Novara - Con le economie occidentali ormai “mature” e la conseguente necessità di sviluppo dell’export soprattutto nei Paesi emergenti, saranno avvantaggiate in futuro le aziende che erano già presenti sui mercati internazionali prima della crisi. In questo contesto il Novarese, la cui industria manifatturiera è fortemente vocata alle esportazioni, potrà ancora dare risultati significativi.
È quanto emerso ieri sera nel corso della tavola rotonda “Le imprese italiane e la crisi: si può tornare ad essere competitivi?”, organizzata dall’Associazione Industriali di Novara e dalla società di revisione contabile Tickmark Spa nella sede dell’Ain. Durante l’incontro, moderato da Fabio Tamburini, direttore di Radio24 e dell’agenzia Radiocor, sono intervenuti Lelio Bigogno (TickMark), Susanna Ercoli (Banco Popolare), l’economista Marco Fortis e il presidente dell’Ain, Fabio Ravanelli.
Bigogno ha sottolineato la mancanza, ormai strutturale, «di politiche industriali a livello europeo e nazionale, alle quali si surroga con iniziative localistiche, di distretto o di nicchia». Tuttavia, ha aggiunto, «la complessità di alcuni mercati in forte sviluppo richiederebbe una maggiore collaborazione tra i mondi dell’impresa, della finanza e della politica, soprattutto per affiancare le Pmi nel processo di crescita». Anche le aggregazioni tra imprese, da questo punto di vista, rappresentano una sfida interessante. «Occorre però – ha osservato – trovare un giusto equilibrio fra il tradizionale individualismo degli imprenditori italiani e la necessità di approcciare nuovi scenari internazionali facendo leva su “numeri” che consentano di guardare ai relativi investimenti con maggiore serenità».
Fortis ha incentrato il suo intervento sull’impatto che la crisi ha avuto sulle piccole e micro imprese contoterziste: «queste – ha spiegato – rifornivano soprattutto le medie imprese, che in questi anni hanno internalizzato molte lavorazioni, in alcuni casi riqualificando le attività dei propri dipendenti». Anche secondo Fortis i mercati emergenti «saranno cruciali in futuro e traineranno in modo decisivo la domanda, anche se non sono ancora così importanti, per volumi e valori, come i mercati considerati ormai saturi. Finché i “Bric” non consumeranno come la Germania non ci sarà sviluppo e la Germania stessa dovrà fare i conti con una crescita in calo». L’economista ha anche citato una ricerca delal Fondazione Edison, di cui è vicepresidente, dalla quale risulta che nel 2009 l'Italia poteva vantare centinaia di prodotti in un cui era tra i primi cinque Paesi esportatori al mondo. «Al primo posto fra questi – ha precisato – c'era la nostra rubinetteria, con un valore complessivo di 5 miliardi di dollari. In molti settori in cui prima della crisi eravamo molto forti abbiamo perso anche il 50% del fatturato, ma ora si tratta di aspettare che riparta la domanda, perché se le imprese sono davvero leader possono continuare a reggere anche in futuro».
Dopo essersi soffermato sulle motivazioni che hanno portato l’Italia, negli ultimi decenni, a non avere, a differenza della Germania, un sistema di grandi imprese che funga da traino per il settore manifatturiero, e aver spiegato le ragioni della «truffa di dimensioni colossali» che, a partire dallo scandalo dei mutui subprime, «ha provocato la più grande crisi finanziaria dal 1929», Fortis ha elogiato la politica di riduzione della spesa pubblica perseguita dall’Italia negli ultimi anni. «Anche se è difficile che il Pil italiano cresca più dell'1,5% all’anno nei prossimi 15 anni – ha detto – già nel 2011 saremo l'unico Paese del G7 ad avere i conti in ordine, mentre nei prossimi anni per gli altri Paesi sviluppati potrebbe addirittura iniziare una fase di decrescita».
È quindi intervenuta Susanna Ercoli, che ha illustrato il “Laboratorio delle imprese” avviato dalla direzione Corporate del Banco Popolare per sostenere lo sviluppo delle aziende del territorio. «Le banche italiane – ha spiegato Ercoli – si sono molto patrimonializzate in vista di “Basilea 3”, che entrerà a regimen nel 2019, e si stanno attrezzando per sopperire alle debolezze del sistema finanziario globale. Anche le aziende devono però attivare processi di raffozamento patrimoniale. Per valutare bene un'impresa, infatti, i bilanci sono ormai insufficienti e gli istituti di credito chiedono agli imprenditori una strumentazione più comprensibile, come il business plan, oltre che più adeguata alla velocità dei cambiamenti in atto. Per facilitare la concessione di un credito alle banche serve la maggiore condivisione possibile delle scelte imprenditoriali, oltre che analisi di contesto e di settore che consentano di migliorare la conoscenza reciproca».
«La relazione di Fortis – ha detto il presidente dell’Ain, Fabio Ravanelli – ci fa rendere conto di quanto dobbiamo essere orgogliosi di essere imprenditori manifatturieri, anche se in questo periodo siamo molto preoccupati per l'aumento dei prezzi materie prime e per la speculazione finanziaria che ne è alla base. Si tratta di un problema ben maggiore del rischio di inflazione, perché potrebbe comportare un incremento medio dell'8% dei prezzi dei prodotti finiti. Anche l'euro, troppo forte sul mercato delle valute e destinato ancora a salire, rischia di mettere in difficoltà le nostre esportazioni». Il 95% delle aziende associate all’Ain, ha evidenziato Ravanelli, «sono piccole e medie imprese: per continuare a crescere e fare sempre più investimenti e ricerca non bastano le linee di credito. Le nostre Pmi devono quindi dotarsi di nuovi strumenti di patrimonializzazione, come il ricorso al merchant banking, al private equity e alla borsa».
Al termine dell’incontro Bigogno ha presentato il premio “Le tigri”, giunto quest’anno alla seconda edizione. «Il premio – ha spiegato – vuole valorizzare le società di capitali con fatturato superiore ai cinque milioni che si sono distinte per la propria capacità di innovare e di ricercare, anche in queti anni di crisi, soluzioni e strategie di natura commerciale, finanziaria e industriale. Informazioni sulle iscrizioni, aperte fino al prossimo 31 maggio, sono reperibili sul sito www.premioletigri.com».