Novara - Si è svolto il 23 e 24 ottobre presso il centro congresso di Belgirate, Hotel Villa Carlotta, il secondo congresso territoriale della CGIL Novara e VCO. Alla fine dei lavori congressuali, con il 91% dei voti favorevoli, è stato riconfermato Attilio Fasulo alla guida della Camera del Lavoro di Novara e Verbano Cusio Ossola. Questo il testo della relazione del Segretario.
Care/ Compagne/i, prima di iniziare questa mia relazione, permettetemi di ringraziare tutti gli ospiti che sono presenti oggi ai nostri lavori, a cominciare dagli amici di Cisl e Uil, e alle Associazioni che spesso incrociano il nostro cammino e con noi, si battono per un paese migliore, più giusto, più solidale. Abbiamo chiesto loro di essere qui e rivolgerci un saluto, non formale, perché non formale, deve continuare ad essere il nostro percorso di conoscenza reciproca Allo stesso tempo, un saluto cordiale alle Associazioni datoriali, che con la loro presenza, mostrano attenzione nei confronti dei nostri lavori. L'abbraccio più forte e più sentito, va a tutti voi, Compagne e Compagni! Chi mi conosce, sa bene quanto io sia innamorato ed appassionato di ciò che faccio, ma ancor di più, di quanto voglia sinceramente bene a questo popolo e alla mia "maglia", per usare un termine calcistico a me caro, questa grande ed insostituibile realtà, la Cgil, alla quale devo una vita piena e preziosa. Il 18° Congresso della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, il 2° per noi dall'unificazione tra Novara e il Verbano Cusio Ossola, si svolge il un contesto mondiale ed europeo, sicuramente preoccupante e non privo di pericoli. Un contesto Internazionale, caratterizzato da conflitti, genocidi, occupazioni militari e azioni terroriste. Su questo punto, vale soffermarsi con forza. Il nostro impegno, la nostra militanza, la nostra passione, deve essere messa al servizio della pace e della convivenza tra i popoli, attraverso la riaffermazione di quanto contenuto nella nostra Costituzione Repubblicana all'articolo 11, valorizzando e rafforzando il ruolo degli organismi sovranazionali e della diplomazia. Sul piano Europeo, Inoltre, non sono certo segnali incoraggianti, per la tenuta generale del vecchio continente, il referendum popolare che ha sancito l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea e dalla crescita dei movimenti antieuropeisti in vari stati membri. Se ad essi, aggiungiamo la crescita sistematica delle destre fasciste, neonaziste, xenofobe e razziste, con l'arretramento significativo di diritti e tutele nel mondo del lavoro costantemente sotto attacco, il quadro diventa sempre più a tinte fosche. Un decennio di crisi che ha contraddistinto questo tempo, ed ha cambiato morfologicamente e culturalmente anche questo paese. Realtà industriali che costituivano l'ossatura produttiva di molte nostre città non esistono più. Migliaia di posti di lavoro sono stati persi e le condizioni di chi lo ha conservato, sono progressivamente peggiorate, grazie a provvedimenti legislativi, come il Job act, attraverso la cancellazione dell'Articolo 18 e la riduzione sistematica degli ammortizzatori sociali, rendendo più precari ed insicuri migliaia di persone. Sull'Articolo 18 è bene soffermarsi, in risposta a chi ci ha "impropriamente" ritenuto troppo arrendevoli sul tema. Dopo la bocciatura del referendum proposto, non solo non ci siamo arresi, ma oggi, grazie ad alcune sentenze da noi patrocinate e vinte, la partita è tutt'altro che chiusa! Si sono affermate nuove forme di lavoro, collocate in quella che viene chiamata "zona grigia" In molti casi, non si ha rapporti con un datore di lavoro in carne ed ossa, ma tramite un app, si può essere governati e licenziati all'istante, se la resa non è ritenuta soddisfacente. Il caso dei lavoratori Fodora, rappresenta un calzante esempio di come la presunta modernità, entra nelle nostre case con un prodotto consegnato all'istante. Bisogna sapere tuttavia che, dietro a quel lavoro, vi è spesso sfruttamento ed un contesto privo di tutele salariali e normative, oltre all'assenza di elementari norme a copertura della loro stessa incolumità fisica. La Carta dei diritti universali del lavoro, vero strumento di inclusione generale, proposta avanzata dalla CGIL, supportata da migliaia di firme ed oggi incardinata in Parlamento, rappresenta la strada maestra, da seguire Per contrastare la precarietà e creare lavoro. E con esso, nuovi diritti e tutele. La politica nostrana, non solo non ha trovato la chiave per dare risposte alle nuove diseguaglianze prodotte dalla globalizzazione, ma è stata ed è tuttora incapace di affrontare il cambiamento prodotto dalla digitalizzazione. Servirebbero proposte forti e incisive sul terreno degli investimenti e nella creazione di nuovi posti di lavoro. Lavoro, come usiamo definirlo, buono e stabile Servirebbe, una polita che mi permetto di definire di Sinistra, che parta dagli ultimi e dalla valorizzazione del Lavoro, come forma di emancipazione più alta. Sinistra, me lo si permetta, che se esiste, sia meno interessata al dibattito interno alla ns Organizzazione su chi farà o meno, il Segretario Generale, con il desiderio di condizionarne magari l'esito, ma un po' più attenta ai temi che caratterizzano i nostri lavori. In questo, concedetemi lo sfogo, vi è la volontà di preservare, nel mio ragionamento, un prezioso patrimonio, unico per storia e dimensioni, fortemente radicato nei luoghi di lavoro del nostro paese, la Cgil appunto. Queste caricature che nascono, secondo cui, una volta siamo pro Governo, o contro, sono davvero insopportabili! Ascoltiamo e ci confrontiamo con tutti, come indica il nostro DNA, continueremo a farlo, contrastando ogni forma di intolleranza e di ingiustizia, da qualsiasi parte provenga. Non abbiamo cambiato il nostro nome, nessuna intenzione a farlo, né il colore delle nostre bandiere! Sono rosse e tali resteranno! Siamo, lo ribadiamo, gelosi della nostra autonomia, convinti che ogni decisione verrà presa nell'interesse di chi rappresentiamo, in sintonia con le/i nostre/i iscritte/i. Sulle questioni che riguardano il Governo e le sue scelte, assistiamo ad un teatrino di annunci, smentite e accuse reciproche, davvero poco edificante. Nulla di scorge di nuovo, anzi. Nei nuovi provvedimenti dell'attuale esecutivo, a cominciare dal Def, emerge tutta l'incapacità ad affrontare le difficoltà reali e drammatiche in cui versa il paese. Leggeremo, analizzeremo e risponderemo, quando ci verranno forniti in termini definitivi, i testi. La sensazione è che ancora una volta, siamo alla riproposizione di soluzioni che non affrontano e non rispondono alle necessita del paese. Nessuna attenzione agli investimenti, nessuna visione realmente espansiva, messa in discussione di cantieri che dovrebbero essere in opera e sono già finanziati, nessuna attenzione al lavoro che rappresenta il grande assente, in particolare rivolto a coloro che debbono rappresentare la vera prospettiva di una dimensione di crescita dell'occupazione, i giovani e le donne. C'è un’idea ed obbiettivi molto legati e promesse di tipo elettorale, assolutamente prive di una capacità di visione generale di incisività e di trasformazione reale. Ci si intenda, nessuno di noi certo pensa che non bisogna contrastare la povertà, peraltro annunciata come debellata da questo Esecutivo, o non costruire delle forme di sostegno e di emancipazione insieme, come peraltro indicato e proposto dalla Confederazione, dalla proposta del reddito di garanzia e di continuità. , contenuta nel nostro documento. Ma la premessa, davvero insopportabile di questa manovra è rappresentata dalla volontà malcelata di condono e di impunità per coloro che frodano e che eludono il fisco! Si premiano ancora una volta gli evasori e si promuovono forme di agevolazione fiscale a favore dei redditi medio alti, anche attraverso l'introduzione della cosiddetta Flat Tax. Una tassa, che come ogni tassa piatta, produce il medesimo effetto: più alto è il reddito, più alto è il vantaggio. Ancora una volta, chi ha di più, paga di meno e chi ha di meno, continua a pagare per tutti! Con buona pace del criterio della progressività, contenuto nello strumento più prezioso, lungimirante e sempre più attuale della nostra storia: la Costituzione!!! In un paese, dove l'evasione fiscale è stimata dai 120 ai 200 miliardi di euro all'anno e a pagare sono sempre e solo gli stessi, lavoratori e pensionati in testa, sarebbe sacrosanto e doveroso cambiare rotta!!! e Ed invece siamo alle solite ricette!!! Sul tema previdenziale, non si comprende ancora oggi, aldilà degli annunci che prefigurerebbero la volontà di superare la Legge Monti/Fornero e approdare alla famosa quota "100", quali siano le modalità di accesso sia tecniche che temporali, oltre quelle economiche. Quel che è certo, è che, da ciò che si intuisce, anche su questo terreno mancano risposte chiare e soluzioni che tendano ad una vera riforma dell'istituto, non solo risposte emergenziali pure indispensabili, ma che unifichi le generazioni e le diverse condizioni lavorative. Un sistema che deve essere solidaristico e equo, ma soprattutto pubblico, che sappia garantire, attraverso la valorizzazione dei periodi di fragilità, nel percorso lavorativo, e possa offrire a tutti, ad iniziare dai giovani, una prospettiva pensionistica dignitosa. Anche su tutta la discussione sul deficit contenuto nella manovra di bilancio, penso sia utile fare qualche riflessione. Il tema è: Il deficit per cosa? Abbiamo ampiamente contestato una dimensione europea, costruita semplicemente nel rispetto dei parametri, senza nessuna attenzione a comprendere quali effetti venivano prodotti e cosa significava sui paesi della Comunità. L'esempio della macelleria sociale operata in Grecia, rappresenta il punto più lampante. Se la scelta del deficit, appunto, costruisce sviluppo ricchezza e lavoro, bene, ma se non ci sono questi tratti, investimenti, progressività ed equità fiscale, ne comprendiamo meno la ragione. Che questo sia un Esecutivo fortemente antieuropeista, mi sembra un tratto evidente. Penso che questo sia uno sbaglio profondo. Rimango convinto che la dimensione europea, sia ineludibile. Questo non ci impedisce di vedere la diffidenza, se non proprio vera ostilità che monta tra i lavoratori, L'Europa oggi, ha perso la dimensione sociale e del lavoro e ha rivolto la sua attenzione ai bilanci e alla finanza, scaricando sui lavoratori e sui pensionati costi sociali pesantissimi. Questo ha aperto e aiutato la crescita esponenziale di fenomeni nazionalisti e razzisti. Le prossime elezioni europee devono rilanciare le ragioni e il senso di restarne, cambiando rotta e orizzonti, per un Europa sociale e solidale, combattendo il peggior nazionalismo e gli istinti di chiusura presenti in molti paesi dell'Unione. A noi, quell'appuntamento deve interessare, non per schieramento partitico, ma per contenuti, partita che riguarda moltissimo tutto il movimento sindacale. Il nostro Congresso, dunque, si colloca in questo contesto. Fin da subito, è bene ricordarlo, consci del momento delicato che abbiamo in fronte a noi, ci siamo spesi tutti nella ricerca di una sintesi unitaria, che permettesse di affrontare le sfide, con più forza ed unità di intenti, appunto. Doveroso evidenziare che quella fase iniziale, che fu costituita dalla nascita del documento " Lavoro è " di cui prima firmataria la Segretaria Generale Susanna Camusso, fu caratterizzata da un'ampia partecipazione e coinvolgimento del nostro gruppo dirigente. A partire dal mese di aprile, più di 600 Compagne/i, appartenenti alle ns categorie tramite le Assemblee generali convocate a tale scopo, presero parte attiva alla costruzione del documento finale. Questa modalità, sicuramente innovativa rispetto agli altri appuntamenti Congressuali che abbiamo alle spalle, è stata molto apprezzata tra le/i lavoratrici/ori. Modello, a mio modo di vedere, da perseguire in futuro, non solo in queste fasi, ma anche in altri momenti della vita sindacale della Confederazione. Convinto che attraverso il coinvolgimento, la partecipazione e il protagonismo delle persone in carne ed ossa, non possa che far bene al paese, ma anche a noi. Uguaglianza, Sviluppo, Diritti e Cittadinanza, Solidarietà e Democrazia. Pilastri, attorno ai quali, si è realizzato il nostro comune pensiero. Un titolo, "Lavoro è", che da solo, rappresenta molto di ciò che pensiamo. Evocativo certo, ma pieno di sostanza. E' come abbiamo scelto di declinare, a partire dal titolo appunto, l'idea che la ns Organizzazione pensa che debba significare, ma soprattutto debba essere, il lavoro oggi e nel futuro. Perché, lo diciamo con forza, ciò che ci consegna lo scenario che abbiamo di fronte, non ci piace. E intendiamo cambiarlo, con l'ostinazione, la tenacia ed il rigore morale che da sempre contraddistingue la nostra azione. Altri Compagne/i, hanno scelto di presentare legittimamente un documento alternativo dal titolo "Riconquistiamo tutto". Continuo a pensare che sia stata una scelta sbagliata nel metodo e nel merito. Poi, nei mesi successivi, l'incontro con i nostri iscritti, attraverso le assemblee di base, nei luoghi di lavoro. 521 sono state le assemblee condotte nei ns territori. Dei 40. 337 iscritti presenti in queste realtà, 11. 832 sono coloro che hanno partecipato. 6374 Uomini e 5458 Donne. I votanti sono stati 21. 889 pari al 54, 27% Il consenso attorno al documento " Il lavoro è " è stato pressoché unanime: 21. 697 voti, pari al 99, 77%, mentre per il secondo documento i voti sono stati51, pari allo 0, 23% Un plebiscito ed un consenso senza recenti precedenti, attorno a "Lavoro è". Segno inequivocabile di un cammino, nel solco di una ritrovata e più salda unità, anche al nostro interno. Dato sicuramente da evidenziare è rappresentato dal nostro gruppo dirigente nei luoghi di lavoro. 734 sono stati Le Rsa/Rsu coinvolte, di cui 27 Migranti, 45 sono gli under 35, per un totale di 409 Uomini e 325 Donne. Doveroso e necessario, da parte mia, ringraziare tutte le Compagne e i Compagni che hanno reso possibile tutto questo, dal gruppo dirigente ad ogni singola/o iscritta/o. Un ringraziamento particolare lo rivolgo alla nostra Commissione di Garanzia che ha lavorato in maniera puntuale ed efficiente A Luciano, Lucia, Giorgio e ad Angela, il mio, il nostro abbraccio più sincero. Detto questo, siccome siamo donne e uomini attenti e rigorosi, non possiamo non vedere ciò che, proprio nell'incontro con e tra le persone che rappresentiamo ogni giorno, non crescano, in alcuni casi, malessere, sfiducia e livore verso tutto e tutti. Spesso, i numeri, non spiegano tutta la realtà sotto i ns occhi. È bene soffermarsi attentamente sull'andamento di quelle assemblee, non sempre partecipate come avremmo auspicato e desiderato. In questo cammino, abbiamo incontrato un paese più insicuro, più povero, ed anche, non solo per questo, più egoista, rancoroso ed ostile. Anche nei nostri confronti. Se riavvolgiamo il nastro di questi anni, scopriremo di quanto siano cambiate le nostre città, già dicevo, con la sparizione di centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro. Fabbriche che producevano valore aggiunto e reddito in settori strategici e significativi, interi distretti industriali prosciugati e cancellati dalla cartina geografica. Una crescente polverizzazione delle imprese che hanno resistito, vedendo progressivamente aumentare la sparizione di grosse concentrazioni di addetti. A questo, si è sostituito, in alcune realtà, in una crescita discontinua e davvero incontrollata, la comparsa di Supermercati e Ipermercati, spesso in sovrannumero rispetto alle necessità stesse di un territorio. Quanto descritto, anche attraverso la modificazione del rapporto di lavoro, sempre più precario, ad orario ridotto, spesso malpagato. Lavoro "ricco", a lavoro "povero", o che spesso non c'e. Qui, alla disperazione ed alla solitudine, oramai troppo spesso, troviamo una saldatura con la rabbia e la paura. Paura del futuro, che si scarica sugli ultimi, identificati nei migranti. Quanto sia stato ed è difficile affrontare questo tema, lo sappiamo sulla nostra pelle. Vale la pena, per citare episodi a noi vicini, l'iniziativa " Aprite i porti " che con coraggio e determinazione Cgil Cisl e Uil del territorio hanno promosso anche qui, con varie realtà. Novara e Verbania, le piazze da noi scelte, per manifestare la nostra contrarietà alla crescente disumanizzazione. " Restiamo umani" il nostro grido, impediamo alla barbarie di vincere, sul rispetto, sulla pace, sui diritti. Per permettere a chi, per fuggire dalla fame, dalla miseria e dalla guerra, affronta il mare e spesso, perde la vita nel tentativo di approdare sulle nostre coste Contro ogni forma di intolleranza e razzismo. Bisognerebbe leggere la testimonianza di un medico di Lampedusa coraggioso e degno di tutto il nostro rispetto, come Pietro Bartolo, contenute in un libro che andrebbe narrato nelle scuole, come in ogni luogo ove si parla a sproposito, senza sapere la realtà... "È gelida l'acqua. mi entra nelle ossa. Non riesco a liberare la stazza dall'acqua. Uso tutta la mia forza e la mia agilità, ma la lancia resta piena. E cado. Ho paura. È notte fonda e fa freddo. Siamo a quaranta miglia da Lampedusa e, se non riesco a farmi sentire subito mi lasceranno qui e sarà la fine... "Lacrime di sale" il titolo di un libro di testimonianza e di racconti da chi, ogni giorno, è costretto a ispezioni cadaveriche quotidiane su poveri corpi che il mare restituisce, non prima di averne sottratto la vita. Donne e bambini compresi. Esseri Umani, di una sola razza, quella umana. Ciò che abbiamo letto e abbiamo visto montare, soprattutto attraverso i social network, nei giorni successivi alle nostre prese di posizione anche a livello locale, è irripetibile. Il commento più "morbido" che ho letto in quei giorni, è stato "Siete come le zecche sui cani" Il vento che spira su questo tema, è l'altra faccia della medaglia di ciò che si manifesta davanti a noi. Un vento fatto di oblio, rispetto alla nostra storia di popolo di emigranti, condito da falsità costanti sui numeri del fenomeno migratorio che interessa il nostro paese. Un vento che non risparmia neanche noi, la nostra gente, il nostro popolo, spesso dalla memoria corta Un clima, alimentato ad arte, anche da chi, come forze xenofobe che hanno occupato scranni importanti nel Governo. Come il Ministro degli Interni, colpevole più di altri, nell'istillazione quotidiana di pillole avvelenate, che hanno la loro rappresentazione plastica nei numerosissimi episodi di razzismo, oramai quotidiani Insulti, aggressioni nei confronti di migranti, colpevoli spesso di avere la pelle nera, o di "occupare" un sedile su di un tram in Veneto, tanti di noi, credo, letta la notizia, hanno pensato al fulgido gesto di una donna coraggiosa, Rosa Park, resa famosa per aver rifiutato nel 1955 di cedere un posto ad un bianco, dando così inizio al boicottaggio degli autobus a Montgomery, capitale dell'Alabama negli Stati Uniti d'America Accadimenti, che dunque, rischiano di riportare indietro l'orologio della storia, trascinandoci in epoche che pensavamo oramai seppellite. Anche qui, nella nostre terre, le pulsioni xenofobe e omofobe, sono in aumento, alimentate da Sindaci, che pretendono di imporre coprifuochi ed editti che impediscano la libera circolazione delle persone, favorendo con le loro sparate, l'equazione clandestino o profugo uguale criminale. Vale la pena qui, di ricordare due momenti nei quali, siamo stati protagonisti insieme ad altri, di presidi di civiltà, quali la manifestazione di Domodossola del giugno dello scorso anno al fianco dei profughi e dei giovani domesi e la meravigliosa, viva e colorata Manifestazione del Novara Pride, insieme alle ragazze/i dell'Associazione Novara Arcobaleno, momento davvero importante che ha coinvolto in maniera anche gioiosa, la città di Novara, Per contrastare tutte le forme di discriminazione basate su orientamenti sessuali e identità di genere. Ma il caso recente di Lodi, con il tentativo di estromettere 200 bambini migranti dalla mensa scolastica e il colpire quello che agli occhi di noi tutti, viene definito come il modello Riace, ci dicono quanto sia necessario non abbassare la guardia. Qui, voglio esprimere al primo cittadino di Riace la vicinanza e la solidarietà di tutti noi. cosi come la Confederazione tutta ha prontamente fatto in questi giorni. Giorni che, hanno costretto Mimmo Lucano a doversi allontanare dalla propria casa, inibito da provvedimenti che, ne siamo sicuri, cadranno presto, restituendo la ragione al suo coraggio, che non può e non deve essere solo della gente di Riace. Nell'affermare questo, rinnovo sin d'ora l'invito a tutti coloro che non si rassegnano e si battono per l'affermazione di valori di uguaglianza e solidarietà, a costituire un fronte comune, sulla scorta dell'esperienza maturata con la nascita del Coordinamento " Mai più fascismi " Per fare rete e per rilanciare anche sul nostro territorio, iniziative che abbiano al centro temi come l'inclusione e l'accoglienza. Sul terreno sindacale locale, occorre sempre più, dare continuità, alle molte problematiche e al molto lavoro da fare. In questo, il tema della Contrattazione sociale rappresenta un importante aspetto, non più rinviabile. Abbiamo scelto di costituire un Dipartimento ad hoc, intrecciando ad esso, le politiche giovanili. Abbiamo ripreso l'attività, che ritengo vitale per tutta la Confederazione, insieme alle categorie maggiormente rappresentative su questo terreno, lo Spi e la Fp, mediante apposti incontri, con i Comuni, le Asl, su tutti. provando a colmare il ritardo che in questi anni abbiamo registrato su questa materia, provando a riconquistare tavoli negoziali per rappresentare i bisogni dei lavoratori e dei pensionati. Ora, serve un salto di qualità della nostra azione, portando a merito, tramite il raggiungimento di accordi che tutelino e garantiscano gli strati più deboli della società, allargando la Contrattazione a tutte le Istituzioni locali sul territorio. Questo, anche attraverso la creazione di una competenza sempre più specifica, avvalendosi di una figura debitamente formata, che sappia supportare, il lavoro svolto dal Dipartimento, con una forte regia Confederale che sappia fare sintesi di quanto prodotto. Ma che, soprattutto questo lavoro, sia patrimonio di tutta la Cgil e di coloro che ne debbono essere i diretti beneficiari, attraverso assemblee cittadine convocate all'occorrenza. Al tempo stesso, occorre migliorare ed efficientare sempre più il sistema dei nostri servizi, strumento indispensabile per migliaia di lavoratrici/ori e pensionate/i, colmando laddove emergono ritardi nei processi di informatizzazione e qualificando sempre di più i Compagni che ne fanno parte. Lavoro, quello dei servizi, reso sempre più difficile dalle mille modifiche normative e tagli che sono stati operati in questi anni, rendendo complesso e talvolta difficile, il rapporto con le persone che ogni giorno si avvalgono di essi. Mai come in questi anni, il lavoro sindacale, per i mutamenti intercorsi nel tessuto produttivo ed in tutti i settori strategici, si è fatto molto più difficoltoso e dispendioso, in termini di risorse umane ed economiche. La scelta da noi operata sul terreno dell'unificazione, ci consegna la possibilità di programmare con attenzione e oculatezza il nostro futuro. Nel percorso che abbiamo in fronte a noi, molto vi è ancora da fare, superando definitivamente visioni e perché no, modalità differenti. In un lavoro di squadra, consapevoli di appartenere ad un grande progetto, dovremo elevare il nostro agire ancora di più nell'esclusivo interesse della Cgil e di chi rappresentiamo. Questo, passa attraverso il potenziamento non più rinviabile, delle nostre categorie, spesso in difficoltà nell'operare, coniugando con fatica, risorse umane ed appunto, risorse economiche Con progetti mirati, che possano nel tempo consolidarsi e radicarsi sempre più a ridosso dei luoghi di lavoro. Con la creazione di momenti di confronto tra noi, a livello intercategoriale, per affrontare meglio, con maggior forza, ma anche maggior conoscenza ed efficacia, le situazioni e le difficoltà derivanti da vertenze spesso rese complicate, ma che molto spesso, hanno tratti similari e trasversali. Occorre impedire l'isolamento nell'affrontare tutto questo e un rinnovato e più fattivo impegno Confederale nel sostegno all'indispensabile lavoro delle categorie. Concludo, affermando che, come recita un adagio conosciuto, che ho in testa da molti giorni, "Bisogna pensare da saggi ed agire da folli". Senza di noi, senza la Cgil, questo paese sarebbe sicuramente più povero. In questi anni, abbiamo costituito un baluardo e una speranza per chi crede che sia possibile un mondo più giusto e solidale. Consentitemi, lo faccio davvero con piacere e stima nei loro confronti, di ringraziare Lara, Tatiana, Luca e Giacomo, per il lavoro svolto in Segreteria, per il tempo che mi è stato da loro e da voi concesso. Oggi, abbiamo bisogno di una Cgil più forte e più unita, paradossalmente molto di più degli anni passati. Bisogno di Sindacato, di stare insieme e di giustizia. Credo che, si abbia bisogno di osare, di fronte alle nuove sfide, ed ancor più essere leoni appassionati ed innamorati, per affrontare ciò che ci attende. Sicuri, di una storia, di radici solidissime, e di giganti, come fu Giuseppe Di Vittorio nell'indicarci attraverso il suo esempio, come si compie il nostro dovere! Al lavoro e alla lotta, Compagne/i! W la CGIL!