percentuale. Le previsioni pessimistiche prevalgono anche relativamente al fatturato, atteso in diminuzione dal 26,1% degli imprenditori, quota che supera di 5,5 punti percentuale quella degli ottimisti. Aspettative sfavorevoli vengono espresse anche nei confronti degli ordinativi: il saldo ottimisti/pessimisti si assesta infatti sui -11,1 punti percentuale per quanto riguarda le commesse estere e supera i -12 punti percentuale in riferimento a quelle domestiche.