Novara - Sono partiti con il piede giusto gli appuntamenti 2017 di “TEDxNovaraSalon”, l’evento basato sul format internazionale TED, che promuove le “idee che vale la pena condividere” e che ha già programmato il prossimo incontro il 25 marzo per una riflessione a più voci sulle "radici dell’inclusione": oltre 80 persone si sono ritrovate ieri pomeriggio alI'incubatore d'impresa "Enne3" di via Canobio 4 per confrontarsi sull’approccio “open source”, basato sui principi della cooperazione e della condivisione, che oltre allo sviluppo di software molto noti (come GNU/Linux, LibreOffice o Firefox) si sta sempre più diffondendo in vari ambiti, no-profit e business oriented. Ha introdotto il tema Fabio Mora, informatico di Galliate e software engineer in eBay, che ha raccontato la storia di Linux, il sistema operativo attivo su 3/4 dei pc utilizzati nel web e delle communities che stanno animando piattaforme on line ormai imprescindibili come Wikipedia.
«Si tratta - ha spiegato - di ecosistemi in cui la conoscenza è libera di circolare al fine di migliorare in continuazione, grazie al contributo di tutti. Di open source si parla poco, ma è ormai nel Dna di moltissime aziende e rappresenta un modo alternativo di fare impresa».
Esempi pratici degli sviluppi operativi dell'approccio "open" sono stati forniti da Sara Savian, designer e maker milanese attiva nella "digital fashion", promotrice di un progetto centrato «sul tessile "da" e "per" tutti, in cui attraverso la peer education e l'utilizzo di software aperti abbiamo utilizzato un Cad open source per il disegno di cartamodelli di moda e stiamo lavorando sul "co-design" per avvicinare più possibile le donne all'utilizzo delle tecnologie».
Sull'approccio open source come sviluppo di comunità che condividono e scambiano i saperi in un 'ottica di arricchimento reciproco si sono soffermati anche gli speech di Fabia Timaco, "storyteller" e collaboratrice di Open BioMedical Initiative (un progetto no profit globale per la realizzazione e la distribuzione di tecnologie biomedicali a basso costo, open source e stampabili in 3D), e di Fabrizio Tambussa, informatico dell’Università del Piemonte Orientale, mappatore e sviluppatore di OpenStreetMap. Partendo dalla contrapposizione tra il pensiero logico-matematico e quello narrativo, «che scorre, fluisce e interpreta fatti umani, intenzioni, desideri», Timaco ha caratterizzato la filosofia open source «come una corrente di idee, che va dalla sorgente alla foce, al cui interno la connessione e la conversazione sono elementi fondanti». «Da questo punto di vista - ha osservato - le communities hanno ruolo sociale rilevante, perché consentono di "costruire ponti"».
Tambussa ha illustrato il progetto, che ha oltre mille iscritti in Italia, per «creare la Wikipedia delle mappe» realizzando una carta geografica del mondo libera dai vincoli, spesso ignoti, che caratterizzano le mappe più diffuse. «Una cartografia libera è necessaria - ha spiegato - perché "gratis" non significa "libero" e le mappe più utilizzate non sempre riportano le informazioni che servono all'utente. Se ognuno "mappasse" le zone che conosce e le condividesse con un sistema Wiki, avremmo aggiornamenti in tempo reale. Noi abbiamo fornito ai soccorritori una cartina di Amatrice 24 ore dopo il terremoto dello scorso agosto, e la mappa indicante la nuova rotatoria tra viale Curtatone e viale Ferrucci/via 25 aprile a Novara è stata caricata on line subito dopo la sua realizzazione».
Durante il "Salon" hanno intervallato le testimonianze dei relatori due video molto graditi: uno sull'applicazione del "metodo Toyota" allo sviluppo di piccole foreste, anche nel giardino di casa, grazie a un software open source per controllarne la crescita on line e uno su un progetto del MIT di Boston per la condivisione dei dati relativi alla crescita delle piante nei differenti climi finalizzato a realizzare orti "low cost" in ogni parte del mondo. Vivace e molto articolato il confronto tra relatori e pubblico al termine degli speech, con la testimonianza di Angelo, studente universitario novarese di fisica, che ha riassunto in modo efficace la declinazione quotidiana dello spirito open source: «Siccome in questi anni - ha raccontato - mi sono accorto che ognuno tende a "interpretare" formule e teorie in base al suo punto di vista, insieme agli altri studenti abbiamo iniziato a confrontarci sul modo con cui ognuno di noi recepisce le spiegazioni. Passiamo ore a scriverci, telefonarci, scambiarci impressioni e commenti su ciò che studiamo, e i risultati agli esami sono sempre molto positivi per tutti. La condivisione fa
crescere, e bene!».