Novara - Questo è il discorso integrale del confermato presidente Ain (associazione industriali di Novara), Fabio Ravanelli, nel corso dell'assemblea generale del sodalizio, svoltasi questa mattina in città alla presenza del ministro Elsa Fornero.
"Autorità, colleghi imprenditori, signore e signori, l'Assemblea generale dell'Associazione Industriali di Novara, riunita poco fa in seduta privata, ha deciso di rinnovarmi l’incarico di guidare e rappresentare questo sodalizio per il prossimo biennio. È un incarico di cui sono profondamente riconoscente e che assumo con onore e con orgoglio, nell’interesse dello sviluppo di tutto il nostro territorio. Ad affiancarmi in questo delicato e importante compito sono stati eletti i colleghi del Consiglio Direttivo dell’Ain con cui ho condiviso il programma che vi esporrò brevemente più avanti e che voglio ringraziare pubblicamente per il sostegno che mi hanno dato e mi daranno in futuro. Si tratta di Roberto Drago, vicepresidente della De Agostini Spa, Gianni Filippa, amministratore delegato della Ppg Univer Spa, Anna Chiara Invernizzi, consigliere di amministrazione della Tickmark Spa, e Giorgio Bozzola, amministratore delegato del Gruppo Minerali Maffei Spa. Bozzola sostitusce Giacomo Ponti, consigliere di amministrazione della Ponti Spa, il quale ha “esaurito” il quadriennio di presenza all'interno del Direttivo che, per Statuto, è consentito ai vertici dell’Ain. Vorrei ringraziarlo per quanto di importante ha fatto in questi anni e dare il benvenuto a Giorgio Bozzola, con cui sarà un piacere iniziare a collaborare. Vorrei ora soffermarmi qualche minuto sull’analisi dello “stato di salute” del nostro sistema economico. La crisi in cui siamo ancora invischiati, infatti, è iniziata nell’agosto del 2007, con le prime avvisaglie dell’inaffidabilità dei mutui “subprime” statunitensi, ed è deflagrata un anno dopo con il fallimento di Lehman Brothers. Sono passati quasi cinque anni, che secondo molti economisti sono stati i più duri dell’ultimo secolo. È un periodo lunghissimo per i ritmi cui è abituata l’economia manifatturiera. In molte importanti aree del mondo si stanno scorgendo incoraggianti segnali di rilancio della domanda e della produzione, ma il quadro, soprattutto a livello di finanza globale e di debiti sovrani, rimane ancora estremamente fragile. Conti pubblici elevatissimi e un ancora troppo alto indebitamento delle famiglie in molti grandi Paesi renderà la fase di ripresa lenta e rischiosa ancora per molto tempo. Questi fattori aumentano l’incertezza nelle decisioni di investimento delle imprese. Ma non si può, non si deve in alcun modo abbassare la guardia o farsi soverchiare dal pessimismo e dallo scoramento. Non è nello spirito che caratterizza, da sempre il mondo imprenditoriale. La crisi ha, quantomeno, convinto molti operatori della necessità di trovare le vie di uscita da un sistema in cui la finanza era diventata fine a se stessa e ritornare alla piena centralità dei valori concreti e tangibili del “produrre”: ai valori dell'industria e del sistema manifatturiero. Questo è, senza dubbio, un elemento positivo. Sono tornate al centro dell’attenzione le imprese. Sono tornati al centro dell’attenzione, insieme a loro, i valori del merito, della competenza, del rischiare, del fare. Ed è tornata al centro, purtroppo anche a causa del recente tragico terremoto in Emilia e in Lombardia, l’attività costante degli imprenditori. Gli imprenditori “veri”: quegli uomini e quelle donne che con il loro impegno, con l'assunzione di rischi quotidiani e con le loro scelte assicurano futuro e benessere a milioni di persone in tutto il nostro Paese. Sono gli imprenditori, infatti, che consentono la crescita economica e il lavoro, e per questo motivo vanno messi nelle condizioni più adeguate per poterlo fare a lungo e meglio possibile. A questo proposito vi annuncio che siamo in attesa di ricevere la visita del Ministro del Welfare, Elsa Fornero, che insieme al prof. Arturo Maresca, Ordinario di Diritto del lavoro all’Università “La Sapienza” di Roma, che ringrazio per avere accettato di essere presente come ospite all’evento odierno, ci illustrerà i più recenti provvedimenti in materia di politiche del lavoro. La riforma del mercato del lavoro che il Parlamento sta esaminando in questi giorni contiene degli spunti molto interessanti e, pur con alcuni limiti, sui cui Confindustria si è già espressa in modo ufficiale, ha il pregio, a mio parere, di “rompere” una tradizione troppo consolidata di blocchi ideologici e di rigidità. Ma di questo argomento avremo modo di parlare più tardi. A proposito di “totem e tabù” da abbattere con urgenza, voglio ricordare che durante questi anni di crisi lo Stato italiano ha allungato, secondo una stima di Confindustria, i tempi medi dei pagamenti da 128 a 180 giorni, mentre quello tedesco e quello francese li hanno ridotti, rispettivamente, da 40 a 35 e da 70 a 64 giorni. Si tratta di una situazione inaccettabile. Le recenti disposizioni governative in materia di certificazione dei crediti delle aziende verso la pubblica amministrazione e quelle relative alla compensazione con i debiti iscritti a ruolo, pur non rappresentando la soluzione definitiva al problema dei ritardati pagamenti, costituiscono quantomeno degli importanti strumenti per far affluire nuova liquidità alle imprese. Per evitare che in futuro possano riproporsi situazioni “patologiche” come quelle attuali è anche di grande rilievo che il Governo si sia impegnato a recepire, entro la fine dell'anno, la direttiva comunitaria “Late Payments”, che fissa a 60 giorni il termine massimo e inderogabile di pagamento per la pubblica amministrazione. Molto importante, inoltre, è il protocollo sottoscritto da Confindustria, Abi e le altre associazioni imprenditoriali che prevede la costituzione di un plafond di 10 miliardi per favorire lo smobilizzo dei crediti delle aziende presso il sistema bancario e di altri 10 miliardi destinati a favorire, attraverso finanziamenti a costi competitivi, perché legati alla liquidità fornita dalla Bce e alla provvista erogata dalla Cassa Depositi e Prestiti, gli investimenti in beni materiali e immateriali. Ora diventa fondamentale che, attraverso una corretta e tempestiva applicazione, questi strumenti possano determinare gli auspicati effetti positivi per rilanciarne la competitività delle nostre imprese attraverso una forte ripresa degli investimenti. Su questo fronte, infatti, anche a livello locale la situazione è abbastanza preoccupante. Dalle previsioni congiunturali elaborate dall’Ain per il secondo trimestre del 2012 emerge che le intenzioni di investimento sono in contrazione: 41,3% e 15,4% sono le percentuali di imprese che dichiarano di voler fare investimenti, rispettivamente, di ammodernamento della loro capacità produttiva e di ampliamento degli impianti. I valori della precedente indagine erano, rispettivamente, 46,1% e 19,1%. I progetti di molte nostre aziende, infatti, sono ancora frenati dalla debole domanda interna, dai margini erosi dal rincaro delle materie prime e da un credito indubbiamente più selettivo. Nel primo trimestre 2012, inoltre, la produzione industriale novarese è calata, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 5,8%, mentre il fatturato è sceso del 7,5%. Il comparto metalmeccanico, in particolare, ha segnato una variazione tendenziale del -7,2%, a fronte del -3,8% del chimico, del -3% del tessile-abbigliamento e del +0,9% dell’alimentare. Il segno “meno” ha caratterizzato anche il fronte della domanda, con gli ordini dall’estero in calo dello 0,1% e le commesse interne del 7,8%. È, inoltre, ritornata su livelli molto elevati (59,8%) la percentuale di imprese che dichiara un ritardo negli incassi rispetto ai tempi di pagamento pattuiti (49,1% il dato precedente). A livello previsionale, il saldo tra gli imprenditori che si dichiarano ottimisti e i pessimisti sull’incremento della produzione prima dell’estate è a -2,8 punti, sui livelli di inizio 2011, mentre i saldi ottimisti/pessimisti relativi agli ordini totali ed esteri si attestano, rispettivamente, a +0,9 e +3,4 punti, in miglioramento rispetto alla caduta registrata della precedente rilevazione ma su livelli ancora troppo deboli per consentire di parlare di una effettiva ripresa. I dati relativi al mercato del lavoro, inoltre, sono ancora negativi, con il 23,5% delle imprese, contro il precedente 20,7%, che dichiara di voler fare ricorso alla Cassa integrazione. La flessione dei livelli di attività registrata durante la fase più acuta della crisi, infatti, ha causato cali di produttività che vengono recuperati anche con riduzioni d’organico. Insomma, nonostante la fase peggiore della crisi sembri essere alle spalle e qualche spiraglio si intravveda, soprattuto a livello di esportazioni, l’incertezza rimane ancora forte in tutti i comparti produttivi del Novarese. Anche per questo motivo il programma di lavoro che, insieme ai componenti il Consiglio Direttivo, abbiamo delineato per il prossimo biennio vuole continuare a porre la massima attenzione alla valorizzazione del territorio e della sua dotazione infrastrutturale, nell’auspicio che questa possa fare da “traino” per l’insediamento di nuove attività produttive o per il potenziamento di quelle esistenti. Nella nostra “agenda” biennale ci sono, al momento, la massimizzazione delle ricadute positive, sull'economia territoriale, dell'assemblaggio dei nuovi caccia F35 a Cameri e l’avanzamento di due progetti imprescindibili per lo sviluppo del territorio: la definizione e la realizzazione delle aree industriali attrezzate a servizio del Novarese e la realizzazione del nuovo ospedale cittadino. Su quest’ultimo punto credo sia venuto il momento di prodigare tutti gli sforzi, nostri e dei nostri stakeholder istituzionali, per fare in modo che le ricadute, anche in termini di indotto, di questa “grande opera” sull'economia locale siano il più possibili positive e, soprattutto, certe. In tema di infrastrutture e di programmazione territoriale l’Ain ha sempre creduto nell’autorevolezza assegnabile al processo di pianificazione e di governo strutturato nella nostra Regione. In tal senso, già nella fase di predisposizione del Piano Territoriale Provinciale abbiamo fatto in modo che venissero inserite norme finalizzate alla concentrazione dei nuovi insediamenti a carattere produttivo in ambiti ben definiti del territorio, introducendo vincoli e limitazioni volti ad evitare la logica dell’area industriale del “campanile”. Il conseguente “disegno” del Piano, approvato dalla Regione, ha permesso, ad esempio, di avviare le soluzioni insediative di razionalizzazione del distretto della rubinetteria e del valvolame nel Nord della provincia, attuando l’originale “Accordo di pianificazione del Basso Cusio-Borgomanerese” per la definizione delle aree produttive concertate a scala sovracomunale anche grazie alla capacità propositiva della nostra associazione. Nella parte meridionale della Provincia, invece, a fronte delle potenzialità di ricaduta innescabili dalle reti infrastrutturali in via di completamento, dalla vicinanza all’hub di Malpensa e del polo fieristico milanese, l’attuazione delle prescrizioni degli strumenti di pianificazione non ha ancora saputo trovare un efficace coordinamento nei confronti dei comuni interessati, in considerazione del continuo “fiorire” di iniziative il più delle volte non coerenti con le scelte effettuate dagli stessi strumenti di pianificazione. Per questo ribadiamo anche oggi che la sempre citata “favorevole” posizione geografica del nostro territorio può tradursi in un effettivo fattore di sviluppo “qualitativo” solo se la comunità locale è in grado di affermare una forte progettualità, intesa come capacità condivisa di programmare e gestire tutti quegli interventi indispensabili per un vero e proprio “sviluppo sostenibile”. La valorizzazione di una nostra “riconoscibilità territoriale” si impone, quindi, come una scelta imprescindibile per un progetto di sviluppo che sappia basarsi sulla valorizzazione delle risorse locali. In questa direzione occorre, secondo l’Ain, che tutti gli atti di pianificazione e di programmazione del territorio da parte delle amministrazioni competenti siano indirizzati a qualificare e a promuovere interventi strutturali di creazione di valore aggiunto con orizzonti di medio-lungo periodo. A nostro parere la “griglia di verifica” dell’efficacia dell’azione amministrativa degli enti competenti, deve vedere almeno quattro priorità condivise: - un’adeguata realizzazione di “aree industriali attrezzate” per accogliere nuovi investimenti, dotate di tutte quelle necessarie opere di urbanizzazione, in particolare in campo ambientale, nonché di centri servizi e sportelli per l’innovazione: - un’adeguata dotazione logistica, integrata e intermodale, a supporto del sistema economico locale, in particolare dei distretti produttivi e dei poli di innovazione; - il consolidamento con qualificazione “ambientale” dei poli produttivi esistenti, con particolare attenzione al controllo delle modificazioni d’uso del suolo nelle aree limitrofe, al fine di minimizzare eventuali possibili conflittualità tra diverse destinazioni; - un rinnovato interesse e un’attenta pianificazione “funzionale” delle aree industriali dismesse, privilegiando quelle attività che possano anche garantire un efficace recupero occupazionale. Queste linee di azione vedono la nostra associazione fortemente impegnata a sviluppare anche tutte quelle modalità di concertazione istituzionale volte ad accelerare e a semplificare i tempi di risposta alla domanda di insediamento, di investimento e di sviluppo in sede locale. In questa direzione ci sembra quanto mai opportuno che anche nell’ambito del territorio interessato dal Comune di Novara si possa avviare la realizzazione concertata, nella sua forma “ecologicamente attrezzata”, dell’area produttiva del Novarese. Solo con una risposta di effettivo “governo coordinato” di queste destinazioni e delle loro conseguenti traduzioni nei piani regolatori comunali, infatti, può essere data una concreta risposta di fattibilità alle richieste di nuovi investimenti produttivi o di rilocalizzazioni “guidate” di attività che oggi sono inserite nei tessuti urbani. Sappiamo tutti che i tempi di iniziative di infrastrutturazione di questo genere non sono brevi. Per questo riteniamo non più procrastinabile la scelta di attrezzare un’area industriale, nell’accezione prima citata del termine, che possa garantire la continuità della presenza manifatturiera sul territorio “del” e “limitrofo al” capoluogo. A questo proposito ricordo che l’attrezzamento di un’area produttiva ecologicamente attrezzata, quella che tecnicamente si abbrevia con l’acronimo “Apea”, va ben oltre la consueta operazione di urbanizzazione e vendita dei lotti, ma si propone come un vero e proprio servizio qualificato per l’insediamento e costituisce una importante operazione di “marketing territoriale”. Consente, infatti, di realizzare economie di scala e di avere un unico interlocutore nella realizzazione e nella gestione delle infrastrutture e delle reti di smaltimento e monitoraggio. Grazie agli esoneri previsti dalla legge rappresenta, inoltre, un notevole vantaggio localizzativo per gli imprenditori intenzionati a investire. Data la collocazione geografica del nostro territorio temo che questa auspicabile rinnovata progettualità in campo territoriale debba anche in futuro, purtroppo, scontare l’annosa carenza, sotto il profilo dell’integrazione tra regioni confinanti, della visione “di area vasta” sia all’interno delle singole regioni, sia tra le province stesse. Continuano, infatti, ancora a prevalere localismi e interessi particolari mentre l’operatività del nostro progetto vorrebbe dare spazio a “visioni unitarie di territorio”, e, di conseguenza, di pianificazione, che riteniamo siano le uniche in grado di apportare valore e sostegno duraturo alle attività economiche e produttive, superando i tradizionali confini amministrativi. Come avvenuto anche in passato, l’Ain conferma comunque tutta la collaborazione possibile e si propone come “catalizzatore” per perseguire un’azione di coerente e trasparente “lobby territoriale” in grado di superare le inerzie e le difficoltà di dialogo riscontrate in passato tra i vari livelli di governo amministrativo. Cambiando argomento, abbiamo in programma anche una serie di azioni concrete volte a potenziare le nostre attività nel campo dell’Education e, al tempo stesso, a contribuire al sostegno dell’occupazione sul territorio. Da un’analisi sui fabbisogni emergenti, soprattutto in termini di competenze professionali mancanti, abbiamo pensato di attivare, in collaborazione con il Foraz, il consorzio di formazione professionale che fa capo all’Ain, e l’Università del Piemonte Orientale, un’attività di formazione “modulare” su alcune tematiche fondamentali per il miglioramento delle performance aziendali nelle piccole e medie imprese. Inoltre, considerando l’impossibilità, per molte Pmi novaresi, di effettuare ricerca internamente alle proprie strutture, stiamo valutando le modalità più adeguate per farle interagire con i centri di ricerca universitaria che fanno capo ai dipartimenti di Chimica, Farmacologia, Biotecnologie e Ingegneria. In questo modo le aziende di minori dimensioni potranno conoscere gli output dei processi di ricerca attivi sul territorio per cogliere possibili ambiti di interesse; ma potranno anche “guidare”, sulla base delle loro esigenze, eventuali sperimentazioni e nuovi filoni di ricerca applicata. Nell’ultimo anno, infine, abbiamo registrato una lieve inversione di tendenza nell’orientamento degli studenti alle materie tecniche. Si tratta del primo, positivo, risultato degli sforzi profusi in passato per avvicinare i giovani a percorsi di studio più legati alle esigenze delle imprese. In tema di formazione e orientamento continueremo a sostenere le proposte del “Club dei 15” e potenzieremo le collaborazioni con gli istituti tecnici, soprattutto l’Omar di Novara, per adeguare i loro percorsi formativi alle esigenze del mondo produttivo. Per quanto concerne l’occupazione, uno dei problemi più gravi che deve affrontare il Novarese in questa delicata fase di ristrutturazione, siamo entrati a far parte, insieme ad altre associazioni di categoria, del “Comitato esecutivo per lo sviluppo del Novarese” (Cesn), voluto e promosso dall’Amministrazione provinciale, che è finalizzato a incrementare l’attrattività del nostro territorio puntando a sviluppare nei Comuni della provincia azioni per sostenere le attività manifatturiere. I lavori del Cesn sono calendarizzati ogni mese. Anche per questo motivo crediamo che non si tratti del solito “tavolo di confronto” e faremo ogni sforzo per evitare che ciò accada. A questo riguardo ho piacere di citare la più recente, e importante, iniziativa dell'Ain in tema di progettazione formativa. Si tratta del progetto intitolato “Prova a prendermi!...” che abbiamo ideato e realizzato in collaborazione con la Provincia: prevede la concessione di 25 borse di studio del valore di 530 euro netti al mese, per tre mesi, ad altrettanti inoccupati o disoccupati di età non superiore ai 25 anni, residenti in provincia di Novara e in possesso di diploma di scuola secondaria superiore conseguito presso istituti tecnici industriali o commerciali. L’intero costo del progetto, pari a 50mila euro, è a carico dell’Ain. È la prima volta, nella storia del nostro sodalizio, che si decide uno stanziamento così ingente per favorire l’occupazione giovanile. I candidati saranno selezionati da Unimpiego Confindustria ed effettueranno altrettanti stage in aziende nostre associate dal 15 settembre al 15 dicembre 2012. Il relativo bando scadrà lunedì prossimo, 18 giugno, e nei giorni successivi inizieremo l'analisi delle domande pervenute. Un terzo punto programmatico sul quale dovremo concentrarci è quello dello sviluppo dei rapporti con il mondo del credito: un aspetto fondamentale per l’attività delle imprese e che è già stato al centro della nostra attività durante lo scorso biennio. Andranno, a questo riguardo, implementati i rapporti con alcuni istituti di recente posizionamento sul territorio e sperimentate eventuali forme “alternative” di reperimento delle fonti finanziarie. A questo proposito speriamo di poter riproporre, nel prossimo autunno, l’iniziativa, prima in Piemonte, dei “bond territoriali” emessi nell’ottobre scorso dal Banco Popolare. Come è noto le obbligazioni hanno costituito la metà di un plafond destinato alle aziende aderenti all’Ain e finalizzato per l’80% al sostegno di nuovi investimenti e per il 20% del capitale circolante. Sono state raccolte sottoscrizioni per oltre 6,3 milioni di euro ed erogati finanziamenti per quasi 13 milioni, che hanno sostenuto investimenti in nuove tecnologie, macchinari, impianti, insediamenti produttivi e scorte di magazzino di imprese di tutti i settori. Queste iniziative fanno parte di una strategia orientata a perseguire un processo di “innovazione culturale” che veda le nostre Pmi sempre più “affiancate” dalle banche nei processi decisionali relativi, ad esempio, al miglioramento della gestione finanziaria, al rafforzamento patrimoniale, alle fusioni e alle creazioni di reti d’impresa. Concludo con un rimando all’attualità e con alcune riflessioni ad essa collegate. Qualche giorno fa la Corte dei conti, presentando il proprio “dossier” sulla finanza pubblica, ha evidenziato come l'evasione fiscale costituisca “una piaga pesante per il sistema tributario e per l’economia del nostro Paese”, aggiungendo che “le dimensioni del complessivo fenomeno evasivo restano rilevanti e ci collocano ai primissimi posti nella graduatoria internazionale”. Si tratta di un fatto molto grave e a contrasto del quale il nostro impegno deve essere sempre forte. Devo però sottolineare che reputo altrettanto grave il “peso” della pressione fiscale sulle imprese, soprattutto in una fase in cui il sistema produttivo necessita di nuovi stimoli per ripartire, e non di ulteriori freni… sarà quindi indispensabile, per l’esecutivo, trovare al più presto quel realistico “punto di equilibrio” tra rigore e crescita che viene sollecitato da tutti i protagonisti del mondo economico. Questi spunti di cronaca inducono comunque una riflessione sui temi dell’etica e della legalità, che ritengo debbano costituire una condizione indispensabile per sostenere, anche dal punto di vista “culturale”, quella crescita di cui il nostro Paese ha un sempre maggiore bisogno. Da questo punto di vista reputo di particolare interesse la proposta del Delegato di Confindustria per la legalità, Antonello Montante sul “rating di legalità” da assegnare alle imprese, che è da poco diventata legge. Il tema dei rapporti tra impresa e legalità è, infatti, complesso ed è da sempre attraversato da luci e ombre. In termini assoluti, ritengo che non sia ammissibile alcuna forma di ambiguità. Le leggi, e ancora prima le regole, sono fatte per essere rispettate. Se non sono ritenute adeguate si può chiedere di modificarle attraverso il leale confronto politico e istituzionale. Ma quando sono state stabilite, le leggi si rispettano. Purtroppo, invece, nel nostro Paese soffriamo di una carenza, che ci caratterizza ormai storicamente, di “cultura della legalità”. Non per questo, però, ritengo ci si debba abbandonare alla rassegnazione o, peggio ancora, al cinismo. Quelli del rispetto della legalità, delle regole, delle istituzioni, come di tutto ciò che costituisce l’essenza di ognuno di noi nella propria dimensione di “cittadino” sono dei doveri imprescindibili. E ritengo che uno dei temi su cui noi, come imprenditori, non dobbiamo mai smettere di fermarci a riflettere è proprio quello del significato e del valore di un'attività imprenditoriale “eticamente fondata”. Noi imprenditori sappiamo bene che ogni azienda deve fare i conti prima di tutto con la propria competitività, e che i valori cui si ispirano le sue strategie devono avere una declinazione decisamente pragmatica e orientata allo scopo. Ritengo però che sia possibile, e forse anche necessario, definire un'etica d'impresa che sappia coniugare le esigenze della competizione con il rispetto dei diritti e l'adempimento dei doveri. Anche l'impresa, infatti, è una realtà che contribuisce alla crescita del “corpo sociale”. Lo fa, o lo potrebbe fare, con molteplici strumenti; ma prima di tutto dando il “buon esempio” nella sua prassi quotidiana. Questo è il compito della cosiddetta “classe dirigente”, e degli imprenditori che considerano il proprio ruolo anche in termini sociali: favorire la “cultura della legalità” prima di tutto nelle, e a partire dalle, proprie aziende. Questo compito, dicevo prima, si può svolgere in molti modi: adottando un codice etico e promuovendolo tra i propri collaboratori, contrastando il lavoro nero e irregolare, ricercando fornitori affidabili e certificati, rispettando, e facendo rispettare, le normative in vigore, denunciando i tentativi di estorsione, le collusioni, i ricatti, partecipando con trasparenza alle gare d'appalto... e molto altro ancora. Il ruolo sociale di tutti noi, come cittadini ma anche come imprenditori, è quello di contribuire a ricostruire, nel nostro Paese e nel nostro territorio, un’etica pubblica basata sulla legalità. E ciò vale a tutti i livelli, dal locale al globale. Perché la criminalità, organizzata e non, nelle sue più differenti e mutevoli forme, è ormai un problema globale. E perché combatterla non spetta solo alla magistratura o alle forze dell'ordine. Spetta a tutti noi. Quello della legalità, quindi, è un vero e proprio “principio di autoregolamentazione” che deve radicarsi sempre più nella società civile. Si tratta di un cammino complesso e pieno di insidie, lungo il quale, però, tutti devono fare, fino in fondo, la loro parte. Anche noi imprenditori. Pagare una tangente, così come, per fare altri esempi, trasgredire le normative in fatto di sicurezza o importare prodotti contraffatti, è infatti non soltanto un crimine, ma anche un danno concreto all'economia di un territorio, quando non addirittura di un’intera nazione. Ed è un danno allo stesso principio della libera concorrenza, che è uno dei cardini dell’attività imprenditoriale. Insieme a Confidustria, anche l’Associazione Industriali di Novara vuole ribadire il suo impegno nella lotta contro ogni forma di illegalità; e il fatto di avere scelto di ospitare proprio nella nostra sede alcune iniziative dell’associazione “Libera” o lo “sportello di ascolto” per chi è vittima dell’usura, aperto nell’estate del 2008 su iniziativa della Prefettura, ne sono un concreto esempio. Il codice etico dell’Ain, in vigore dal giugno 2003, stabilisce i principi di responsabilità sociale di ogni azienda aderente. Tutti gli imprenditori nostri associati si impegnano, infatti, a rispettare modelli di comportamento ispirati alla legalità, all'autonomia, all'integrità, all'uguaglianza, alla solidarietà, e a sviluppare azioni coerenti con questi modelli. Coerenza: ecco un’altra parola-chiave. Se vogliamo davvero fare in modo che gli imprenditori novaresi rimangano lontani tanto dalle prassi illegali quanto dai comportamenti eticamente non conformi rispetto a quell’autorevolezza e a quell’esemplarità che ritengono essere all’altezza del proprio “ruolo sociale”, dobbiamo tutti portare avanti con coerenza questi principi e questi valori. Spero che tutti voi li condividiate e che anche voi contribuiate, ogni giorno, a realizzarli. Grazie".