Verona - E' in corso di svolgimento nella città scaligera l'appuntamento con l'assemblea del Banco Popolare. Tra i vari interventi va segnalato quello del sindaco di Novara, Andrea Ballarè, che riportiamo integralmente. “Prendo la parola per la prima volta in questa assemblea come sindaco della città di Novara con qualche emozione. Ma soprattutto con la consapevolezza che mai come in questo momento una occasione come questa deve essere tutto fuorché una passerella di maniera. Mi permetterete allora qualche breve considerazione di cornice. Stiamo vivendo un tempo difficile e complesso, una crisi senza precedenti che insidia il nostro stesso modello di vita e di organizzazione della società. Una crisi che, come è stato descritto nel più recente rapporto del Censis, ha generato nella realtà italiana imprevedibili fragilità personali e di massa: comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e futuro. Nel vortice della crisi economica si sono appiattiti i nostri riferimenti alti e nobili, messi alla prova dalla delusione che è il sentimento prevalente. E una società appiattita fa franare verso il basso anche il vigore dei soggetti presenti in essa. Così anche in realtà relativamente robuste come è quella della città che ho l’onore di servire come sindaco, quella Novara che ha scolpito il proprio nome in uno dei pilastri fondativi di questo nuovo grande gruppo bancario, la Banca Popolare di Novara, l’accelerazione dei processi di crisi finanziaria ed economica stanno incidendo profondamente nella realtà sociale. Alcuni mesi fa, aprendo in mio mandato amministrativo nella cornice solenne dell’antico palazzo comunale del Broletto, ho avuto modo di sottolineare come il nostro obiettivo sia anzitutto quello di lavorare per costruire il benessere dei cittadini. Un benessere a trecentosessanta gradi, che non è misurato solo dal PIL. Ma, aggiungevo, c’è oggi un grande ostacolo che si frappone al conseguimento di questo obiettivo. E questo ostacolo è il figlio primogenito della crisi economica. Si chiama mancanza di lavoro. Un problema che anche da noi, nel cuore del Nord industrializzato, assume caratteri davvero preoccupanti. A causa della crisi occupazionale, Novara sta conoscendo il riemergere di bisogni che credevamo confinati in un passato remoto: la casa, il cibo. Negli anni passati, mentre a tutti i livelli (nazionale e locale) si tendeva prima a negare la crisi e poi a sottovalutarla, cresceva dall’interno della nostra compagine sociale un vero e proprio cancro, le cui metastasi oggi rischiano di assumere dimensioni superiori alle nostre forze Per questo, come amministrazione comunale, abbiamo posto questo tema al centro della nostra attività. Lo stiamo facendo con speranza, nonostante le incertezze e le difficoltà. Il nostro lavoro ha il suo punto focale nello sforzo di contribuire a far ripartire la crescita economica, con l’obiettivo di invertire la rotta dal punto di vista occupazionale. Noi crediamo che il Comune possa svolgere un ruolo importante in questa direzione.Quando si parla di competenze comunali nei settori economici si tende a sottolinearne i profili negativi: controlli, autorizzazioni, sanzioni. Oggi per noi non deve più essere così. Da una visione in negativo possiamo alzare gli occhi verso uno sguardo in positivo: non solo e non tanto la gestione delle pratiche ma lo sviluppo e la promozione della città.Stiamo cercando di farlo con un criterio ispirativo che riteniamo molto importante: il criterio della rete. Un criterio che vale anzitutto nel rapporto con le imprese. In questa fase di grande difficoltà, con la crisi che morde e i trasferimenti dello Stato sempre più ridotti, deve giocoforza cambiare il rapporto tra l’ente pubblico e le imprese. Io credo che i soggetti sociali più significativi – e le imprese sono tra questi - debbano avvertire il dovere civico di assumersi una nuova responsabilità sociale, per contribuire a costruire il futuro della città. Penso al tema del lavoro, ma anche al sostegno ai servizi al cittadino o alla cultura. Mi pare immediatamente comprensibile a tutti voi come questo ragionamento ci porti nel cuore del tema che oggi viene affrontato in questa assemblea. Perché l’orizzonte della responsabilità sociale non può – mi permetto di dirlo con decisione – essere estraneo ai processi, pur comprensibili, corretti e forse anche doverosi, di riorganizzazione e di rafforzamento della governance di questo gruppo bancario. Un gruppo bancario che, lo ricordavo già prima, per noi novaresi ha il volto della “nostra” Banca Popolare di Novara. Una banca che, certo, ha operato secondo criteri aziendali di efficienza e di economicità, pensando a remunerare equamente i propri azionisti e a garantire le disponibilità necessarie al proprio progresso. Ma una banca che nel tempo passato ed anche recentemente è stata soprattutto attore protagonista dello sviluppo e della crescita del nostro territorio, che è stata l’accompagnatore di moltissime delle maggiori operazioni di trasformazione del tessuto cittadino e di innovazione promosse sia dagli operatori privati che dalla pubblica amministrazione. Una banca a cui siamo tutti legati in un certo senso anche dal punto di vista affettivo, quasi fosse una parte della nostra famiglia. Lo posso dire perfino sul piano personale: mio nonno, mio padre e mia sorella sono stati e sono dipendenti della BpN. Una banca, infine, che è stata per anni anche una grandissima opportunità occupazionale per centinaia e centinaia di miei concittadini. Ed è per questo, pensando all’interno di questo orizzonte di responsabilità sociale, che come amministratore comunale della città di Novara ho guardato con qualche preoccupazione all’evoluzione di questi ultimi mesi. Lo dico a voi oggi come l’ho detto da subito agli amici Franco Zanetta , Maurizio Comoli e Nico Deangelis: non appartiene al mio costume di amministratore e alla mia formazione culturale l’idea che il mondo della politica possa in qualche modo eterodirigere i processi del mercato e le evoluzioni dei sistemi di impresa. Il sindaco di Novara non si permetterà mai, quindi, di dare giudizi e valutazioni di merito sulle scelte che autonomamente il Banco ha deciso di assumere, passando dall’impostazione della governance “duale “ alla concentrazione. Il sindaco di Novara, semplicemente ne prende atto. Così come prende atto delle argomentate rassicurazioni che sia personalmente, che negli incontri ufficiali che ho avuto con l’amministratore delegato, che ancora oggi in questa sede sono state ripetute. Ma, proprio in ossequio a quel principio della responsabilità sociale che poco fa richiamavo, mi permetto di dire, in questo caso in modo alto e forte, che solo i fatti potranno tranquillizzarmi fino in fondo. E con me tranquillizzare la città. Credo che il Banco Popolare dovrà dimostrare concretamente, ogni giorno, sul campo la propria attenzione al nostro territorio. Lo attendono i novaresi, i tanti lavoratori dipendenti della BpN e i tantissimi clienti della banca. Lo attende anche la pubblica amministrazione che si augura di poter trovare, come finora è accaduto, un partner importante soprattutto nella Fondazione Banca Popolare di Novara per il Territorio. Proprio questo strumento, a mio parere, può costituire il terreno di quella che con termine urbanistico definirei una “compensazione”: ciò che viene in una certa misura tolto a Novara può esserle restituito rafforzando la Fondazione ed utilizzandola sempre più come canale per un sostegno diretto e continuativo alle iniziative del territorio Ho posto queste questioni sin da subito al management del Banco ed ho avuto in tutte le occasioni possibili risposte orientate ad un positivo ottimismo. Se le prospettive che ci sono state tratteggiate si tradurranno in fatti concreti non potremo che dirci soddisfatti. Ed ho troppa stima degli amministratori di oggi e di ieri di questa banca per pensare che non sarà così. Ma in caso contrario, se le manifestate intenzioni rimanessero tali, il Banco Popolare sarà per noi (e non parlo solo del Comune di Novara, ma della città nel suo insieme) solo una delle tante, delle numerosissime banche che operano a Novara. Una ipotesi che sono certo non si verificherà. Buon lavoro a tutti voi”.